Napoli, l’osservatorio contro le “porte chiuse”

Il lungo e travagliato percorso intrapreso dal Comitato di lotta per la salute mentale e dall’Associazione Sergio Piro, per ottenere dall’istituzione Comune di Napoli uno strumento utile per conoscere la realtà dell’assistenza psichiatrica e per intervenire in modo profondamente trasformativo, ha ormai una sua storia specifica e piena di accadimenti.

Basti pensare che ci sono voluti più di tre anni per completare l’iter burocratico fino alla reale attuazione dell’osservatorio che, dopo meno di due mesi della sua vita operativa, può contare oggi già su alcuni iniziali risultati: la soppressione del corso, riservato alle guardie municipali, di addestramento alle manovre poliziesche finalizzate ad effettuare “la cattura del pazzo” in caso di TSO; l’incontro con il direttore del dipartimento di psichiatria dell’ASL Na 1 centro per programmare le assemblee periodiche con pazienti, operatori sanitari, familiari e abitanti del quartiere in ogni singolo distretto; l’accesso alle documentazioni relative a TSO, prescrizioni di long-acting, qualità della presa in carico etc..

Il comitato di lotta per la salute mentale, esiste ed opera nel territorio del centro antico di Napoli da circa quattro anni ed è composto da sofferenti psichici e loro familiari, operatori, studenti, specializzandi, disoccupati e altri soggetti politici comunque coinvolti nella fase attuale di smantellamento e distruzione dei dipartimenti di salute mentale.

L’analisi critica del comitato ha elaborato il significato della propria presenza attiva nel quartiere a partire dall’oggettivo dilagare del disagio psicologico, disagio evidente fin da subito al centro sociale Banchi Nuovi presente nel quartiere da circa 40 anni, e particolarmente pronunciato negli strati sociali già colpiti dal processo di esclusione ed emarginazione connaturato alle dinamiche del capitalismo finanziario, ed evidente conseguenza del contemporaneo imbarbarimento delle condizioni politiche ed economiche che la crisi ha imposto alle classi sociali svantaggiate.

Il ruolo del comitato è stato fin dall’inizio focalizzato sull’intervento politico tendente all’individuazione delle contraddizioni e alla lotta per l’affermazione di una consapevolezza delle dinamiche repressive e di classe che la psichiatria, in generale nel suo agire istituzionale storicamente determinato e in particolare nella attuale fase politica, mette in campo.

L’obiettivo principale intorno al quale è impostata tutta la dimensione politica dell’intervento che il comitato ha individuato è l’istigazione alla lotta per la salute mentale, e certo non allo scopo di puntellare acriticamente i servizi, tra l’altro in questo momento oggetto di rimaneggiamenti drastici della loro presenza operativa, già peraltro storicamente carenti e portatori spesso di patologie addizionali.

Tale lotta non si limita quindi allo sviluppo di un giudizio critico sulla trasformazione dei DSM in ambulatori distributori a pioggia di psicofarmaci, ma comprende anche e soprattutto la necessità di superare i limiti angusti e politicamente non ingenui della psichiatria stessa.

Il comitato, in sintesi, vuole smascherare il ruolo della psichiatria come disciplina normalizzante che, negli ultimi tempi e in sintonia con l’attuale strategia egemone non solo nel nostro paese, assume connotazioni sempre più pericolosamente aggressive, e non solo considerando le abominie e i delitti perpetrati all’interno delle istituzioni di diagnosi e cura; ma anche nelle prassi quotidiane improntate all’abbandono e allo sfruttamento teorico ed economico del disagio mentale.

E, come già detto, l’osservatorio rappresenta la conquista di uno strumento ottenuto, dal Comitato di lotta per la salute mentale e dall’Associazione Sergio Piro, dopo tre anni di lotta e di presenza costante nel quartiere con varie iniziative: presidi avanti agli SPDC cittadini e allo stesso Comune di Napoli; collegamento con le altre realtà di lotta presenti nel quartiere allo scopo di costruire una rete di rapporti e di saperi in grado di coinvolgere i sofferenti e di svolgere un’azione  trasformativa profonda; apertura di uno sportello di ascolto in grado di raccogliere testimonianze e storie della sofferenza; ricerca e rielaborazione di modalità espressive e di talenti soffocati e repressi; gruppo di istigazione all’auto-aiuto; ricerca sociale nel quartiere sulla sommersione psicofarmacologica; volantinaggi e presidi etc.

Premessa metodologica

Non può esservi azione di osservazione e trasformazione della condizione di assistenza pubblica ai sofferenti psichici senza un’azione diretta dell’osservatorio sulle persone sofferenti: un osservatorio sui sistemi di “cura” della salute mentale istituzionale e, nel contempo, un osservatorio partecipato sulla sofferenza con un’azione diretta di trasformazione della stessa. I due punti sono indispensabili e si reggono insieme: un osservatorio solo sulle modalità di cura senza una proposta di prassi attive di trasformazione delle mentalità e delle prassi contraddice il nostro modo di pensare la cura nella sua totalità e un osservatorio/laboratorio solo per prassi di trasformazione della sofferenza lascerebbe irrisolto il grande problema della salute mentale pubblica.

L’osservatorio sulla salute mentale ottenuto da circa due mesi, è quindi, nella visione del Comitato di lotta per la salute mentale e dell’associazione Sergio Piro, una struttura che svolge due distinte irrinunciabili funzioni:

1) Rapporti con le istituzioni sanitarie delegate alla salute mentale al fine di documentare il livello di assistenza, promuoverne il miglioramento, connettere gli obiettivi sanitari a quelli irrinunciabili di rispetto integrale dei diritti delle persone sofferenti, nella piena osservanza della legge regionale 1/83

2) Operazioni dirette di istigazione al superamento della condizione di sofferenza oscura e ripetitiva di tutte le persone sofferenti, escluse, marginalizzate, indebitamente o eccessivamente psichiatrizzate, qualunque sia la categorizzazione nosografica e a dispetto della stessa, attraverso la promozione di modalità inedite di “cura” a larga partecipazione democratica

I punti fondanti possono essere così schematizzati:

– L’osservatorio non si limita ad operazioni di esclusivo monitoraggio bensì si pone anche come strumento di trasformazione e di critica delle basi teorico-pratiche delle prassi psichiatriche, individuando ed incoraggiando attivamente gli interventi già attivi nel tessuto sociale tesi al contrasto ed al superamento delle logiche psichiatriche dominanti.

– L’osservatorio, più che strumento di rilevazione statistica del fenomeno, è uno strumento di lotta alle aberranti pratiche di contenzione fisica; all’analoga e non meno grave operazione di annullamento chimico del pensiero e degli affetti tramite la sommersione psicofarmacologica erogata da servizi sempre più ridotti a funzioni ambulatoriali; all’uso indiscriminato e repressivo del TSO (trattamento sanitario obbligatorio); al dilagante fenomeno della ri-creazione di veri e propri manicomi in strutture private o convenzionate dedite tuttora ad interventi disumani e dannosi quali l’ESK e la mortificazione dei loro assistiti; etc..

Tutto ciò, oltre tutto, in spregio alle vigenti leggi statali e regionali (180, 1/83).

 Impegni da assolvere tempestivamente

  • Attivare un percorso di ispezione (collegamento operativo tra comune e magistratura di tutela) negli SPDC napoletani. Impedire che a Napoli si realizzi il piano criminoso di chiudere i pazienti negli SPDC per mesi.
  • Aprire uno sportello per l’utente per raccogliere insoddisfazioni e proposte concrete di nuove modalità di cura partecipate e vicine ai bisogni.
  • Stabilire quali sono le risorse del comune sul piano socioterapeutico, impedire che eventuali risorse comunali divengano mero assistenzialismo abitativo o puro imprigionamento riabilitativo.
  • Ottenere l’immediata apertura notturna e festiva dei servizi territoriali.
  • Convocare un’assemblea cittadina sulla salute mentale con associazioni di pazienti, associazioni di operatori, etc….

In conclusione va ribadito che l’osservatorio cittadino sulla salute mentale fin dal suo primo vagito si è opposto, come atto fondativo necessario ed irrinunciabile, al famigerato corso di “addestramento” delle forze dell’ordine per affrontare le emergenze psichiatriche con scudi e manovre da arti marziali che rivelano una sottostante ideologia repressiva.

Ed ha denunciato il TSO in sé come pratica fallimentare, conseguenza dello stato di abbandono in cui versano gli utenti dei servizi pubblici, e come indicatore di un progetto politico-assistenziale volto allo sfruttamento ideologico ed economico del disagio mentale.

Esiste un’ovvia consapevolezza delle difficoltà di rapporto con le istituzioni pubbliche nei cui confronti è in atto una farraginosa trattativa per ottenere tutti gli strumenti conoscitivi ed operativi necessari; ma soprattutto un radicato e dilagante atteggiamento di abbandono dei sofferenti, funzionale alla colonizzazione culturale ed ideologica del sociale, che si oppone in multiformi maniere alla concretizzazione degli obiettivi dell’osservatorio.

L’unico modo per superare tali difficoltà è la diffusione della protesta e delle azioni di lotta ai soggetti coinvolti nelle loro varie ruolificazioni (operatori, familiari, utenti, cittadini, giovani volontari etc.).

Per questo scopo il Comitato di lotta e l’Associazione Sergio Piro promuoveranno, quanto più tempestivamente possibile, azioni di presenza politica critica e di relazione e confronto con le altre realtà di lotta.

Articolo tratto dal sito Forum salute mentale