Calcio popolare, calcio al femminile. Ma la mafia che c’entra?

“Il calcio non è per signorine” è una frase che risale al 1909, il tempo passa e in Italia il calcio femminile fece le sue prime, fragili esperienze nel 1946 a Trieste, dove furono fondate due squadre, che per un po’ di tempo girarono la penisola per portare il vessillo della città, allora amministrata dalle autorità anglo-americane. Le calciatrici, negli intenti delle forze politiche promotrici dell’iniziativa, avrebbero potuto contribuire a risvegliare negli italiani sentimenti di amore patriottico per Trieste. Oggi, nel 2016 al calcio femminile viene affidata un’altra funzione quella di contrapporsi alle logiche milionarie del calcio ufficiale maschile e più in particolare gli viene attribuita la caratteristica di calcio popolare.

È su questa scia che nasce un’altra squadra di calcio nella Capitale: la Torpedo Roma Calcio. Alcuni vengono dallo Spazioxygene e anche dallo stadio. Hanno cercato nuovi sbocchi coniugando la protesta al sistema calcio con l’immissione di idee e attività nuove per il loro spazio. La Torpedo Roma Calcio ha una caratteristica distintiva non da poco: è la prima squadra di calcio a 5 femminile. Hanno deciso di partire dal femminile perché conoscevano alcune amiche che giocavano a calcio. Donne e uomini giocano allo stesso modo a calcio e dunque devono poter esprimersi ed essere considerati allo stesso livello. Gli allenamenti, però, sono aperti a tutti e tutte, anche ai ragazzi. Sono allenamenti gratuiti che si svolgono ogni lunedì alle 20:00 presso la Polisportiva G. Castello. Allenamenti aperti a tutti e tutte perché Enrico e Nicola, un altro fondatore, non nascondono che la volontà sia quella di crescere. La scelta del calcio a 5 è legata principalmente alle contingenze, a una questione di numeri. Vogliono crescere e pensare, perché no, di farne anche una maschile. Sono orgogliosi perché le ragazze che si allenano sotto la guida del mister Claudia sono tante e il tasso tecnico è buono. Arrivano un po’ da tutta Roma e per la maggior parte vantano esperienze passate tra calcio e calcio a 5.

Per questo motivo hanno deciso a pochissima distanza dall’inizio degli allenamenti, di iscriversi a un torneo cittadino. Per la squadra mirano ad un’autogestione completa ispirata alla Democrazia Corinthiana. Per il momento, oltre ad autofinanziarsi, cercano di costruire le basi che li porteranno a rendere possibile la più piena orizzontalità decisionale. Vogliono che tutte le ragazze si responsabilizzino e stanno lavorando tutti e tutte in questo senso. Per ora il loro luogo principale di confronto è il campo. Prima degli allenamenti discutono dei prossimi passi da fare e delle cose fatte. Non vogliono sovrastrutture, ma che il futuro lo si decidano tutti e tutte insieme. Il loro obiettivo stagionale è quello di costruire una squadra che abbia la solidità e la prospettiva di durare anche nei prossimi anni, crescere e consolidarsi come realtà di calcio popolare.

Il calcio femminile a 5 è diventato ormai uno sport nazionale che coinvolge molte regioni italiane tra cui anche la Calabria. Proprio in questa regione, precisamente a Locri, si è registrato un fatto di cronaca sconcertante: la squadra di calcio a 5 femminile è stata minacciata dalla criminalità organizzata e stava per chiudere i battenti. Da sei anni lo Sporting Locri è ritenuta la squadra rivelazione della massima serie di calcio femminile a 5, l’unica in Calabria a calcare la scena nazionale di categoria. Una sequela di avvertimenti in stile mafioso, con frasi minacciose e inviti espliciti a farsi da parte, contenuti in alcuni biglietti anonimi fatti recapitare all’ex presidente Armeni e ad altri dirigenti dello Sporting Locri, hanno portato questa piccola squadra su tutti i giornali nazionali. Nell’ultimo messaggio trovato sul cruscotto dell’auto del presidente, lasciata anche con uno pneumatico lacerato, c’era scritto “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso”. Tutti gli episodi sono stati denunciati a carabinieri e polizia, che hanno avviato accertamenti per vagliare la natura delle minacce e risalire agli autori.

Quello che è prevalso, a Locri e non solo, è lo sconcerto per un fatto che lascia l’amaro in bocca. Sono senza parole dal momento che il loro è solo un hobby, una passione per lo sport calcistico. Non è accettabile che si possa correre il rischio di essere colpiti anche negli affetti più cari. Grazie al sostegno ricevuto da tutto il mondo sportivo e non solo, ma grazie alla tenacia delle giocatrici, la squadra ha deciso di continuare a giocare. Il presidente Armeni ha lasciato il suo posto prima al sindaco di Locri, Giovanni Calabrese e poi a Vittorio Zadotti, in carica dal 26 gennaio. La prima partita disputata dopo le intimidazioni, il 10 gennaio, è stata un successo dello sport, nonostante la squadra abbia perso 3 a 2 contro la Lazio: “lo sporting Locri ha vinto” ha detto Carlo Tavecchio, presidente della Figc. A dimostrazione del fatto che nello sport, e nel calcio in questo caso, non sono i gol ad essere importanti, ma il coraggio e la determinazione.

Foto: Cinzia Lombardo | Sporting Locri | Facebook