“Mi intervisti?” Arte e cultura per i non vedenti con l’associazione Museum

Vedere un quadro, sentire una canzone. Come si può fare, se sei cieco o sordo? Dal 1994, l’associazione Museum, promuove la fruizione del patrimonio culturale italiano per i disabili, categoria di cittadini ancora spesso esclusa da questo mondo. Barbara Valente, specializzata in effetti speciali per il cinema, che da circa quattro anni è volontaria di Museum e documenta la realizzazione di diversi progetti, spiega: «una delle cose più belle è il rapporto che si instaura con queste persone. Io all’inizio ero un po’ in difficoltà perché non sapevo bene come comportarmi e quindi provavo anche un po’ di vergogna dal momento che porto una telecamera e un microfono in mano ma ho di fronte persone che non mi vedono, quindi li devo sempre avvertire prima sennò è come se li stessi spiando. Sembra assurdo fare dei video per i non vedenti invece piano piano anche loro sono entrati nel gioco e partecipano sempre più attivamente, chiedendo “mi intervisti?”».

«Ho iniziato a collaborare con l’associazione Museum, che lavora con l’ospedale Sant’Alessio di Roma, grazie a mio padre, Mimmo Valente, che è attore e faceva del volontariato per Museum occupandosi di letture per i non vedenti. In seguito mio padre ha iniziato a fare dei progetti teatrali con Museum coinvolgendo a volte solo i non vedenti, altre anche muti e non udenti. Si tratta di progetti molto impegnativi ma che danno molta soddisfazione. L’associazione Museum oltre a questo organizza visite tattili in molti musei come la GNAM, i Musei Capitolini e le Scuderie del Quirinale. Io li seguo in tutti i loro progetti, inizialmente ero emotivamente toccata da queste esperienze, piano piano ho iniziato ad abituarmici».

Ma com’è organizzato il gruppo di lavoro? «Siamo un gruppo di lavoro indipendente, inizialmente eravamo in due a collaborare con Museum, adesso ci sono sei persone che collaborano a rotazione. Io mi sono specializzata in effetti speciali per il cinema, e insieme ad un montatore e ad una giornalista abbiamo dato vita a questo gruppo di videomaker amatoriali». I progetti sono tanti e diversi, ad esempio, spiega Barbara, «l’ultimo si chiama Teatro al buio, uno spettacolo sulla morte di Cesare, dove mio padre si è occupato della regia. Si tratta di uno spettacolo molto particolare perché erano i non vedenti a guidare gli spettatori che dunque a loro volta assistevano allo spettacolo “da non vedenti”. È stata una bella esperienza, intensa e particolare. Uno spettacolo diverso, alternativo, perché non ci sono un palco e una recitazione classica ma gli spettatori sono disposti in una sorta di griglia al centro della sala e i non vedenti si muovono in mezzo a loro. Lo spettatore è coinvolto a 360 gradi, circondato da musiche, odori e rumori».