Il metodo del Coaching applicato alla creazione dei giochi da tavolo. Una scelta vincente

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Questa settimana incontriamo Claudia Minozzi, una coach professionista che ha deciso di applicare il metodo del coaching alla creazione dei giochi da tavolo. Nessuno prima di lei ci aveva ancora pensato.

Allora Claudia, come possiamo definire la tua figura?

Sono una coach professionista iscritta all’ICF (International Coach Federation), con credenziale internazionale. La mia figura professionale è un facilitatore che aiuta le persone a raggiungere obiettivi concreti portando al massimo quelle che sono le proprie potenzialità, nell’ambito del business, della carriera, degli studi e della vita di relazione.

Da quant’è che esiste il coaching in Italia e in che ambiti è praticato?

Il coaching in Italia viene praticato più o meno da 18 anni, soprattutto in ambito aziendale e sportivo. Per quanto riguarda il game-design è una mia prerogativa, l’ho inventato io, sono una pioniera diciamo.

Come si fa a diventare un coach?

Ci sono dei master e delle scuole accreditate a livello internazionale. Si segue un percorso che comprende una parte di formazione ed uno di pratica e di supervisione. Dopo di che si fa un esame internazionale piuttosto difficile, con una federazione che si chiama International Coach Federation (ICF) che rilascia delle credenziali che vengono accettate in tutto il mondo.

Questo metodo è universale, oppure ogni settore richiede una specializzazione?

Il Coaching è un approccio che utilizza vari metodi. I risultati vengono di solito valutati con il ROI (ritorno dell’investimento). L’investimento per quanto riguarda il business è valutabile in investimento monetario, ossia quanto l’imprenditore ha investito su un percorso che coinvolge se stesso o i dipendenti della sua azienda. Nell’ambito sportivo, di carriera, artistico ecc. l’investimento è anche il tempo impiegato e le energie impiegate per raggiungere un risultato concreto. In entrambi i casi le statistiche internazionali confermano che i risultati ci sono se c’è l’ingaggio, ossia la volontà e l’impegno di portare avanti una serie di passaggi concreti che ilcoachee(ossia il cliente nel coaching) fa in modo autonomo, perché lo scopo finale è quello di rendere le persone autonome e in grado di continuare con le proprie gambe il percorso concreto.

Come mai la tua scelta è caduta proprio sui giochi da tavolo?

L’ambito in questo caso l’ho scelto per una mia passione personale. Io stessa sono appassionata di gioco da tavolo e di ruolo. Ho unito l’utile al dilettevole, e ho cercato di aiutare autori emergenti a produrre qualcosa che io ritengo a metà tra il prodotto e l’arte, che faccia piacere a loro stessi e possa portare un po’ di gioia a chi utilizzerà questi giochi nelle loro serate.

Quante esperienze professionali in tal senso hai già avuto?

La prima esperienza è stata un evento pilota fatto a febbraio dello scorso anno, una cosiddettaone session, ossia una sessione che inizia e finisce nella giornata stessa con risultati molto concentrati. Un percorso vero e proprio invece si articola in più incontri, e abbiamo fatto – dopo l’evento pilota di febbraio – un percorso da cinque incontri al locale Gerbillo (di Roma). In quel caso l’utenza erano appassionati e giocatori casual che avevano desiderio di trasformare la loro passione in un obiettivo concreto e quindi realizzare un gioco da tavolo. La terza esperienza, quella svolta quest’anno sia al negozio Mjolnir (un negozio di giochi da tavolo di Roma) e all’Associazione culturale Victorian Monkey (sempre di Roma), è stato un percorso di sei incontri articolato in maniera più completa rispetto al percorso fatto al Gerbillo. Questa volta infatti abbiamo colto un bisogno formativo maggiore, che è stato colmato da professionisti del settore. In questo caso erano coinvolti Andrea Angiolino, Walter Nuccio e Andrea Sfiligoi, che sono game designer piuttosto famosi. Essi hanno aiutato i partecipanti ad avere strumenti tecnici per quanto riguarda la progettazione (in particolare da Nuccio), degli strumenti conoscitivi sul mondo dell’editoria (in particolare Angiolino), e sul mercato di riferimento estero (da Sfiligoi). A tutto ciò abbiamo aggiunto un percorso di Coaching per far sviluppare sia un singolo progetto concreto, sia far prendere maggiore consapevolezza di che tipo di autore volesse essere l’aspirante e quindi come procedere da un punto di vista di carriera, se verso l’autoproduzione, se verso l’editoria già esistente, o se rivolgersi ad un mercato nazionale o internazionale. Quindi che strada intraprendere da un punto di vista di carriera. Qualcuno lo faceva esclusivamente per soddisfazione personale magari in aggiunta ad altre tematiche che svolge per lavoro.

Come hanno risposto le persone? Ci sono stati dei ritiri, o delle persone che si sono aggiunte in corsa?

Rispetto al percorso fatto al Gerbillo, si sono iscritte al nuovo percorso una persona e un gruppetto di tre elementi che hanno in comune la passione della cultura vichinga, e il loro gioco stesso è nell’ambito di questa cultura. Quindi ci sono stati gli affezionati che sono venuti dall’esperienza passata e sono venuti anche in questa. Si sono aggiunte in corsa un paio di persone, sia per il gioco da tavolo che per il gioco di ruolo (quest’ultimo percorso si concluderà il 4 febbraio con un seminario di Andrea Angiolino sul libro game). Per quanto riguarda gli abbandoni devo dire che non ce ne sono stati, anzi sono stata contenta che tutte le persone abbiano portato a termine il percorso di sei incontri. Abbiamo chiesto di riempire una scheda di valutazione di gradimento divisa per voci (quindi sui professionisti, sui moduli, sui vari metodi utilizzati ecc.), e i risultati sono stati molto soddisfacenti.

Puoi raccontarci un’esperienza di questo corso?

Vari coachee hanno ottenuto quello che era il loro obiettivo. All’inizio del percorso abbiamo chiesto di individuare quale fosse il loro obiettivo. Ad esempio Laura si era posta come obiettivo creare un gioco da tavolo in maniera concreta per poi avviare un’autoproduzione. L’ha creato, lo sta testando, ha già iniziato a fare la catena produttiva, e lo presenterà al prossimo Romics di aprile. Riccardo, invece, era venuto con un’idea molto molto vaga, e il suo obiettivo era riuscire all’interno del percorso a trasformarla in un’idea giocabile. Si era proposto un tempo di 4-5 mesi, ma alla fine ci è riuscito in 2. Il coaching aiuta molto a migliorare la performance in termini di tempistica rispetto a quello che era l’obiettivo di riferimento iniziale.

Ora che i percorsi sono sostanzialmente conclusi come si muoverà il gruppo?

Esiste un gruppo facebook con cui ci stiamo organizzando per eventi futuri. Per quanto riguarda il gioco da tavolo abbiamo in programma un evento specifico preliminare ai playtest in cui daremo degli strumenti formativi su come si costruisce un questionario per i playtest, un’intervista guidata e delle tecniche di osservazione non partecipante. Dopodiché inizieranno i playtest veri e propri, alcuni già stanno testando il proprio gioco.

Come fare per contattarvi e per seguire le vostre iniziative?

Su facebook abbiamo la pagina“fai il tuo gioco” (https://www.facebook.com/Faiiltuogioco/?fref=ts), mentre il nostro sito internet è http://gamedesign-creativo.it/, chiamato così proprio perché il percorso si è avvalso di molti strumenti che hanno stimolato la creatività. Ho utilizzato per esempio un paio di giochi editi in funzione di meta-gioco per sviluppare alcune capacità creative, e questo metodo è stato parecchio gradito all’interno del percorso di coaching.

Cosa puoi dirci dei progetti per i prossimi mesi?

Vi invito ad ascoltare Andrea Angiolino dal vivo il 4 febbraio (al locale Victorian Monkey, zona san Lorenzo) con il seminario sul libro-game, che è uno strumento utile anche per chi volesse progettare un gioco da tavolo narrativo con la struttura simile a quella di Sherlock Holmes. In questa occasione, Andrea verrà affiancato da un esperto di facilitazione grafica che riassume con linguaggio iconico e mappe concettuali i contenuti del seminario: è il dr. Marco Serra che di solito collabora con università, istituzioni e grandi aziende). L’11 febbraio (sempre al Victorian Monkey) invece invito giovani autori emergenti ad aggiungersi al modulo sugli strumenti del playtest che terrò io con alcuni commenti dei game-design già bravi ed affermati. Inoltre tutti quanti, sia aspiranti che appassionati di giochi potranno vedere questi prototipi all’interno del contest “La scelta di Angiolino”, chiamato così perché rappresenta  un premio che verrà dato a scelta di Angiolino al progetto più interessante e più originale. Anche questo incontro avverrà al Victorian Monkey. La data è ancora da stabilire, ma la potrete sapere facilmente seguendoci sulle nostre pagine web.

 

Matteo Roberti