Oziare per tempi migliori

È così difficile, per noi esseri umani del 2017, pensare che l’ozio sia davvero qualcosa di utile e sano? Nella società moderna, colui che non vuole impegnarsi in un’attività lavorativa viene  etichettato come un fannullone, un nullafacente. Ebbene, una persona etichettata come fannullona è ben differente da una persona che fa dell’ozio un toccasana per il suo benessere, riflettendo sulla propria vita e sulle possibili dinamiche alla base del proprio malessere.  

L’ozio (dal latino otium) è un concetto che risale all’antica Grecia ed ha rappresentato, per i filosofi e i pensatori dell’epoca antica, il considerare le dinamiche della vita, della società, l’ esplorazione della propria mente e della propria interiorità. Il concetto dell’oziare, quindi, si pone come strumento di forte contrasto allo stress e ai ritmi frenetici delle società odierne, ed è una vera soluzione di ritorno all’antichità, nelle misure della modernità. L’uomo o la donna che sente la necessità di oziare in tal senso, necessita allo stesso tempo di un periodo di pausa dalle proprie attività quotidiane.  

Detto così il discorso sembra essere astratto e complesso, ma se si ragiona in maniera utilitaria, si può pensare ad un efficace modo di sfruttare i periodi di distacco dal lavoro, come qualche giorno di influenza, una vacanza, un  periodo di degenza o, per voler imitare i  filosofi in quanto a tempo e costanza dell’oziare, un lungo periodo di disagio psichico. Nell’ultimo caso, riposare e oziare diventano quasi una prassi da seguire per guarire dal disagio, siccome la ricerca del benessere non è data soltanto dai farmaci ma anche da un profondo “lavoro d’ozio” (concessa l’ironia) di riflessione interiore e di svisceramento dei problemi che ci affliggono. Di certi problemi, magari, saremmo sempre vittime inconsapevoli, se non fosse per la ricerca di risposte, piccole o grandi che siano, alle domande che si pongono rispetto al proprio disagio.  

Un altro importante aspetto dell’oziare è la palese gran quantità di tempo che si ha per farlo se si attraversa una fase di disoccupazione. L’insistenza della disoccupazione nella vita di una persona è portatrice di diversi disagi e problemi nascenti dalla irreperibilità del denaro che ineluttabilmente serve per le attività basilari del vivere. La depressione, lo stress e la confusione che posso insorgere in quei momenti, preludono senza alcun dubbio a un periodo di riflessione e contemplazione, a un periodo d’ozio quindi.  

A questo punto vien da pensare che è possibile che i veri fannulloni siano davvero pochi, poiché negarsi l’ozio e la contemplazione è una vera e propria mancanza di rispetto verso se e verso gli altri che può perpetuarsi nel tempo. Una piccola precisazione di senso, infine, è doverosa. Si può essere oziosi per diversi motivi e le accezioni che si possono dare a questo aggettivo restano due anche in base alla cultura dei significati del linguaggio odierno: l’ozio dei fannulloni e l’ozio dei pensatori.