Riprendiamo il tema della puntata precedente ovvero lo Stress, con un’intervista al dott. Stefano Ventura, psicologo, specializzando in psicoterapia cognitiva ed esperto in Mindfulness ovvero “Presenza Mentale”, “Essere presenti con intenzione”.
Approfondiamo con Stefano cos’è la Mindfulness: la mindfulness è un’insieme di tecniche per apprendere a gestire lo stress e deriva dalla tradizione buddhista.
Meditare è quindi anche imparare a “stare” con quello che c’è
Meditazione significa in oriente “sviluppare la mente” e riprende tutta la filosofia orientale. La mindfulness insegna infatti il “saper stare” con quello che c’è, siano esse sensazioni del corpo, emozioni o pensieri. La mente si raccoglie, si focalizza su qualcosa (ad esempio il respiro) e ogni volta che l’attenzione fugge altrove, la riportiamo al respiro con gentilezza.
La mindfulness ha un’efficacia comprovata su molte problematiche psicologiche, dal disturbo ansioso alla prevenzione del disturbo depressivo a quello delle dipendenze, in particolare i disturbi del comportamento alimentare anche se Stefano ci spiega che in alcuni casi la mindfulness è sconsigliata in quel preciso momento di vita, ad esempio quando vi è un disturbo depressivo in corso.
Stefano ci spiega che nella pratica della mindfulness quello che si impara è soprattutto il lasciar andare quello che ci sovrasta, i problemi quotidiani che a volte ci appaiono insormontabili, imparando a rapportarci in modo differente a ciò che ci circonda, anche ai nostri stessi pensieri e nel praticare la meditazione per molto tempo, è come se i pensieri non ci disturbassero più, proprio come se ci si trovasse in uno stato di “calma vigile”.
Stefano ci spiega come liberarci dei pensieri negativi o disturbanti. Come possiamo attraverso la mindfulness riuscire a prendere le distanze da ciò che ci preoccupa? Stefano ci introduce al concetto di “defusione cognitiva” che consiste nel prendere le distanze da ciò che ci preoccupa. Nel caso di un pensiero disturbante ad esempio, la defusione cognitiva ci insegna a restare con il nostro pensiero disturbante prendendone le distanze, riuscendo a vederlo quasi come qualcosa di più distante da noi, di cui non dobbiamo preoccuparci troppo. Il fine è proprio quello di riuscire a vedere i nostri pensieri come qualcosa che è inerente alla nostra esperienza e non l’esperienza assoluta o reale.
Stefano ci spiega anche come la minfulness sia utilissima in caso di patologie croniche perchè spesso il dolore fisico viene acuito da una serie di condizioni psicologiche che non fanno che intensificarlo. Stefano ci spiega che una variabile imprescindibile è il tipo di dolore cronico di cui si sta parlando ma, al di là di questo, con la mindfulness posso rendermi conto di come l’esperienza del dolore non è esclusivamente legata al dolore fisico ma è corredata di una serie di aspetti di preoccupazioni, ansie, paure, angosce che ne caricano il peso. La mindfulness ci permette di vedere che quel dolore è associato ad altre componenti e possibilmente, separarle dalla sensazione fisica.
Stefano ci spiega anche la differenza tra mindfulness e meditazione trascendentale. La meditazione trascendentale si basa sulle tecniche di meditazione Indù e, attraverso la ripetizione di un mantra, la mente sincronizzata sulla respirazione, si raccoglie su quel mantra che per gli Indù ha un valore esoterico. Anche nella meditazione trascendentale quindi il mantra va scelto sulla base della propria inclinazione e quindi è l’istruttore a dare ad ogni discepolo il suo mantra.
La mindfulness o meditazione di consapevolezza invece non utilizza un mantra ma un supporto differente, ad esempio il respiro e il suo scopo è quello di far sì che la persona faccia esperienza dei propri pensieri. La differenza tra le due meditazioni è che nella meditazione trascendentale si mantiene uno stato di quiete, mentre nella meditazione di consapevolezza quello stato di quiete serve poi ad approfondire degli aspetti “disfunzionali” o comunque che si vogliono modificare della propria vita.