DrumSelf, un servizio gratuito offerto ai cittadini per il benessere psico-fisico

Ciao a tutti,

con questa lettera desideriamo informarvi che l’associazione ‘Psicologi in Ascolto’, in collaborazione con l’associazione ‘Il Grande Cocomero’, propone un percorso di gruppo chiamato ‘DrumSelf’ nella città di Roma. Si tratta di un servizio gratuito che persegue una finalità ludico-terapeutica e che è diretto a tutti i cittadini, sia quelli già inseriti all’interno di percorsi di cura (utenti dei servizi pubblici, pazienti di studi privati, utenti dei servizi di privato sociale, ecc.) sia quelli che non frequentano alcun percorso di cura.

Il DrumSelf ha luogo due volte al mese, ed ha una durata di un ora e mezza. Si svolge presso Il Grande Cocomero, in via dei Marsi 77, nel quartiere di San Lorenzo. I conduttori sono Massimo Carrano, percussionista professionista, Giuseppina Gabriele, direttrice del CSM 4 ASL RM2, e Antonio Alcaro, psicoterapeuta.

Attraverso il DrumSelf intendiamo contribuire alla costruzione di una rete di servizi psicologici integrati in grado di garantire percorsi di prevenzione e cura del disagio mentale e di contrastare la tendenza all’isolamento ed alla disgregazione socio-relazionale (che spesso costituisce una delle cause principali di tale disagio). Pertanto, ci auguriamo che possiate sostenere tale iniziativa aiutandoci nel pubblicizzarla.

Cos’è il DrumSelf?

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che suonare il tamburo è estremamente salutare per l’intero sistema psico-fisico: sollecitando frequenze acustiche e ritmicità ancestrali, l’atto del percuotere coinvolge la coordinazione di movimenti semplici e funzionali e stimola la produzione di endorfine, l’abbassamento dei livelli di ansia e della pressione sanguigna. Gli effetti benefici immediati sono poi accompagnati da effetti più a lungo termine, legati al senso più generale del rituale, dell’essere inseriti in gruppo e dello sperimentare la propria espressività in relazione agli altri. Tutto questo stimola un processo di crescita personale alimentato dalla tensione dinamica che si esprime nel rapporto tra l’individualità e la gruppalità, tra il singolo e l’insieme, tra la parte ed il tutto. Inoltre, il riflettere sull’esperienza del suonare con gli altri consente di aprire una finestra sul mondo affettivo e relazionale, in modo da far emergere alla coscienza i propri blocchi, le proprie potenzialità ed alcuni temi esistenziali e personali.

Il metodo del DrumSelf si avvale del collaudato approccio del Drum Circle, nel quale un facilitatore formato (generalmente un musicista) guida il gruppo dal balbettio ritmico iniziale verso progressivi successi, da un’esperienza di ansia ed inadeguatezza all’emozione di aver contribuito a costruire livelli crescenti di armonia. Per usare le parole di uno dei massimi facilitatori mondiali, Mickey Hart: «Il drum circle offre uguaglianza perchè non vige una gerarchia al suo interno. Include persone di tutte le età e l’obiettivo principale è la condivisione del ritmo e l’essere in armonia con se stessi e con gli altri. Lo scopo è formare una coscienza di gruppo, divertire. Con divertimento, intendo il formarsi di una nuova voce, una voce collettiva, che emerge dal gruppo mentre si suona tutti assieme»

Partendo dunque dal Drum Circle, il DrumSelf persegue una funzione terapeutica in senso ampio, con l’obbiettivo cioè di aiutare l’individuo ad affrontare i suoi problemi ed a riconoscere e sviluppare le sue potenzialità d’azione. Questa funzione viene esplicata anche grazie alla presenza di uno o più psicoterapeuti che affiancano il facilitatore, osservano i processi in atto, ed aiutano a riflettere sulle dinamiche che si sono spontaneamente sviluppate nel cerchio.

Concretamente, il DrumSelf necessita di uno spazio in grado di accogliere i partecipanti, un certo numero di tamburi, un facilitatore ritmico, uno o più psicoterapeuti ed un gruppo di partecipanti. Il tempo di durata è di due ore.

Ogni incontro si compone di tre momenti:

  1. Attivazione. I partecipanti formano un cerchio ed iniziano a suonare un ritmo guidato dal facilitatore, in modo da prendere confidenza con lo strumento e con gli altri membri del gruppo. Questa fase mira specificamente a risvegliare lo stato di vigilanza e consapevolezza attiva.
  2. Sperimentazione. I partecipanti vengono lasciati liberi di esprimersi spontaneamente. Di tanto in tanto il facilitatore può intervenire sul gruppo o sul singolo, parlando, suonando o attraverso altre espressioni non vocali. Gli psicoterapeuti osservano ciò che accade. Questa fase è quella in cui emergono le dinamiche del gruppo e dei suoi singoli elementi. E’ il campo di partecipazione in cui si prende contatto col proprio modo di stare con gli altri ed in cui è possibile sperimentare il cambiamento.
  3. Riflessione. I partecipanti raccontano ciò che hanno sperimentato e vissuto. Gli psicoterapeuti intervengono ponendo domande atte a stimolare la coscienza riflessiva ed incoraggiando la formazione di un pensiero gruppale che possa amplificare e connettere le esperienze all’interno di una rete di significati personali e collettivi. Questa fase è quella in cui si cerca di dare un senso psicologico all’esperienza vissuta.

Grazie per la vostra collaborazione.

 

Associazione ‘Psicologi in Ascolto’

Il Presidente, Antonio Alcaro