Abitare il Paese, la scelta del volontariato universale

Abitare in un Paese non equivale al mero atto di vivere entro i suoi confini. Al contrario, vivere un luogo, sia esso un Paese, un quartiere o un’associazione, dovrebbe suscitare in coloro che ne fanno parte la volontà di essere coinvolti nelle questioni di cui è protagonista e la sensazione di poter essere agenti del cambiamento. A ciò si collega ampiamente il concetto di cittadinanza attiva ossia quella forma di partecipazione del singolo individuo alla vita della comunità che viene così influenzata e plasmata allo scopo di migliorare le condizioni di vita di tutti coloro che ne fanno parte.

Una delle forme più tangibili ed accessibili di cittadinanza attiva è il volontariato. Esso ribalta la comune logica del dare-avere poiché l’atto di mettersi al servizio degli altri non presuppone alcun tornaconto personale. Colui che lo svolge, di fatto, non si aspetta qualcosa in cambio ma è caratterizzato da una spiccata propensione all’aiuto e al supporto dell’altro. Ciò nonostante, il volontariato rappresenta un’esperienza altamente arricchente sia per chi la riceve sia per chi la offre. I legami che un’attività come questa permette di instaurare sono i fili che vanno a formare una trama rappresentata dalla rete di solidarietà.
In Italia, il volontariato è parte integrante del tessuto sociale e culturale. Esistono ad oggi numerose associazioni e organizzazioni che si dedicano, tra i tanti settori di intervento possibili, all’assistenza dei più fragili, alla tutela dell’ambiente e alla promozione di educazione, cultura e inclusività. Esse offrono l’opportunità ai comuni cittadini di partecipare in modo proattivo e propositivo alla vita di comunità trasformando la volontà di cambiamento in azione concreta.
Una ricerca pubblicata dalla fondazione Openpolis nel 2023 ha mostrato quanto le giovani generazioni siano oggi le protagoniste di questa forma di attivismo. I dati, infatti, mostrano che gli under 25 sono la fascia di popolazione maggiormente coinvolta in associazioni che si occupano di diritti civili, ecologia e pace. In particolare, “I giovani di 18 e 19 anni sono la classe anagrafica più attiva nell’associazionismo per i diritti e la cura dell’ambiente (2,9% del totale)”.
All’interno di questo ambito, un’iniziativa rivolta specificatamente ai giovani è il Servizio Civile Universale ovvero l’opportunità, per tutti i ragazzi e i giovani adulti di età compresa tra i 18 e 28 anni, di prendere parte a un progetto della durata di massimo un anno che permette loro di impegnarsi concretamente nel sociale. Ponendosi come obiettivo la difesa, non armata e non violenta della Patria, la pace tra i popoli e la promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana il Servizio Civile Universale contribuisce a porre le basi di una società futura più giusta e inclusiva. Esso diventa, inoltre, un’occasione di crescita personale e professionale del giovane. Da un lato, non solo si rende utile alla collettività ma ne diventa parte integrante, venendo accolto da coloro i quali con cui interagisce perdendo in poco tempo le vesti di “estraneo”. D’altra parte, sono mesi in cui egli può, attraverso le molteplici mansioni che lo vedono impegnato, costruirsi un bagaglio di conoscenze e competenze da sfruttare nel mondo del lavoro.

Promuovere attività come il volontariato e il Servizio Civile significa investire nel futuro. È un modo per formare cittadini consapevoli, per creare una società più solida, unita e resiliente, capace di confrontarsi con le sfide che sempre più spesso la società attuale ci pone. È, infine, un piccolo passo per costruire il cambiamento che si desidera vedere nel mondo. Perché abitare un Paese non significa solo viverci, ma contribuire al suo miglioramento.

di Flavia Cortesi