“Contro guerre, violenze e povertà, sciopero eco transfemminista”. Con questo slogan si è aperto il corteo dell’8 marzo, giornata internazionale per i diritti delle donne, partito a Roma da Piazzale dei Partigiani. Alla manifestazione hanno partecipato ovviamente in prevalenza donne, ma non è mancata anche una presenza maschile. L’evento era diviso in varie postazioni con gruppi di persone che, chi con megafoni, chi con striscioni e chi urlando slogan, rivendicavano il rispetto dei propri diritti. I motivi delle proteste anche quest’anno erano davvero molteplici perché, nonostante siamo nel 2023, molte cose sono migliorate e cambiate negli ultimi decenni, ma i dati dicono che c’è ancora tanto da fare e per cui lottare. Infatti,secondo un comunicato stampa pubblicato il 6 marzo 2023 sul sito ufficiale Istat, che cita l’Agenda 2030 degli obbiettivi dell’ONU, entro questo anno bisognerebbe portare i diritti al 50% a favore delle donne.
Le proteste e le lotte per i diritti femminili, soprattutto negli ultimi anni, stanno avvenendo sempre in più parti del mondo e fortunatamente non solo l’8 marzo. A ribellarsi alle violenze e ai soprusi nei confronti delle donne, in questo momento particolare della storia, hanno iniziato in varie parti del mondo.
Uno di questi paesi è il Cile, nel quale durante un flash mob un gruppo di donne ha intonato questo canto diventato virale su youtube, che tradotto in italiano dice:
”La colpa è del patriarcato, il braccio armato dello Stato,
dice che sono il problema, giustificando il suo sistema,
il patriarcato punta il dito e ci giudica impunito,
il nostro castigo, è la violenza che ora vivo,
femminicidio: impunità per l’assassino
è lo stupro è lo stupro
e la colpa non è la mia né dentro casa né per la via
l’assassino sei tu lo stupratore sei tu
le guardie,i giudici, lo Stato, la Chiesa
e lo Stato oppressore è un macho stupratore
l’assassino sei tu lo stupratore sei tu.
Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce
el violentator es tu.”
In Spagna la protesta non si è limitata alla semplice commemorazione dell’8 marzo. Rispetto ad altri paesi le donne spagnole hanno ottenuto una legge davvero rivoluzionaria e coraggiosa, ossia “il congedo mestruale”: consiste nel diritto di tre giorni di riposo quando hanno i dolori da ciclo, di cui molte donne e ragazze soffrono. Anche in Italia dal 2016 si discute di questo provvedimento legislativo, con la differenza che si tratterebbe di due giorni di congedo al mese in aggiunta ai giorni di malattia già previsti dai contratti nazionali di lavoro, scatenando comunque non poche polemiche che purtroppo fanno capire quanto il nostro Paese nonostante tutto sia ancora troppo indietro e come la nostra società sia ancora troppo maschilista.
La grande rivoluzione che ha fatto più notizia e più scalpore è stata la straordinaria reazione delle donne iraniane dopo l’uccisione di Mahsa Amini colpevole di non aver indossato il velo come prevedono le leggi islamiche di un paese dove la sottomissione a gli uomini mortifica quotidianamente la dignità femminile. Dopo questo avvenimento si sono create varie manifestazioni spontanee in tutto il mondo per sostenere le donne iraniane represse dalla violenza del regime. Anche nell’Afghanistan governato dai talebani il movimento femminile è in lotta per i propri diritti.
Per la liberazione e l’emancipazione delle donne c’è ancora tanto per cui combattere, ma da quello che sta succedendo un po’ in tutto il mondo forse il vento sta cambiando. Speriamo che, come auspica l’Agenda 2030 degli obiettivi dell’ONU, le donne riescano ad avere rispetto per i loro diritti in tutto il mondo.