Ti ricordi quando sei venuta ad abitare qui, all’albergo rosso?
Nel giugno 1939 mi sono trasferita da Latina alla Garbatella. Avevo appena 10 anni, mio padre Angelo che aveva partecipato alla bonifica della pianura pontina decise di trasferirsi. Era originario di Loreo un paese del polesine, aveva quattro figli, tre maschi e una femmina.
Che cosa ti ricordi del periodo di guerra?
Mi ricordo che c’era tanta fame e che andavamo a fare la spesa con le tessere annonarie.Non si trovavano tutte le cose che ci servivano, anche il pane era razionato.
Cosa rammenti del bombardamento del 7 marzo 1944?
Mi ricordo ancora il sibilo delle bombe sganciate dagli aerei bombardieri. Tutti corremmo giù dalle scale per rifugiarci negli scantinati. Il mio palazzo, il lotto 42, non subì tanti danni ma comunque morirono sotto le bombe due persone, una suora e un militare. Furono colpiti i sotterranei e quando uscimmo abbiamo dovuto spostare detriti e macerie per vedere la luce.
La cupola dell’ex mensa, che ospitava la chiesa, l’assistenza ai poveri e l’avviamento al lavoro fu danneggiata e quindi venne abbattuta. La chiesa smise di funzionare nel 1940, quando fu inaugurata quella di Santa Galla sulla Circonvallazione Ostiense. Il parroco di allora si chiamava don Teocle Bianchi, che lasciò un diario su quel tragico episodio.
Le perdite più ingenti le ebbero gli abitanti dell’albergo bianco, che venne letteralmente sventrato.
In quella drammatica mattina sotto le bombe alleate, che avevano l’obiettivo di colpire la stazione Ostiense, perirono 50 persone, tra cui anche dei bambini del Nido.
Cambiarono le condizioni di vita dopo il bombardamento?
Intanto per alcune settimane mancò l’acqua e la corrente elettrica. Poi ci trasferimmo per un anno in Veneto da parenti agricoltori, che ci consentivano di avere qualcosa da mangiare tutti i giorni.