In questo numero la redazione di 180 Gradi ha avuto il piacere di partecipare al festival Tracce che si è svolto a Roma stavolta dal 10 al 12 novembre presso il centro diurno San Paolo e in zona San Paolo, un festival ricco di eventi, dibattiti, proiezioni riguardanti la cura nella Salute mentale.
Si è svolto all’insegna di un monito imprescindibile: arte, alterità, altrove.
Sull’onda del successo dell’edizione francese del Festival Trace(s) di Parigi, a Roma, tra i buffet coi dolci ed il caffè che per tre giorni sono stati serviti al centro diurno in un corollario di eventi e interviste, “Tracce” ha permesso ai propri partecipanti di riflettere su quel monito libertario con cui è nato. Un Festival che rimanda un po’ anche ai principi di libertà ed uguaglianza della rivoluzione francese ma meglio inseriti nel contesto della cura del disagio psichico con tre parole che comunque spaventerebbero qualsiasi oppressore.
Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Gustavo Giacosa nonché direttore artistico del festival ospite d’eccezione. Ci ha raccontato in breve dello spazio espositivo in Italia dedicato alla ricerca e alla diffusione dell’Art Brut e ai dialoghi possibili con l’arte contemporanea conosciuto come 12Art studio. Questa mostra aperta a settembre del 2021 qui vi è una ricca collezione d’arte ma all’interno si svolgono anche eventi musicali e teatrali ovviamente sempre in tema con la mostra d’arte.
Ci racconta Giacosa che lui si definisce un cosmopolita, lui che ha origini spagnole ma si sente italiano. La sua formazione nasce come attore teatrale (è stato regista e attore) poi il suo interesse si è spostato sull’arte contemporanea in particolare ha costituito un’associazione culturale a Genova grazie alla quale ha collaborato con i servizi sociali e con l’ex ospedale psichiatrico di Genova IV. Sin da subito queste mostre hanno avuto successo e hanno permesso di avere un continuo in Francia. A quel punto Giacosa si è trasferito in Francia. Insomma, è riuscito a creare un ponte tra realtà diverse e le ha sapute valorizzare, è da qui che è nato il progetto Tracce.
Ci riassume il concetto dell’Art Brut dicendo che viene realizzata da persone che non sono consapevoli di essere artisti poiché disegnano per loro stessi, non sono infatti alla ricerca di una diffusione della loro arte.
In questo senso l’arte è già la risposta all’oppressione, all’asfissia che spesso ci attanaglia perché i momenti difficili e le tensioni della vita sono quasi sempre all’ordine del giorno.
Ma perché la cultura è la cura?
Perché la cultura è quell’insieme di nozioni e simboli che permeano ogni forma d’arte. E ogni opera culturale è ciò che viene donato da chi la produce in seno alla propria consapevolezza del mondo derivante dall’elaborazione del dolore. La cultura può essere utilizzata per capire le risposte alla propria sofferenza, per sentirci in empatia con noi stessi e con gli altri.
Scrivere, dipingere, cantare e tante altre attività culturali, danno un senso ai nostri stati d’animo e ciò, spesso, vuol dire ricevere risposte in seno alla propria sofferenza che pian piano può diminuire.
L’Asl Roma 2 ha organizzato l’evento proprio per dare questa prospettiva su un mondo come la salute mentale che sembra essere imperfetto e marginale ma il benessere psichico e la cultura sono due cose che non prescindono affatto. Non bisogna cadere in una dicotomia straziante per cui il mondo della cultura sia un mondo perfetto ma bisogna credere che la cultura e l’arte siano la cura stessa al disagio psichico.
La grande mostra ha avuto lo scopo di esporre il meglio delle attività del centro diurno e di creare un collegamento con l’arte che si trova all’esterno del centro diurno. Nasce a Parigi, come abbiamo spiegato e raccontato nel numero di ottobre, ma è stata estesa anche a Roma tema trattato in questo numero.
Obiettivo di questo gemellaggio Parigi-Roma era quello di offrire uno scambio di conoscenza tra le due realtà a tutti gli ospiti che hanno partecipato. In questo numero ci saranno diverse interviste che racconteranno il festival. Vi auguriamo una buona lettura.
Andrea Terracciano e Maria Anna Catera