A un quarto di secolo dalla sua partenza, l’eco delle canzoni di Fabrizio De André risuona ancora nei cuori degli amanti della musica italiana.
L’11 gennaio 1999 ha segnato il momento in cui l’artista, poeta della canzone, ci ha lasciato, ma la sua eredità continua a vivere attraverso le note intramontabili che hanno plasmato le ultime generazioni. Fabrizio De André non fu solo un cantautore: fu uno scrutatore della vita, un narratore delle storie più profonde e spesso dimenticate. Ma oltre a tutto ciò che fu, è importante sottolineare ciò che De André è diventato oggi, infatti la figura del cantautore genovese negli anni si è trasformata sempre più in un simbolo.
Da voce degli svantaggiati, degli oppressi e dei ribelli, è sempre riuscito a infondere profondità ma anche ironia nei suoi testi, profondità che riportava anche nel suo quasi inimitabile timbro vocale, inarrivabile anche per Luca Marinelli, nonostante la grande performance nel biopic “Il Principe Libero”. Proprio quella voce, venne definita dalla compianta scrittrice, e amica del cantante, Fernanda Pivano, come “la voce di Dio”.
Il tentativo di imitare quella voce così peculiare è stato lo strumento usato da The André per raggiungere una discreta popolarità sul web: questo anonimo cantante, la cui voce ricorda per l’appunto quella di Fabrizio De André, si è fatto conoscere per il suo modo di rileggere pezzi trap in una chiave cantautorale che ricorda lo stile dell’artista genovese.
È evidente che per quanto in questi venticinque anni la scena musicale si sia continuamente evoluta, la figura di Faber – come venne originariamente soprannominato dal suo grande amico Paolo Villaggio – è stata comunque sempre presente, tanto da essere acclamato, in un certo senso, come padre spirituale del genere indie odierno specialmente con la pubblicazione dell’album tributo Faber Nostrum nel 2019, dove vengono reinterpretati 15 brani dell’artista, da diversi cantanti contemporanei, da Colapesce a Gazzelle.
“Principe libero” è anche il titolo di uno dei primi documentari sul cantante, diretto da Nicola Piovani, che attraverso interviste, immagini d’archivio e performance ha ricostruito la sua carriera. Nel 2008 invece Luca Fiacchini dirige “Fabrizio De André – Un destino ridicolo” un documentario che ne approfondisce i testi e le opere, con un’attenzione particolare alla sua visione sul mondo, e ancora nel 2011 in “Le canzoni raccontano” i significati delle sue canzoni vengono esplorate attraverso i racconti di musicisti, critici e persone che gli sono state vicino. “Il mio nome è mai più” è invece il titolo dell’opera che segue la vita dell’artista da un punto di vista più personale, ripercorrendone il cammino dall’infanzia a Genova fino al successo come cantautore.
Recentemente su Sky, proprio per celebrare l’anniversario della scomparsa, sono stati mandati in onda ulteriori programmi ed esibizioni, come il celebre concerto con la Premiata Forneria Marconi (PFM) e il lungometraggio “De André – Storia di un impiegato”, in cui il figlio Cristiano interpreta le musiche e le parole del padre, in un’opera che oltre ad andare ad approfondire sull’artista offre un quadro anche sulla relazione padre-figlio.
I documentari e le commemorazioni che lo celebrano, continuano a far luce sulla sua vita e sulle sue opere, offrendo una prospettiva intima e significativa sul genio creativo e sulle relazioni speciali che lo hanno circondato. Attraverso la musica e i ricordi, l’eredità di De André continua a brillare, lasciando un’impronta indelebile nel panorama musicale italiano.