Il 27 aprile all’interno de “il giovedì del libro”, evento organizzato dal ASP Sant’Alessio Margherita di Savoia insieme a “Radio 32 la radio che ascolta”, si è parlato della mamma come figura chiave nella società e della difficoltà di essere madre. L’occasione è stata la presentazione del libro “Come d’aria” di Ada D’Adamo, che purtroppo ci ha lasciato prematuramente. La D’Adamo, donna colta e competente, studiosa di danza, è stata autrice di numerosi saggi sul teatro e la danza contemporanea. Due giorni prima della sua morte, il suo toccante “Come d’aria” è entrato nella rosa dei semifinalisti al Premio Strega 2023.
Un concetto chiave del suo romanzo, che le relatrici hanno riportato durante la presentazione, è “non farsi dominare dal dolore ma reagire”. Ada, oltre le sue competenze professionali ed il suo ruolo nel mondo della cultura e della danza, è la mamma di Daria, una figlia con una disabilità non diagnosticata dalla nascita. L’autrice scopre sulla soglia dei cinquant’anni di essersi ammalata. Questa rivelazione diventa occasione per scrivere la sua storia, raccontando alla figlia, come attraverso i loro corpi si vivono nella quotidianità molte fatiche, momenti di rabbia e segreti. Ma nella maternità ci sono anche le gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza, forza e verità, in cui ogni istante è vissuto come un dono.
Spesso non ci si rende conto di alcuni aspetti delicati della vita quotidiana delle famiglie. Questa occasione offerta dal romanzo “Come d’aria” fa capire anche cosa vuol dire essere la madre di un disabile. Nel libro non se ne parla, ma un argomento collegato a questo aspetto è sicuramente la scelta dell’interruzione di gravidanza, prevista dalla legge 194 del 1978, che dà la possibilità di scelta alle donne in caso di accertata malformazione del feto. Nel caso specifico di Daria, non poteva neanche essere previsto perché non c’è stata un diagnosi precoce. Infatti con la legge 194 se una donna nei primi 90 giorni della gravidanza scopre che il figlio o figlia ha malformazioni gravi, può decidere di abortire o meno.
Il ruolo di madre di un figlio disabile è certamente difficile, proprio per i molti aspetti emotivamente delicati. La cosa più importante è accompagnarlo nelle sue passioni e non farlo sentire “un diverso”.
Se il bambino, ad esempio, dovesse avere dei ricoveri lunghi per la sua patologia, la madre soffrirebbe perché suo figlio sta male e lei non può fare altro che accudirlo e parlare con i medici, questo senso di impotenza è uno degli aspetti più pesanti.
Ma Ada D’Adamo, che ha sempre lavorato nell’ambito della danza, è stata vicino alla figlia e ci regala uno splendido esempio di grande umanità.