Cromatismi e poesia negli scatti di Marcello Leotta

Non bastano venti minuti di Photoshop per rendere un’immagine un’opera d’arte. Gli scatti di Marcello Leotta sono pura originalità, l’uso dei colori è l’essenza del suo segreto. Dal 3 al 17 febbraio la mostra intitolata “Roma Nuda e Florescente” a cura di Rubens Piovano e Mauro Rombi, che vede venti immagini stampate in grande formato, hanno dato un tocco di autenticità all’hub culturale Moby Dick, nel cuore della Garbatella. Aperta tutti i giorni e a ingresso libero, l’esposizione ha decorato la sala principale della biblioteca, ospitata dagli ex Bagni pubblici, opera progettata alla fine degli anni Venti per l’Istituto Case Popolari dall’architetto Innocenzo Sabbatini. Le foto, in totale 44, sono state scattate tra il 2017 e la primavera del 2020, con differenti fotocamere digitali. La post-elaborazione ha comunque mantenuto ogni elemento dei file originali e solo il colore è stato alterato in maniera significativa. Da questo lavoro è nato un libro dall’omonimo titolo, che racconta il progetto e include tutte le fotografie e non solo quelle esposte nella mostra per l’occasione. Di Marcello Leotta sappiamo che nacque a Roma nel 1955. La devozione per la fotografia emerge al termine degli anni Settanta. L’esperienza presso l’Istituto Superiore Conservazione e Restauro diRoma (ex ICR), l’ha spinto verso lo studio e l’approfondimento delle tecniche fotografiche e delle tecnologie connesse. A metà degli anni Ottanta si trasferisce in Brasile, lavorando per due anni a contatto con realtà profondamente diverse, sempre nel settore della comunicazione visiva. Con lo sviluppo professionale dedica larga parte della sua attività alla formazione e alla didattica della fotografia, con esperienze pluriennali nelle Accademie di Belle Arti di Macerata e Roma, nonché in lezioni tenute presso istituzioni (FAO – ISCR) e in workshop privati. L’esperienza espositiva vera e propria si concretizza con la mostra – Skyline dei Papi –.Osservare i quadri è stato come fare un giro fantastico e metafisico nella Capitale romana. Le foto ritraggono Roma deserta con delle modifiche cromatiche, che danno un tocco di colore alle raffigurazioni. Grazie all’autore è stato possibile addentrarci in un mondo surreale, che evoca e registra le sensazioni del nostro interiore. Se proviamo a pensare di essere all’interno dello scenario ci ritroviamo soli, senza rumori di passanti, senza vociare nel traffico, senza nemmeno una macchina, solo il silenzio che genera meraviglia e stupore. La scelta di una Roma solitaria è del tutto voluta, forse i rumori potevano essere un motivo di distrazione.Le composizioni sono il risultato di quindici anni di lavoro. Tra i luoghi di Roma scelti vediamo: la piramide Cestia, largo Goldoni e l’obelisco Macuteo, Roma Ostiense e Gazometro, piazza e chiesa di Sant’Andrea della Valle, Arco di Costantino e Colosseo, Pantheon e fontana di piazza dellaRotonda, teatro Marcello, Eur palazzo dell’ Inps Emiciclo, il Vittoriano, Campo dei Fiori e monumento a Giordano Bruno, Castello e, infine, ponte Sant’Angelo, Eur viale della Civiltà del Lavoro e Palazzo dei Congressi.I due elementi caratteristici sono la nudità della città che dà un senso di vuoto stupefacente e l’alterazione del colore, che conferisce alle opere un’importanza evocativa emozionante per lo spettatore.