Il volto di Tutankhamon, gli affreschi e i geroglifici ancora suscitano emozioni, interrogativi e ricerche continue degli studiosi dell’Antico mondo delle Piramidi e nei visitatori dei più importanti musei egizi di tutto il mondo .Il famoso egittologo Zahi Hawass, in collaborazione con gli esperti europei, ultimamente ha effettuato una scansione tomografica computerizzata che è stata accompagnata dal campionamento e dalle analisi del Dna delle mummie reali. Lo studio scientifico delle mummie dei sovrani del Nuovo regno ha, infatti, rivelato molti aspetti sorprendenti delle condizioni fisiche dei faraoni e delle pratiche d’imbalsamazione applicate al momento della loro sepoltura. Trovarsi faccia a faccia con una mummia egizia è un’esperienza unica nel suo genere, un vero e proprio tuffo nel passato fino alla quotidianità del Paese del Nilo di migliaia di anni fa. Naturalmente il piacere morboso che un simile incontro produce nei visitatori che percorrono le sale del nuovo Museo nazionale della civiltà egizia del Cairo passa in secondo piano rispetto all’enorme quantità di dati che l’analisi dei corpi imbalsamati dei faraoni permette di scoprire sugli aspetti più intimi della loro vita. La mummificazione praticata nell’antico Egitto era un processo lungo ed estremamente complesso. Poteva durare fino a settanta giorni e consisteva nell’immergere il defunto in un sale naturale, il natron, allo scopo di essiccarlo prima di avvolgerlo in bende di lino. Sebbene siano stati ritrovati resti imbalsamati di faraoni dell’Antico e Medio regno all’interno delle rispettive piramidi, si tratta solo di frammenti da cui si possono ricavare pochissime informazioni. Invece le molte mummie reali complete che si sono conservate appartengono ai sovrani che hanno governato la valle del Nilo durante il Nuovo regno, quando l’Egitto svolgeva un ruolo centrale nella politica del Mediterraneo orientale. D’altra parte, la stragrande maggioranza di queste mummie reali non è stata ritrovata nelle rispettive tombe dov’era stata depositata all’epoca , fatta eccezione per quella di Amenofi II e di Tutankhamon. Le ragioni del cambio del luogo di sepoltura erano puramente economiche, anche se accompagnate dalla preoccupazione per la conversazione del corpo. Durante il Terzo periodo intermedio l’Egitto era in crisi e i furti di tombe avevano raggiunto dimensioni tali da far pensare che anche le sepolture reali potessero subire la stessa sorte. I sacerdoti di Amos della XXI dinastia decisero quindi di rimuovere tutte le mummie dalle loro tombe nella necropoli reale e di riunirle in due nascondigli dove ritenevano che fossero più protette: vicino a Deir el-Bahari e al termine di una diramazione nella stessa Valle dei Re. I sacerdoti ne approfittarono per impadronirsi del prezioso corredo che accompagnava le mummie e destinarlo a beneficio del dio Amon ( l’economia non andava bene ed era necessario recuperare fondi ovunque fosse possibile, quindi meglio a loro che ai predoni). Grazie a questa operazione le mummie reali rimasero protette per secoli dai furti. I due nascondigli furono scoperti solo alla fine del XIX secolo. A quell’epoca la paleopatologia non era ancora una scienza: molte di queste mummie vennero sbendate senza troppi scrupoli e non furono scattate adeguate fotografie che consentissero di dare un volto a personaggi famosi come Ramses II o Thutmose III. Il primo studio serio sulle mummie risale al 1912, quando fu pubblicato il Catalogo delle mummie reali del Museo egizio del Cairo, a cura del professore di anatomia Gurafton Elliot Smith, cui fecero seguito un’analisi radiografica del 1967-1975 condotta dal professore di odontoiatria James E. Harris. Più recentemente è stata realizzata una scansione tomografica computerizzata eseguita nel 2005 da un’équipe di scienziati guidati dall’egittologo Zahi Hawass che è stata accompagnata dal campionamento e dalle analisi del DNA. Tutto ciò ha permesso di conoscere molti dettagli curiosi su queste mummie cariche di storia.