Barriere architettoniche, non solo un ostacolo sociale

Siamo tutti uguali di fronte alla legge 

Sembra cadere nel vuoto l’incessante grido della comunità disabile, che utopicamente rivendica i propri diritti inviolabili al cospetto della giustizia. I nostri politici hanno sfruttato la situazione a loro vantaggio, come è capitato per la propaganda in vista delle elezioni 2017. Per non parlare dei tagli all’assistenza, e delle associazioni (Associazione Nazionale Disabili Italiani) che sono costrette ad arrangiarsi. La disabilità è cosa che ci riguarda tutti, in quanto membri di una stessa società. Eppure essere disabili oggi non è semplice, poiché sotto certi aspetti viene vissuto come un peso e la vita di chi è portatore di handicap non viene agevolata. Le barriere architettoniche sono davvero una questione ancora molto dibattuta, sono fonte di discriminazione indiretta. Questo tema non è meramente d’interesse sociale e culturale. Per legge, il tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche è da tempo entrato tra i compiti essenziali di progettisti e amministrazioni locali; è previsto infatti che venga favorito il superamento e l’eliminazione delle barriere negli edifici privati, pubblici e privati aperti al pubblico. Con barriere architettoniche si intendono gli ostacoli fisici che sono fonte di intralcio per la mobilità di chiunque in generale, ma più in particolare di chi ha una capacità motoria ridotta o impedita. Insomma c’è mancanza di accessibilità e, nonostante la legge parli chiaro, quello che viene meno è la sensibilizzazione degli enti pubblici che si occupano di gestire gli spazi. Ancora siamo lontani dal comprendere le esigenze di chi non è autosufficiente, sebbene la legge dica di tutelarli. Perché se la Costituzione dice che gli uomini nascono uguali, liberi e con pari dignità, nella realtà non è così. Andiamo a chiedere a una persona disabile se si sente così. I diritti costituzionali sono importanti e dovremmo ricominciare da qui. I partiti politici in primis dovrebbero “rispolverare” quanto afferma il nostro organo statale, invece di fare miriadi di promesse mai mantenute.  

A livello ideologico, gli spazi urbani e le loro barriere architettoniche sono fonte di esclusione sociale; acutizzano il divario tra chi non ha disabilità e chi invece ne ha, non permettendone l’adattamento. Questo aumenta il malessere individuale della persona e, più in grande, quello della società o meglio del popolo urbano. Infatti a chi è capitato di confrontarsi con un soggetto disabile ha potuto notare subito che la questione che egli mette sullo stesso piano è sia di natura pratica, ossia la mobilità e le barriere, sia di natura sociale, cioè la mancanza di integrazione collettiva. Sono questi i due grandi problemi. Il quesito delle barriere architettoniche ha a che fare anche con la politica, poiché è di interesse del governo offrire pari opportunità, dignità e uguaglianza alle persone con invalidità e garantire adeguatamente il loro diritto a una piena integrazione nella vita collettiva, cosa della quale siamo ancora lontani. L’art. 2 della costituzione dice: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo […] e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale”. Mentre l’art. 3 indica che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità civica e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Infine l’art. 32 dice: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. 

La Repubblica si basa su principi chiari di tutela della fragilità di qualunque natura e ha doveri nei confronti di chi è portatore di disabilità. Costui ha dei diritti intangibili in quanto individuo e uno di questi è il principio di uguaglianza di fronte alla legge. Inoltre il diritto alla tutela della salute è inviolabile; qualora una persona ritenesse che i propri diritti fondamentali non siano stati tutelati può agire per vie legali, richiedendo ciò che gli è dovuto. 

Insomma, consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera pienamente indipendente non è solo una lotta che riguarda il sociale, ma è un diritto sancito dalla Costituzione. Questo non è un motivo in più, bensì un obbligo preciso per prendere dei provvedimenti e intervenire. 

Perciò è ancora più importante fare tutto il necessario, a partire dall’adozione delle misure appropriate per assicurare alle persone inabili l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti. Ma si potrebbe estendere il discorso anche all’informazione, alla comunicazione e a tutti i servizi di un cittadino delle aree urbane e non. Ogni ostacolo, che di fatto non permette alla persona disabile di vivere i luoghi della città e della vita sociale come chi non è portatore di handicap, impedendole il passaggio o rendendola vittima di discriminazione, deve essere rimosso. 

 

Immagine di reidy68