I ruoli si fondono, i confini si annullano, e così il lettore o consumatore di informazione può diventarne il primo produttore nell’epoca del 2.0. Basti pensare all’attentato dell’11 settembre alle Twin Towers, usato spesso anche come data di riferimento per la fine di un’epoca della comunicazione e l’inizio di una nuova, dove l’informazione viaggia alla velocità di internet e tutti possono diventarne produttori, giornalisti e cameraman. Basta ad esempio essere in possesso di un cellulare munito di fotocamera ed ecco che chiunque si trovi sul luogo di un determinato evento può testimoniarlo e diffonderlo.
Si è parlato di “prosumer”, ovvero consumatore e produttore di fonti allo stesso tempo. Nel nuovo millennio siamo tutti dei potenziali prosumer, di fatti ed eventi che vanno dal più banale e frivolo come può essere la pubblicazione delle foto di varie pietanze o del proprio animale domestico su Instagram, per arrivare al già citato attentato terroristico del 2001, dove le fonti, soprattutto video amatoriali di bassa qualità e immagini altalenanti, sono state utilizzate e trasmesse anche da importanti emittenti televisive. Gli stessi video amatoriali con le loro caratteristiche di low quality e instabilità dell’immagine, hanno ispirato un nuovo filone cinematografico, quello dei disaster movies e dei mockumentary come Cloverfield (Matt Reeves), degli horror come Rec (Jaume Balaguerò, Paco Plaza), dei film di guerra come Redacted (Brian De Palma). Tutti accomunati e caratterizzati da una regia che imita i mezzi di registrazione amatoriali (cellulari, telecamere personali), al fine di riflettere sulle conseguenze sociali, mediatiche, psicologiche e politiche derivanti dall’attentato delle Twin Towers.
Questo tipo di regia ha un impatto diretto e crudo proprio perché si tratta di una regia emotiva dove dietro le immagini terrificanti c’è un personaggio con cui lo spettatore si identifica; la ripresa è da una parte oggettiva perché documentata dal mezzo di registrazione, dall’altra però presuppone una soggettività che appartiene a chi sta dietro quel mezzo e decide come muoversi e cosa inquadrare. Questo filone post-09/11 in senso più ampio non riguarda solo i film ma anche molte serie tv americane, tra le prime 24 e Alias incentrate proprio sul terrorismo. Specialmente in 24 ci sono molti riferimenti ad Al Qaeda, non solo agli attacchi terroristici ma anche alla politica del terrore diffusa tramite le video-decapitazioni in diretta su internet e in grado di raggiungere un bacino di spettatori potenzialmente infinito. Al Qaeda ha messo in scena la morte nel modo più barbaro e primitivo, con una regia a camera fissa in un interno semi-spoglio, un boia vestito di nero e la vittima ai suoi piedi, ma tutto è curato e studiato nei minimi dettagli per poter essere registrato e diffuso in tutto il mondo via internet. La morte diventa uno spettacolo terrificante superando qualsiasi messinscena hollywoodiana.