In Buona Sostanza – Cocaina

Il tema delle sostanze stupefacenti è un tema complicato; a volte ludico, a volte eversivo e deviante, a volte difficile, altre volte drammatico. La rubrica in Buona Sostanza nasce dall’esperienza decennale, di chi scrive, nel campo della riabilitazione in tema di tossicodipendenza. L’intento è, da un lato offrire una prospettiva critica sullo stesso concetto di droga, dall’altro proporre al lettore un approfondimento su alcune sostanze, una sorta di prontuario sintetico e fruibile. Non avendo pretesa di aggiungere novità al già vasto argomento, mi muove la spinta ad incuriosire il lettore; parafrasando Franco Fortini, scrivere non muta nulla, ma scrivi.

Cosa è.

La parola coca deriva probabilmente da kuka, nome proprio della pianta in lingua quechua. La cocaina, il più potente stimolante del Sistema Nervoso Centrale presente in natura, è l’alcaloide contenuto nelle foglie delle piante Erythroxylon coca e Eritroxylium Novogranatense, usate nei secoli dagli indios sudamericani per aumentare la resistenza alla fatica, alla fame e ottenere un senso di benessere. La  Erytroxylum Coca nasce nei climi umidi della foresta tropicale delle Ande Peruviane Orientali (Perù, Equador, Bolivia) e cresce lentamente sino ad un’altezza di 2,5 metri in circa 40 anni. Le foglie più giovani contengono circa 1% di cocaina e sono la principale sorgente di cocaina per il traffico illegale. La Erytroxylum Novogranatense, circa 0,77% di cocaina nelle foglie, cresce nelle regioni montuose aride della Colombia, della costa Caraibica del Sud America e della costa settentrionale del Perù. Le foglie del genere Trujillo vengono coltivate legalmente in Perù ed esportate al fine di produrre la cocaina per scopi farmaceutici.

 

Diffusione

Secondo una statistica dell’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) effettuata nell’anno 2011, in Italia il 7% della popolazione tra i 15 ed i 64 anni ha fatto uso di cocaina almeno una volta nella vita. Il consumo della sostanza è sensibilmente aumentato negli anni: in Italia la percentuale di coloro che hanno fatto uso di cocaina “nell’ultimo anno” è passata dall’1.7% nel 2001 al 3.2% nel 2005; la percentuale è quasi raddoppiata in 4 anni.

Preparazione

Grossi quantitativi di foglie di circa cm 5, all’1% di cocaina, vengono buttate in barili o in buche nel terreno a macerare. Una volta mescolate al cherosene o altri solventi per farne una specie di pasta polposa, il prodotto viene trattato con acido cloridrico per eliminare le impurità ed altre sostanze chimiche superflue. Quando il processo è finito si ha il cloridrato di cocaina sotto forma di polvere cristallina, bianca ed inodore, che raggiunge un grado di purezza fino al 90-100%. Un solvente a volte usato per la preparazione della cocaina, il benzene, sembra possa causare leucemia e cancro nel cocainomane.

 

Storia

Amerigo Vespucci fu probabilmente il primo europeo a descrivere la masticazione di foglie di coca in uso presso le popolazioni del Nuovo Mondo. Ancora oggi il 90% degli indigeni mastica le foglie secche mescolate con una piccola quantità di cenere in modo da spremerne i principi attivi che, una volta disciolti nella saliva, vengono a poco a poco deglutiti per assicurare effetti farmacologici duraturi. Per gli incas la coca era una pianta divina, regalo del dio sole agli uomini e consumata in contesti religiosi dalla casta dei sacerdoti. I Conquistadores, spaventati certamente piu’ dal magico alone di idolatria che dai reali effetti psicotonici delle foglie di coca, promulgarono una serie di editti che, dal 1565 in poi, vietavano l’abitudine di masticare le foglie di coca. Dato che le misure restrittive non avevano alcun effetto, la coca divenne quindi monopolio di Stato, per passar, verso la fine dell’Ottocento, nelle mani di imprese private. Nel 1860, Albert Niemann riuscì ad isolare una sostanza, partendo dalle foglie, cui diede il nome di cocaina. Fu in questo periodo che molti scienziati europei ed americani, Unanue, Humboldt, Spruce e Mantegazza, iniziarono a studiare gli effetti psicostimolanti della cocaina e delle foglie di coca. Nel 1880 le foglie di coca entrarono nel Prontuario Farmaceutico degli Stati Uniti d’America, mentre la cocaina fu approvata come medicinale nel 1890. Sei anni prima in Europa, l’allora giovane neurologo viennese Sigmund Freud raccomandava la sostanza come toccasana per moltissime malattie tra cui la depressione. Nel medesimo anno Koller, un oculista amico di Freud, sperimentò la cocaina come anestetico in diversi interventi chirurgici all’occhio, creando le basi razionali per l’anestesia locale. Verso la fine del diciannovesimo secolo, il giovane chimico corso Angelo Mariani realizzò un vino a base di coca, il Vin Mariani, che fu subito acclamato da cantanti d’opera e musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore la medaglia dell’Accademia Medica di Francia. Molti intellettuali e personaggi famosi del tempo fecero uso del Vin Mariani; fra essi gli scrittori Dumas figlio, Verne, Rostand, Zola, France e Ibsen, la divina Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse, gli artisti Rodin, Robida e Chéret, lo zar e la zarina, i regnanti inglesi, i sovrani svedesi e norvegesi e persino il papa Leone XIII. Tra le indicazioni vi era quella di rimedio disintossicante dall’oppio e dalla morfina. A questo punto anche gli imprenditori americani giudicarono vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di cocaina. J. S. Pemberton lanciò sul mercato la French Wine Coca, indicata come ottimo stimolante nervoso e tonico. Il proibizionismo mise fuori legge tutte le preparazioni a base di alcol e Pemberton fu costretto a ripiegare inventando quella che diventerà una delle più famose ed imitata bevande della storia: la Coca-Cola, ottenuta con estratto non alcolico di foglie di coca e noci di cola africana. Fino al 1903 la Coca Cola contenne cocaina. La pubblicità indicava la Coca Cola come bevanda per i bambini, gli intellettuali e gli alcolisti in astinenza, come drink contro la stanchezza e l’esaurimento nervoso.

Meccanismi di azione

Gli effetti stimolanti centrali della cocaina, come quelli delle amfetamine, sembrano dovuti a potenziamento degli effetti delle catecolamine endocerebrali, soprattutto ad un blocco nella ricaptazione della dopamina.

Come si usa

  • fumata: free-base e crack, un metodo caratterizzato da grande velocità di assorbimento, rapidità e quindi anche brevità degli effetti;
  • mangiata: un uso che comporta un assorbimento piuttosto lento e scarso, con effetti non intensi ma più persistenti;
  • sniffata: il metodo più diffuso, facile e caratterizzato da grande velocità di assorbimento, intensità e brevità degli effetti;
  • iniettata in vena: quella più pericolosa in quanto permette l’assorbimento completo della sostanza e determina alte concentrazioni di cocaina nel sangue in tempi ridottissimi;
  • per assorbimento delle mucose orali.

Effetti desiderati

L’assunzione di cocaina determina un aumento della vigilanza, iperattività, aumento della performance in test di attenzione, senso di benessere ed euforia, aumento di sicurezza e fiducia nelle proprie possibilità, voglia di parlare e muoversi, sensazione di essere giusti, aumento del desiderio sessuale, acuite sensazioni percettive, senso di accresciuta forza fisica e capacità mentale, insensibilità al sonno ed alla fame. Gli effetti psicologici sono di natura estremamente variabile in quanto dipendono dagli stati emotivi della persona e dalle aspettative connesse all’assunzione della sostanza.

 

Effetti collaterali

La natura degli effetti della cocaina varia non soltanto in dipendenza dell’entità della dose, ma anche con la frequenza con la quale essa viene assunta. Dopo dosi ripetute si può verificare comparsa di ansia, irritabilità, tachicardia, attacchi di panico, aggressività, allucinazioni, zoopsie terrificanti (percezioni allucinatorie di animali sottopelle). La durata degli effetti è di circa 30 minuti. L’abuso cronico di cocaina conduce alla tolleranza inversa, un fenomeno per cui il soggetto diviene sempre più sensibile a sintomi, quali allucinazioni, deliri e paranoie, che imitano stati psicotici.

 

Mix

Molti tossicodipendenti associano cocaina ed eroina (speed-ball) per endovena.

Tale comportamento ha comportato un aumento dei decessi per overdose oltre ad un notevole aumento della infezione da HIV, sia per l’uso in comune dell’ago da siringa che per gli effetti immunosoppressivi additivi delle due droghe. La combinazione di cocaina ed alcol può prolungare l’euforia e ridurre i sintomi spiacevoli della sindrome da astinenza (astenia, ipersonnia o insonnia, sogni spiacevoli, agitazione o rallentamento psicomotorio).

 

Tolleranza, assuefazione, dipendenza, astinenza

A differenza degli oppioidi e soprattutto dei barbiturici, l’assunzione abituale di cocaina può essere troncata bruscamente senza pericoli, in quanto la sindrome di astinenza è caratterizzata da segni psichici (stanchezza, depressione, iperfagia e ipersonnia) ma non porta alterazioni somatiche preoccupanti. L’uso ripetuto porta ad assuefazione e alla tolleranza di dosi elevate giornaliere non tanto per aumento delle dosi singole, come per gli oppioidi, quanto per la progressiva riduzione degli intervalli tra le dosi. L’astinenza si distingue in tre fasi: Il il crash (caduta) che segue poco dopo l’uso con insonnia, stanchezza, forte desiderio di dormire, agitazione. Il craving (intenso desiderio di riutilizzarla) che può durare fino a cinque settimane, caratterizzato da sbalzi d’umore, mancanza di energia e stanchezza, stato di confusione ed ansia, sintomi depressivi con idee di suicidio. L’estinzione è l’ultima fase, in cui i sintomi progressivamente vanno scomparendo.

 

Overdose

La sindrome tossica è identica a quella da amfetamina. Le dosi tossiche sono difficilmente identificabili, tuttavia la dose letale nell’adulto non assuefatto è di circa 1 g.

La terapia è esclusivamente sintomatica e, se necessario, di rianimazione non esistendo antidoti specifici per le intossicazioni da cocaina e stimolanti. I soggetti estremamente agitati vanno sedati con benzodiazepine mentre pazienti con sintomi e segni minori guariscono spontaneamente in alcune ore e non richiedono trattamento.

I quadri di presentazione di una overdose da cocaina ed altre sostanze stimolanti consistono generalmente in: tachicardia, ipertensione, ipertermia, sudorazione, midriasi (dilatazione estrema della pupilla). Sono descritti fenomeni anginosi, infarti cardiaci, tachiaritmie gravi a volte letali. Sul versante psicologico e neurologico sono presenti agitazione, irrequietezza, tremori, quadri psicotici e convulsioni tonico-cloniche. In caso di convulsioni si utilizza il farmaco diazepam, mentre in caso di utilizzo di speed-ball è necessario utilizzare il naloxone per contrastare l’effetto dell’eroina.

dscf0359Dott. Luca Boccassi

Psicologo e psicoterapeuta.
Collaboratore presso la UOC Patologie da DipendenzaASL Roma2 .

Lavora al progetto di prevenzione “Psicologi In Ascolto”

 

Riferimenti
Orietta Mariotti, Relazione presentata al meeting Droghe e Lavoro, Brescia 2003
Stefano Canali, Tra chimica, medicina e morale; Storia e cultura delle droghe.
  1. Barletta, L. Zulli, M. Gregori, Le nuove droghe nel dipartimento di emergenza, 1996
Dott. Michele Pellegrino, Comunicazioni personali.
Si ringrazia in particolare la dott.ssa Emilia Sardella per la completa messa a disposizione del vasto materiale di studio da lei redatto. La parte storica utilizza ampiamente tali fonti.