“Sotto un cielo di piombo. Il movimento di lotta per la casa a Roma (1961-1985)

Sotto un cielo di piombo. Il movimento di lotta per la casa a Roma (1961-1985) è un’opera dagli intenti conoscitivi e divulgativi con un grande lavoro di ricerca sul contenuto che comprende le numerose testimonianze di chi ha vissuto quegli anni, come Don Roberto Sardelli, gli stessi baraccati, il vicesindaco di Roma Alberto Benzoni; insieme alle immagini storiche, i video di repertorio e gli articoli di giornale. Il docufilm storico coprodotto dalla AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) e dall’IRSIFAR (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza) ha visto la luce lo scorso 2017. Hanno collaborato all’aspetto tecnico gli studenti dell’Istituto Roberto Rossellini di Roma, con un attento e sensibile lavoro su regia e montaggio. 

Nella chiacchierata con l’autore Massimo Sestili, laureato in Filosofia e docente di Letteratura e Storia, si è parlato dei punti chiave del docufilm e dell’estrema attualità del “problema casa”. 

 

Perché la scelta di questo docufilm oggi raccontando i movimenti di lotta per la casa degli anni Sessanta e Settanta? 

 

Questo è un periodo in cui la storia delle borgate romane è stata molto riscoperta e indagata, ci sono stati molti studi di urbanisti e storici. Mi sembrava importante recuperare questa profondità storica del problema della casa a Roma vista anche la sua estrema attualità. Ci troviamo di fronte ad una emergenza abitativa di tale dimensione che molto probabilmente non avevamo conosciuto nemmeno negli anni Cinquanta e Sessanta. Mi sembrava giusto cercare un’analisi storica, tracciare una storia di questa città e di come il “problema casa” sia un problema che ci portiamo dietro da tempo e che non abbiamo mai risolto, trovandoci sempre ad intervenire sulle emergenze. 

 

Quali sono per lei i cambiamenti principali nei movimenti di ieri e in quelli di oggi? 

 

Innanzitutto sono cambiate proprio le persone a cui si rivolge il bisogno casa: non più all’emigrazione interna ma agli stranieri. Se gli italiani degli anni Cinquanta o Sessanta avevano poche tutele, oggi gli stranieri non ne hanno più nessuna. 

Il movimento di lotta per la casa degli anni Cinquanta e Sessanta rivendicava un diritto che era garantito dalla Costituzione ma che poteva svilupparsi attraverso una copertura politica, oltre che culturale, che inizialmente veniva dal PCI e da alcuni settori del cattolicesimo molto impegnati soprattutto nei baraccamenti. Era dunque un movimento con un forte contenuto di classe che rivendicava un diritto con vigore e, laddove era necessario, difendeva anche fisicamente queste occupazioni. Soprattutto perché a Roma era presente questo problema delle case sfitte a fronte di queste condizioni di civiltà cui vivevano decine di migliaia di persone. 

Dal punto di vista ideologico e politico questi erano movimenti fortemente antifascisti in quanto le borgate furono realizzate negli anni del fascismo e le persone inviate là si sentivano come dei deportati. C’era poi il problema del risanamento delle borgate e dunque di dare delle case ai baraccati. Il movimento di lotta per la casa, almeno fino alla fine degli anni Sessanta, agisce in modo abbastanza unitario, successivamente si suddivide in vari gruppi e tendenze così poi le singole lotte nei singoli quartieri assumono anche connotazioni completamente diverse. 

Oggi c’è da fare un lavoro del tutto diverso e molto più profondo, a partire dal problema della prima accoglienza di queste persone straniere che hanno anche il grande problema della lingua. Ma soprattutto i movimenti di lotta per la casa oggi non hanno più nessuna sponda istituzionale, parlamentare, politica. Mi sembra che siano piuttosto isolati e con tante difficoltà in più. 

 

Qual è la sua idea di diritto di cittadinanza? 

 

Per me dev’essere esteso a tutti. Accoglienza e cittadinanza a tutte quelle persone che fuggono da condizioni di miseria e di guerre. 

 

Che cosa le preme in particolare di questo film? 

 

Intanto la storia di Don Roberto Sardelli e della Scuola 725. Di questa esperienza estremamente importante che è stata fatta nell’Acquedotto Felice. Ritengo che sia una delle esperienze politiche più importanti di Roma contemporanea che ancora oggi ci può dare dei suggerimenti e fornire una bussola per orientarci in questo presente così disastrato. È poco conosciuta e viene poco indagata, il mio è stato anche uno scopo proprio divulgativo. 

Poi c’è l’esperienza delle due borgate storiche di Pietralata e San Basilio. Quando si parla di borgate non sempre c’è la conoscenza di come nasce e si sviluppa tale fenomeno. Mi sembrava importante divulgare da un punto di vista storico l’esperienza di queste persone che hanno vissuto quelle battaglie. 

 

Martina Cancellieri