Recovery e nuovi paradigmi per la salute mentale. Incontro a Roma con Antonio Maone

RomaMartedì 23 febbraio, dalle 15 e 30 alle 18, il Centro Studi e Documentazione “Luigi Attenasio – Vieri Marzi” della Roma 2 in collaborazione con la Cooperativa sociale “Il Grande Carro”, organizza l’incontro con il dott. Antonio Maone per presentare il libro Recovery. Nuovi paradigmi per la salute mentalepresso il Centro Anziani di via Monza 2.

Un’opera che approfondisce da differenti prospettive il paradigma della Recovery, offrendo una visione completa delle sue innovative applicazioni nel campo della Salute Mentale. In questo approccio alla malattia mentale, il focus è centrato sulla restituzione al paziente dell’esercizio della scelta, dell’autodeterminazione. Il concetto di recovery si può tradurre più con il termine “riprendersi” che con il concetto “guarigione”: risvegliare la speranza, attivare un rinnovato senso di sé e focalizzarsi sul proprio destino, rappresentano i temi centrali della recovery e si traducono nella nuova assunzione di responsabilità rispetto a se stessi, alla malattia, alla società.

Da alcuni anni, il paradigma della recovery si sta diffondendo nelle politiche sanitarie, nelle pratiche dei servizi e nella ricerca nel campo della salute mentale. Il volume raccoglie e integra contributi di alcuni fra i più noti protagonisti del movimento internazionale per la recovery e offre per la prima volta al lettore italiano, una panoramica sintetica ed esaustiva dei suoi vari aspetti e progettualità.

Riportiamo alcuni passi del capitolo scritto da Wilma Boevink, una paziente psichiatrica che racconta la propria esperienza in prima persona della malattia e la rende un oggetto di studio, riflessione e dibattito, facendoci intravedere nella pratica di vita, i principi che guidano il paradigma della Recovery.

A prescindere da come le si consideri, le istituzioni psichiatriche sono di fatto grandi depositi di sofferenza umana. […]

La recovery non riguarda soltanto i problemi mentali ma anche le conseguenza di essi. Bisogna intanto essere attenti a non assimilarsi alla tipica vita istituzionale, a cui si rischia di abituarsi ben prima di quanto ci si possa rendere conto. Poi c’è lo stigma connesso all’essere un paziente psichiatrico, che diventa molto concreto se tu stesso inizi a crederci; ci sono la posizione marginale che la società assegna agli ex pazienti psichiatrici, il reddito scarso e le discriminazioni nel mondo del lavoro. […]

La psichiatria non è abituata a vedere i suoi pazienti come realmente sono. Persone con un passato, un presente e una speranza per il futuro. La psichiatria, nelle sue versioni tradizionali e in quelle più aggiornate, aspira a essere una scienza medica: vuole trattare la patologia dell’individuo. Non è realmente preoccupata dei contesti nei quali i problemi di salute mentale si sviluppano. Di conseguenza, nell’entrare nell’istituzione psichiatrica, il nostro status è ridotto a quello di portatori di una malattia mentale o veniamo considerati come se fossimo la malattia stessa. […]

Più a lungo resti un paziente psichiatrico (diventando così, nel gergo della psichiatria, un paziente ‘cronico’) più facilmente dimentichi cosa vuol dire una vita normale. […]

Recovery è ciò che dobbiamo fare per noi stessi. Nessun altro può farlo per noi. Le storie di recovery sono le nostre storie, è solo noi possiamo esserne gli autori. E’ importante che gli operatori della salute mentale non tentino di appropriarsene di questo lavoro.

Se vogliono aiutarci a individuare e utilizzare le opportunità di ricovery, è di vitale importanza che gli operatori acquisiscano familiarità non solo con il nostro passato e con le nostre speranze nel futuro, ma anche con le circostanze ordinarie del nostro presente. Le nostre vite non sono riducibili alle volte in cui veniamo ‘visti’  nella stanza di un servizio“.

Come facilitare questo processo di guarigione oltre la malattia? Riorganizzazione dei servizi, umanizzazione delle cure, case supportare, inserimento lavorativo, progetti terapeutici individualizzati, assunzione consapevole dei farmaci, inclusione sociale nella propria comunità e  capacità di esercitare i propri diritti e doveri sono le tematiche affrontate nel libro, portatrici di indispensabili innovazioni nell’ambito della psichiatria.

Di tutto questo, se ne parlera martedì 23 febbraio.
Vi aspettiamo.

Antonio Maone, psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma1, membro del Board della World Association for Psychosocial Rehabilitation (WAPR).

Per info: Dipartimento di Salute Mentale ec ASL RM C, Centro Studi e Documentazione “Luigi Attenasio – Vieri Marzi”, 06/51006551