La popolazione mondiale oggigiorno ammonta a circa 7 miliardi e mezzo, le persone che si connettono a internet arrivano a 4,54 miliardi, poco più della metà; 3,8 miliardi di persone utilizzano regolarmente i social network, con un incremento del 9% rispetto al 2019. Questi dati (del Report Digital 2020) testimoniano quanto e come la tecnologia e la rivoluzione digitale abbia cambiato il mondo. Sembrerà incredibile ma in Italia il numero degli smartphone risulta essere superiore a quello degli abitanti: circa 80 milioni di cellulari per 60 milioni di residenti. Sbalorditivo. Oltretutto la popolazione italiana passa la maggior parte del proprio tempo online, poiché la tecnologia offre metodi alternativi per svolgere attività quotidiane (sul web ci sono libri e giornali, aprono sempre più siti per gli acquisti…). La tecnologia ci offre una vasta gamma di possibilità che fino a poco tempo fa nemmeno avremmo immaginato. La società le ha concesso il potere di renderci liberi e schiavi allo stesso tempo, ma spesso le persone se ne rendono conto quando è troppo tardi. Quando non riusciamo a fare a meno del nostro cellulare dovremmo chiederci se per noi rappresenta una distrazione oppure una dipendenza.
La dipendenza da internet, con tutto quello che ne concerne, è chiamata dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) “Internet Addiction Disorder”, ed è quindi considerata una psicopatologia di dipendenza vera e propria. Quando pensiamo a una dipendenza pericolosa associamo subito l’utilizzo di sostanze, eppure se andassimo oltre potremmo renderci conto che c’è molto di più. Alcuni studi fatti in Gran Bretagna hanno dimostrato che le persone entrano in uno stato ansioso quando si trovano in giro e perdono il proprio cellulare, oppure se ne esaurisce la carica o il credito residuo, o ancora rimangono senza rete. Insomma si sviluppa una sorta di fobia rispetto queste situazioni di rischio. La causa principale dell’ansia pare che sia l’impossibilità a tenersi in contatto con amici e familiari, mentre va in secondo piano la necessità di risultare reperibili per motivi lavorativi.
La deprivazione da smartphone e da internet comporta umore negativo e irritabilità che se seguita da un abuso di tali mezzi, provoca a un senso di piacere e rilassamento. Non è poi così differente dalle crisi di astinenza dovute dall’assunzione di sostanze quali alcol e droghe.
Per risolvere e curare queste ultime, la persona può decidere di fare un lavoro su se stessa e chiudere per sempre con tali sostanze. Nell’era virtuale però è impensabile vivere senza internet, si tratta quindi di imparare a utilizzare gli strumenti che abbiamo e non permettere che siano essi ad avere il controllo sulla nostra volontà. La tecnologia ha una forte influenza sulla nostra psiche e sui comportamenti umani. Sappiamo che il cellulare non è una parte di noi, ma resta comunque l’oggetto più personale che possediamo, in cui tra l’altro sono contenuti molti nostri segreti (a partire dalle password salvate automaticamente, i codici della carta di credito, le conversazioni personali e via dicendo). Forse i nostri dispositivi smart sanno più cose su di noi di quante ne conoscano le persone con cui viviamo. Questo è un aspetto su cui riflettere e che mette una certa inquietudine. I dispositivi personali sono come i forzieri dei nostri segreti, una porta d’accesso alla nostra privacy. Sappiamo bene che la violazione di quest’ultima è un attentato al nostro stato emotivo e mentale. Il panorama attorno a cui ruota la web dipendence è davvero vasto.
I bisogni da appagare sono sempre di più e la cosa ancora più significativa è che possiamo soddisfarli in modo istantaneo. Quale categoria se non quella degli adolescenti potrebbe rimetterci maggiormente? Si tratta di ragazzini dai 13 ai 20 anni, spesso individui dotati e razionalmente più maturi di altri, che però tendono all’isolamento e con manifeste alterazioni nell’ambito dell’emotività.
Gli psicologi sconsigliano di regalare il cellulare a bambini con meno di tredici anni per via dell’interferenza che avrebbe nello sviluppo psicologico e relazionale. Nella maggioranza dei casi, la dipendenza da internet è inconsapevole, inoltre non viene evidenziata solo dal tempo di permanenza in rete, bensì dalla perdita d’interesse per la realtà quotidiana rispetto a quella virtuale. Per cui se si cominciano ad accantonare le amicizie, lo sport, il lavoro e tutto quello che riguarda il mondo fenomenico, siamo di fronte a dei segnali che indicano un cambiamento preoccupante. Vi è grande differenza tra uso, abuso e dipendenza. Si parla di uso quando si riesce a utilizzare uno strumento tecnologico in maniera circoscritta e controllata. La paura di rimanere senza, di cui si parlava pocanzi invece è tipica di chi ne fa abuso. Nel caso in cui il tempo dedicato alla navigazione viene intensificato fino a diventare eccessivo e condizionante, vale a dire si perde la serenità e si percepisce una smania costante che non sembra mai trovare appagamento, siamo di fronte a una dipendenza. Il Web è una specie di trappola ed è curioso che la sigla WWW (World Wide Web) significhi “ragnatela intorno al mondo”. Nel web ci sono molti fattori che attivano la nostra attenzione e generano dipendenza, tra questi le notifiche. Le notifiche risvegliano nel nostro cervello degli impulsi che sentiamo di dover assecondare a discapito delle nostre attività quotidiane e del mondo che ci circonda. Sentiamo il bisogno di visualizzarle anche nei momenti meno opportuni, magari quando siamo alla guida, magari quando stiamo per addormentarci e non resistiamo alla tentazione di controllare lo smartphone vicino al cuscino. Comportamenti come questi vanno ad alterare la chimica del nostro cervello, un po’ come avviene con le droghe. L’essere umano non può trovare appagamento solo ed esclusivamente in un mondo virtuale, perché siamo fatti di desideri, di bisogni concreti da soddisfare nel mondo offline. Auguriamoci di non imparare ad “amare” una dipendenza come questa, poiché potremmo finire per barattare il mondo virtuale, dematerializzato e potenziale, per quello attuale, effettivo, vero.