Il Grande Cocomero, la buona pratica della resilienza

[avatar user=”Marica Sicilia” size=”thumbnail” align=”left” link=”http://180gradi.org/author/marica-sicilia/” target=”_blank” /]

“Camminò per un po’, finché il suo istinto non gli disse che “quisipuò”. Si potrebbe descrivere il luogo […] ma servirebbe veramente? I campi da Pallastrada sono non luoghi, spazi dove la fantasia la fa da padrona. Niente di scelto, tutt’al più qualcosa di scartato, ma se hai letto le regole, lo sai da te”. (La Compagnia dei Celestini, Stefano Benni)

Il Grande Cocomero è da più di vent’anni un “quisipuò” per molti bambini e adolescenti che frequentano il quartiere San Lorenzo di Roma o che pe r problemi psichiatrici si trovano nel reparto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Umberto I. Quando nel 1993 è nata l’associazione, Marco Lombardo Radice, innovativo psichiatra e direttore del reparto, era già morto da quattro anni. L’eredità della sua “Concretissima utopia” è andata tutt’altro che perduta e per volontà dei medici e degli infermieri dello stesso reparto romano è nato Il Grande Cocomero, ambiente protetto, spazio di espressione esterno all’ospedale dove i pazienti si recano da allora ogni settimana.

La sua sede, dapprima occupata e poi riconosciuta dal Comune, è all’interno del complesso scolastico Armando Diaz e su di essa pende una questione relativa alla definizione del canone d’affitto, di recente ricalcolato dal Comune. Come ci ha raccontato Lorenzo, volontario dell’associazione dal 2000, negli stessi locali è stato girato il film Il Grande Cocomero ispirato alla vita di Lombardo Radice.

Il segreto è forse la capacità di accogliere ogni buona idea – “niente di scelto, tutt’al più qualcosa di scartato” – e di fare rete con le molte realtà associative presenti nel quartiere. Mettiamo a disposizione noi stessi, uno spazio e i mezzi” ci dice Lorenzocosì offriamo un’alternativa alla strada per crescere e strumenti di costruzione della resilienza”. Negli anni non si contano le attività promosse e le persone coinvolte, non solo collegate al reparto pediatrico, visto che in poco tempo Il Cocomero è diventato un centro di aggregazione per moltissimi ragazzi provenienti dai più disparati contesti sociali.

Tra quelle pareti i ragazzi non sono affatto soggetti passivi, ma i protagonisti dello spazio e delle attività che loro stessi costruiscono. “Gli adolescenti sono un casino, sono cangianti, fuori dai binari familiari e scolastici trovano qui uno spazio di espressione dove mettere in atto qualsiasi cosa gli venga in mente, inventare lo spazio. E forse questo vale anche per i volontari!”.

Durante i molti giovedì, pensati per non avere attività strutturate, si sono incrociate storie e persone che ancora oggi si ricordano e si incontrano. Giocando a improvvisarsi street artists, dj, pittori, ballerini, poeti, musicisti e attori (vale la pena ricordare Il condominio di via dei Sabelli, lo spettacolo costruito sulla base della vita nel reparto), i ragazzi – del reparto e non – hanno costruito legami ed esorcizzato sofferenze e disagi. Insieme a loro si mettono in gioco artisti di diversa natura che si appoggiano negli spazi dell’associazione, disposti a vivere un proficuo rapporto di osmosi con volontari e frequentatori del Cocomero. Gli spettacoli messi in scena ogni anno nella piazza di San Lorenzo sono prova di questo spirito meticcio, del fermento che ribolle in ogni semino del Cocomero e dell’integrazione con il territorio. E purtroppo anche, a dirla tutta, del disinteresse delle istituzioni. Per inciso, è una grande Zucca arancione il simbolo dell’associazione, ma non per errore, quanto “per sottolineare come le diversità possano convivere e diventare ricchezza e bellezza”.

 

 

 

L’immagine è tratta dal sito www.grandecocomero.org