Crazy 4 Africa è un documentario diretto da Tommaso Galli con protagonisti cinque utenti e cinque operatori del Centro Diurno di San Paolo della ASL Roma C. Il film è stato presentato all’ultima edizione de Lo Spiraglio Film Festival della Salute Mentale che si è tenuta al MAXXI di Roma tra la fine di marzo e l’inizio di aprile 2016. Lo Spiraglio è un Festival cinematografico giunto quest’anno alla sua sesta edizione e interamente dedicato a tematiche riguardanti la salute mentale come ad esempio lo stigma e il pregiudizio ma anche il funzionamento della psichiatria in Italia e all’estero. Crazy 4 Africa è un documentario breve ma intenso, diviso in capitoli, partenza da Roma con ritorno a Roma, ma passando per l’Africa, con tappa in Madagascar.
Si tratta di un road movie a tutti gli effetti, anzi ancora più vero e “naturalistico”, come lo definisce il regista, dove il viaggio cambia veramente le vite dei protagonisti, persone che non interpretano altro che loro stessi davanti alla macchina da presa. Non ci sono immagini di repertorio: camaleonti, animali esotici, paesaggi naturali si alternano alle baracche dove sono isolate dal resto della popolazione le persone con sofferenza mentale più grave, in stanze buie con solo una coperta e una catena alla caviglia. I farmaci, soprattutto gli psicofarmaci, sono molto costosi, lo Stato non fornisce nessun tipo di farmaco gratuitamente e per alcun tipo di malattia. La maggior parte delle persone non può dunque permettersi gli psicofarmaci o è costretta ad iniziare una terapia con la consapevolezza di non poterla portare a termine. Questo perché, come spiega un operatore del Centro Diurno, l’assistenza psichiatrica in Madagascar è piuttosto carente, e i pochi psichiatri presenti lavorano nella città capitale, abbandonando totalmente la provincia. I pochi centri sono sparsi senza un’omogeneità di organizzazione e senza indirizzo terapeutico.
I ragazzi e gli operatori del Centro Diurno romano portano la loro cucina e le loro attività come esempi di terapie umane, fatte di passioni, amicizia e condivisione. Il film è stato realizzato al quinto viaggio in Africa, in totale finora ne sono stati fatti sei, ogni volta in un diverso Paese del continente africano. Daniel spiega come in Madagascar abbia visto posti molto diversi, mostrati e narrati nei diversi capitoli del documentario: posti sereni in cui si poteva fare uno scambio culinario ed altri atroci nei quali, come si è accennato, i malati psichiatrici più gravi erano incatenati come bestie. Un operatore del Centro Diurno spiega che “gli psicofarmaci non possono sostituire le catene, non è quella la loro funzione, non è possibile aspettarsi dal farmaco l’omologazione del paziente”. Il problema è dunque chiaramente di impostazione della cura perché “il malessere va accolto e riconosciuto come il malessere di un essere umano”.