Tommy e gli altri è il documentario scritto da Gianluca Nicoletti e diretto da Massimiliano Sbrolla trasmesso lo scorso weekend su Sky Arte e Sky Cinema Cult, durante la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo (2 aprile). Il giornalista Nicoletti (Radio 24, La Stampa) è da tempo sensibile ed attivo riguardo la delicata e complessa tematica dell’autismo, e ne promuove una vera e propria “cultura”. L’autismo, in Italia, è considerato una sorta di disturbo “dell’infanzia” e “dell’adolescenza”, tant’è che con il compimento del diciottesimo anno di vita i ragazzi con disturbo dello spettro autistico per lo Stato italiano guariscono miracolosamente, ma nella realtà delle loro vite tale miracolo non avviene.
Tommy e gli altri si apre proprio durante i festeggiamenti del diciottesimo compleanno di Tommy, figlio del giornalista, il documentario dunque entra da subito nel bel mezzo delle difficoltà, non solo quelle effettive che ogni bambino autistico ha fin dalla nascita, ma anche quelle che si potrebbero evitare, a partire dai diritti negati, a questo proposito il papà di Virginia dichiara: “lo Stato dimentica che tua figlia è autistica, dimentica che è disabile tutta la vita e ti impone il pagamento dei contributi previdenziali, il cui importo è addirittura superiore alla pensione di invalidità che è percepita per tutta la vita”. Si parla poi anche dell’assistenza carente e inadeguata, ad esempio si racconta che i servizi abbiano inviato una qualsiasi “signora di paese” come operatrice/educatrice ad assistere un ragazzo autistico senza avere chiaramente le competenze per farlo; altro punto centrale del documentario sono i luoghi, quegli spazi desolati, inutilizzati ma che potrebbero diventare un centro per disabili, da dedicare “ai nostri figli autistici” ad esempio, è quello che pensa Nicoletti ogni volta che ne attraversa uno, anche nel corso del suo documentario.
Nei suoi 77 minuti di durata Tommy e gli altri affronta veramente molti temi importanti e ostici, racconta tante storie interessanti, ognuna con la sua particolarità, con la sua identità, perché l’autismo ha uno spettro molto ampio ed è infatti più corretto parlare di “autismi“. Ci sono dei tratti abbastanza comuni come il ritardo nell’utilizzo della parola, la manifestazione di crisi epilettiche, un luogo comune definisce ogni autistico come soggetto aggressivo, alcuni in realtà sono autolesionistici, altri non presentano questi tipi di problemi ma diversi altri.
Ogni autistico però è accomunato agli altri nell’avere “un modo differente di vedere il mondo” al quale spesso egli si sente estraneo, perché gli autistici sono delle persone, dei ragazzi come Tommy e Bobo, “condannati a un perenne stato angelico”. Ed è sempre uguale anche la solitudine che circonda e accomuna i genitori di questi ragazzi, a volte spinti dalla disperazione a compiere gesti estremi perché non possono sopportare l’idea che il loro figlio autistico, indifeso, possa sopravvivergli e arrancare in un mondo e in una società a lui incomprensibili.