Ansia 2.0, un podcast di Rai Play Sound

Affrontare il tema dell’ansia osservandolo da molti punti di vista, con questo obbiettivo la giornalista Federica Mura e l’autore-regista Luca Franco hanno realizzato una serie di interviste, raccolte in un podcast Rai, con esperti e performer sugli aspetti che contribuiscono a generare ansia.  

 

L’economista della felicità Stefano Bartolini, la psicologa immaginalista Selene Calloni Williams, il monaco buddista Dario Doshin Girolami, la filosofa Maura Gancitano di Teatro Tlhon, lo psicanalista dialettico Nicola Ghezzani e il mental coach Nicoletta Romanazzi, con il contributo della linguista Valeria Della Valle e degli attori Luisa Meloni e Daniele Natali, indagano sulle sorprendenti funzioni dell’ansia nella società della performance. 

 

In quattro puntate televisive Federica Mura presenta altrettanti aspetti del fenomeno psicofisico, che si presenta quando siamo nella condizione di avvertire uno stato d’ansia, con il proposito di cambiare la narrazione intorno a questo fenomeno/disturbo. Oggi abbiamo individuato questo stato, che confina con l’angoscia, come una dimensione patologica e più in generale una condizione per cui è necessario un periodo di cura o di analisi per affrontare le cause, o almeno mettere a fuoco le strategie per evitare che l’ansia “ci blocchi” davanti agli eventi della nostra vita. 

Quasi tutti gli approcci convergono sull’idea che l’ansia sia un “campanello d’allarme” per manifestarci un disagio, una questione da risolvere o anche solo un tema che ricorre nella nostra vita, di cui non ci stiamo occupando sufficientemente.  

Durante la prima puntata, “Dio Pan è morto”, la psicologa immaginalista Selene Calloni Williams introduce l’approccio che James Hillman ha portato alla luce: la mitologia  degli dei, non è altro che una narrazione di moti emotivi dell’uomo che necessitano di svolgimenti non razionali. Ad esempio, una parte importante del suo lavoro è incentrato sul mito di Amore e Psiche e dell’intervento del dio Pan nel momento in cui Psiche vuole togliersi la vita. Nella mitologia greca Psiche volendo sfuggire al dolore della perdita di Eros pensa addirittura di togliersi la vita, nel momento del salto interviene il dio-capro Pan, impedendole di compiere il gesto, attraverso un momento di “paralisi cosciente”. Pan in questo caso, con la sua parte d’istinto e grazie al suo viaggio nel regno degli inferi, porta Psiche alla salvezza.  La Calloni Williams sottolinea vari aspetti che ci permettono di vedere l’ansia sotto una nuova luce: quasi come un viaggio sciamanico, da cui si torna cambiati o addirittura più forti, ricorda infatti che Pan (panico), è l’unico dio della mitologia greca a morire.  Secondo J. Hillman il dio Pan rappresenta, da una prospettiva archetipica presente in ognuno di noi, una istanza istintiva, onirica ed erotica, che con difficoltà riusciamo a contenere in alcuni momenti della nostra vita, momenti in cui la mente vorrebbe prendere il comando delle nostre percezioni. Il riferimento all’utilizzo delle figure archetipiche si ha già con il poeta tedesco Holderlin e il filosofo Nietzseche, i quali enfatizzavano il desiderio di oltrepassare un senso comune delle cose. Il dio Pan abiterebbe il soggetto e lo dominerebbe attraverso pulsioni, perciò comprendere questo aspetto renderebbe tali pulsioni governabili, evitando di subire ed essere vittima dello stato di ansia. 

Nella seconda puntata viene affrontato il tema dell’ “Ansia da prestazione”. 

“L’ansia come la vertigine della libertà” cosi il filosofo Kierkegaard la definisce nell’uomo, la prova della libertà, mentre oggi consideriamo l’ansia come qualcosa da cui essere liberati. Lo yoga e la meditazione zen ci aiutano con il disturbo causato dall’ansia, “la pratica aiuta a calmare la mente” ci riferisce il monaco Zen Dario Doshin Girolami. Meditare, respirare e soprattutto “non fare” sono un rimedio alla continua attività della mente, che spesso, nella società in cui viviamo ci dice continuamente che “dobbiamo fare di più” o al peggio “essere di più”. Questa continua tensione e propensione al raggiungimento della migliore performance ci mette in un continuo stato di nervosismo, che può in alcuni casi condurre anche a difficili stati di angoscia. 

Nel 2018 esce il libro di Maura Gancitano, “La società della performance”. La qualità e la quantità di quello che facciamo non è mai abbastanza, siamo quasi sempre in lotta per vincere sull’altro e per arrivare primi. In questo i social giocano un ruolo fondamentale, che ci connettono agli altri sulla base di immagini o parole che ci rappresentano solo in parte, notifiche che disturbano il corso della nostra esistenza, ricordandoci che c’è sempre qualcos’altro oltre noi e fuori dal nostro vissuto che necessita la nostra  attenzione. Questa costante attenzione all’esterno, che ci allontana dal nostro sentire più profondo, ci rende fragili e instabili, quindi facilmente commendabili e vittime del senso d’inappropriatezza, generata dalla nostra logorrea mentale.  

La terza puntata parla del nostro “critico interiore”, quella voce interna che ci indica cosa fare e cosa non fare in molte situazioni. Questo concetto del “critico interiore”, che riguarda ognuno di noi, ci vuole proteggere e vuole assicurarsi che verremo accettati dalla società. D’altro canto, la sua influenza è grande, può arrivare perfino a farci ammalare, molti sono i modi, le tecniche e gli strumenti che ci permettono di convivere con questo aspetto critico. Sicuramente in situazioni di forte stress e in contesti molto richiestivi, il nostro “critico interiore” fa gli straordinari e non si ferma mai, con un dispendio delle nostre risorse energetiche molto alto. Ci possiamo sentire stanchi e spossati senza necessariamente aver fatto molti sforzi fisici, a volte siamo davvero incapaci di affrontare le sfide e gli impegni che ci siamo prefissati, perché letteralmente bloccati. Sul finire dalla puntata possiamo ascoltare un intervento che fece il famoso attore Paolo Villaggio a Mixer diversi anni fa, in cui fa riferimento alla sensazione continua e costante di inadeguatezza che Fantozzi sente, rispetto al mondo che lo circonda, un mondo che non è pronto ad accogliere le persone, con le loro fragilità e che pensa solo a correre. Maura Gancitano ci ricorda che la dinamica servo/padrone, che un tempo era riferita alla lotta di classe oppure alla dimensione di potere che le relazioni umane contengono intrinsecamente, oggi questa dinamica la viviamo proprio tra noi e il nostro “critico interiore”, siamo noi i servi governati dalla nostra voce interna che ci chiede di fare, fare, fare soprattutto per dimostrare; anche le vacanze diventano un momento per dimostrare, attraverso le foto e i social, il nostro tempo ben investito. La spendibilità di una esperienza, come se tutto dovesse essere aggiunto al curriculum, anche solo quello del bilancio personale. La mentalità economica cattura il concetto di tempo in una dimensione di investimento personale. Seneca nel 49 d. C. ci ricorda che la cosa peggiore che si può fare con il tempo è quello di rincorrerlo.. rimanendo così solo sulla superficie. La questione che oggi si pone è proprio quella del darsi il tempo per andare in profondità alle questioni. 

L’ultimo episodio parla del corpo umano che è la terminazione di tutti i moti emotivi e ansiogeni che ci troviamo a provare. Il nostro corpo è quello che dovrebbe indicarci il percorso da seguire, anche e soprattutto il percorso mentale. Tutti i disturbi che avvertiamo e che si trasformano poi in vere e proprie malattie sono la risposta che il nostro corpo ci sta dando a quello che viviamo mentalmente ed emotivamente. Per questo motivo questa puntata è stata intitolata “il corpo docente”, ovvero quello che insegna alla mente dove andare e cosa fare.