La Discesa

Fuori dalla chiesa di Vasanello una manciata di persone si era raccolta in attesa dell’uscita solenne della bara.  Beli era morto in un incidente di caccia, trafitto dalle corna dello stesso cervo a cui aveva appena sparato. Nessuno si spiegava come un uomo scaltro ed esperto come lui potesse essere morto così scioccamente, un ridicolo scivolone senza senso. La vita era stata impietosa con Beli, le rughe sul volto di sua moglie ne erano la prova, e ora questa donna doveva accettare anche una fine ridicola, un crudele paradosso. Aveva deciso di rifiutare questa cosa, con determinazione e lucidità: suo marito non era morto per aver messo male un piede. Era stato assassinato dalle maligne presenze magiche che infestavano le campagne del viterbese, lui si era battuto eroicamente, ma era perito al cospetto di forze troppo più grandi di lui. Il prete che aveva celebrato la messa le chiese l’obolo per la funzione, ma lei gli rispose che doveva essere grato di aver potuto celebrare la messa di qualcuno che sicuramente sarebbe stato fatto santo di lì a poco. E quando gli amici e i parenti cercarono di riportarla con i piedi per terra lei aveva una sola possibilità davanti. Dopo il funerale tornò subito a casa, preparò uno zaino leggero di pochi vestiti, acqua e viveri. Superò le porte del paese che le aveva dato i natali e si addentrò nei boschi, alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto trovare solo dopo averla riconosciuta.