I Vuoti di Senso che la città ci regala

Abbiamo intervistato Maria Teresa Cutrì, architetto (Centro Studi sul moderno) coordinatrice del progetto partecipato per la Biennale Spazio Pubblico: VuotidiSenso_SensodeiVuoti. Laboratori Universitari e didattici, Esplorazioni e Azioni progettuali partecipate tra Ostiense, Marconi e Portuense_ Roma, tra i vuoti urbani del conteso postindustriale”. VuotidiSenso_SensodeiVuoti definisce la struttura “in progress” di un progetto urbano a partire  da una serie di riflessioni del team di lavoro sul tema dello Spazio Pubblico recuperando e restituendo alla città i vuoti urbani all’interno del quadrante compreso tra gli assi di via Ostiense, viale Marconi e la via Portuense, la ferrovia Roma-Pisa a nord e le Mura Aureliane e il tratto di Tevere dal Ponte di Ferro (dell’Industria) a Ponte Marconi. Si tratta di un’area strategica e ad alta trasformabilità, per effetto di: uno dei sistemi infrastrutturali e metropolitani più densi della città e lo scenario industriale dismesso, dove la  maggior parte delle aree vuote, precluse agli abitanti, sono di proprietà pubblica.

Il progetto che sviluppa diversi approcci progettuali è realizzato dal team di lavoro composto da: Centro Studi sul moderno; UrbanExperience di Carlo Infante; Luciano Danieli fotografo; PierLuigi Mattera architetto; Raffaele Giannitelli  ingegnere urbanista; gli studenti di Sapienza, Facoltà di Architettura guidati: dal prof. Stefano Cassio per il laboratorio di Atelier Design1 e dalla prof. Donatella Scatena per il laboratorio di progettazione Architettonica II; infine gli alunni della Scuola Media Statale G. Bagnera (IE e IG) e del Liceo G. Keplero.

La Biennale, giunta alla sua quarta edizione, è un evento nazionale che ha visto la presentazione di molti progetti innovativi e sociali per la definizione e rigenerazione di Spazi Pubblici nelle giornate dal 25 al 27 maggio 2017 presso la Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, all’interno dell’ex Mattatoio di Testaccio. VuotidiSenso_SensodeiVuoti è stato inserito nella sezione “Viaggio nei Comuni delle buone pratiche – Fare spazi pubblici”, che accoglie quei progetti che hanno sviluppato l’obiettivo di produrre orientamenti/linee guida coinvolgendo soggetti pubblici e privati. In parallelo alla Biennale il progetto VuotidiSenso_SensodeiVuoti  è stato esposto anche presso la Casa della Città_Roma Capitale, partner del progetto insieme ad AAMOD (archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico). La mostra si è conclusa il 21 giugno con un Open Talk con ospiti, aperto alla cittadinanza condotto da Carlo Infante.

L’esperienza proposta con VuotidiSenso_ SensodeiVuoti” ha avuto come obiettivo la definizione di un metodo di lettura e progetto della città, in un  momento in cui la scarsità di risorse economiche  e la velocità di cambiamento e trasformazione continua della città, insieme a una maggiore complessità d’uso impongono nuove strategie di pianificazione.

Quindi sperimentare nuovi processi per riappropriarsi della “res publica” attraverso microinterventi progettuali di Spazi Pubblici a carattere temporaneo e collettivo tali che possano fare la differenza nel portare una reale rigenerazione di valore delle relazioni urbane, sociali e di vicinato per il benessere degli abitanti. Il progetto procede  quindi a partire dai VuotidiSenso individuati nell’attraversamento del quadrante Ostiense/Portuense, come  situazioni spaziali atopiche, aree residuali o degradate, prodotto della dismissione e abbandono delle attività industriali e spesso reimmissione di pratiche abitative e sociali marginali e/o emarginate; verdi, libere o parzialmente occupate da edifici in disuso o aree archeologiche non visitabili.

Spazi emotivamente vuoti dove tuttavia permangono tracce di memoria e per la maggior parte di proprietà pubblica, da restituire in uso agli abitanti e che rappresentano in realtà il vero tessuto connettivo del quadrante urbano e, in particolare, una risorsa importante nel quartiere Marconi, tali da svelare la bellezza in luoghi inaspettati. Ed è proprio da questi elementi, inclini, per natura alla sparizione, ma anche successivi alla sparizione stessa, che vi è traccia/senso dei vuoti.

Il Tevere è il grande Vuoto, la grande amnesia urbana e presenza irrinunciabile che riconnette i vuoti individuati e rimette insieme le parti di città tra Marconi e Ostiense per attraversamenti (semplificando) in direzione Est/Ovest. Luogo di lavoro e insediamento delle industrie -nate qui nell’ansa, alla fine dell’Ottocento secondo una visione progettuale che dava vita alla città moderna –   attraverso il quale si garantiva l’approvvigionamento delle materie approdate nei porti di Civitavecchia e Fiumicino.

La progettazione è guidata da o aspira a un ethos partecipativo che lavora su diversi fronti anche in virtù di costruire una conoscenza e coscienza dei luoghi che si abitano. Assemblare frammenti di senso è quindi parte di una Vision in progress, definita da Maria Teresa Cutrì, che diventa una modalità di montaggio immaginativo capace di restituire la frammentazione urbana con cui si mette in scena la storia dei luoghi e le storie, ordine e disordine prodotti  da sconnessioni urbane e grandi e piccoli vuoti, e permette di  introdurre e sviluppare interventi progettuali a carattere temporaneo e condiviso come le Azioni progettuali Tortuose, piccoli progetti/prototipo  che tengano conto della natura sempre mutevole della città migliorando lo standard di benessere degli abitanti trasformando la città di consumatori  in città di abitanti.

Realizzate dagli studenti universitari come microlandscape applicabili indifferentemente in diverse aree e, diversamente più  aderenti allo specifico dei luoghi indagati, i progetti di Atelier Design 1 che si sono concentrati sulle ex aree industriali e le rive del Tevere. Gli interventi più strettamente progettuali sono stati implementati e resi ancor più efficaci anche attraverso narrazioni/azioni di alfabetizzazione territoriale/sociale attraverso Cantieri Nomadi come: i Walkabout realizzati con UrbanExperience, palestra di cittadinanza attiva in cui conversando affiancati e traendo indicazioni e suggestioni dall’ambiente che si attraversa e dunque  apprendendo, si attivano di fatto dei laboratori dello sguardo partecipato e i Flanage Fotografici di Luciano Danieli capaci di illuminare di una luce diversa che restituisce sentimenti ed emozioni in una parola Senso ciò che nella città sfugge nel vivere quotidiano. Il progetto “Cartoline dalle scuole. Io … la mia città” indirizzato alle scuole del territorio e definito dal Centro studi sul moderno per VuotidiSenso ha prodotto un lavoro in cui gli alunni della Scuola Media Bagnera e del liceo Keplero hanno interpretato con intelligenza e cuore i loro luoghi d’incontro nel territorio che vivono quotidianamente. Luoghi sottratti finora alle possibilità del gioco e dell’apprendimento. Dalla scuola Bagnera, il disegno di un alunno, di un giardino circolare aperto, è stato da noi associato al simbolo giapponese del cerchio aperto in alcune rappresentazioni dell’Enso divenendo  un simbolo del progetto Vuoti, poiché sintesi del concetto di spazio pubblico come spazio relazionale ciò che tiene insieme interno ed esterno, micro e macrocosmo.

Il patrimonio del Comune di Roma zona Ostiense/Portuense si compone di vari stabili, alcuni già riqualificati, altri in via di riprogettazione. Ci auguriamo una diversa  gestione trasparente dei beni comuni, soprattutto per le aree che ancora dopo decenni, restano terra di contesa tra desiderio di cultura e innovazione e modalità residenziali.