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Il co-housing, o gruppo appartamento, è un’alternativa alle strutture psichiatriche con assistenza permanente e ha benefici terapeutici sull’autonomia degli utenti. Come se non bastasse, comporta un notevole sgravio nella spesa pubblica: si parla del risparmio di un terzo per ogni paziente. Infatti, per le cliniche psichiatriche, lo stato spende in media 3000 euro al mese per ciascuno mentre con il sistema dei gruppi appartamento la spesa si riduce a circa 1000 euro.
Il co-housing applicato alla cura psichiatrica si è rivelato una interessante metodologia di cura, per cui vari pazienti coabitano in un appartamento, con l’assistenza esterna del personale dei Centri di Salute Mentale (CSM). Queste strutture aiutano la reintegrazione, la socializzazione e l’autonomia dei pazienti. Qui infatti la riabilitazione è prevalentemente sociale, oltre che terapeutica.
Antonio Maone, psichiatra responsabile della comunità terapeutica Sabrata di Roma, è un diretto fautore del progetto dei gruppi appartamento in salute mentale ed ha avviato questa nuova metodologia di cura per circa 30 pazienti negli ultimi 10 anni. Il risultato dell’esperimento di Maone, sinora, ha avuto successo “nel 98% dei casi”. La ricerca “Gruppo Nazionale Progress”, del 2003, censisce in Italia 1374 residenze psichiatriche, di cui la metà sono gestite direttamente dai DSM e l’altra metà dal privato sociale o imprenditoriale. Nonostante questi numeri a prima vista possano sembrare adeguati, non sono tuttavia soddisfacenti per l’esigenza generale della popolazione: andrebbero aperte altre strutture.
Ma le case famiglia, come struttura intermedia, pur essendo delle strutture sanitarie, hanno una natura riabilitativa prevalentemente sociale. Questo le pone in un limbo per il quale non sono né solo sanitarie, quindi affidate alle ASL, né solo sociali, quindi affidate ai servizi sociali del comune. Manca un’integrazione tra l’assessorato alla sanità della regione e ai servizi sociali dei comuni per poterle gestire proficuamente. Pur essendoci un progetto obiettivo nazionale risalente addirittura al 1998, che richiede la presenza di svariate strutture di questo tipo sul territorio, nella realtà dei fatti succede di rado che ne vengano aperte delle nuove.
Anche dal Forum Salute Mentale Lazio la denuncia di questa problematica è stata più volte ribadita, già da una decina d’anni, confermando l’importanza dell’integrazione tra sociale e sanitario, ritornando a un tavolo comune, un po’ com’era una volta col servizio socio-sanitario nazionale.
Immagine di Millard Sheets, Tenement Flat