Medioevo e rinascimento: le epoche dei supplizi e dei rimedi magici

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Nell’arco di tutto il medioevo e il rinascimento, la psichiatria o meglio il trattamento del disturbo mentale, fece grossi passi indietro, almeno rispetto ai greci e ai romani: vi fu un abissale cambio di concezione rispetto alla cura dei pazienti psichiatrici. Infatti, in queste due epoche, la sfera psichica divenne di competenza strettamente religiosa poiché si supponeva che la follia fosse una vera e propria possessione demoniaca, considerata “male spirituale”. Tutto ciò provocava nelle popolazioni ansia e preoccupazione, le quali contribuirono a far adottare, nei confronti dei malati, più che cure, vere e proprie condanne “cure” applicate con strumenti di tortura e roghi, che erano visti come una sorta di purificazione dalla possessio diabuli.

Oltre a queste, più estreme, soluzioni vi erano molti rimedi utilizzati per la cura dei malati, che furono a dir poco curiosi. Nel trattato di medicina di S. Benedetto Crispo, ad esempio, si parla di un rimedio per cui bisognava porre un polmone di cervo sul capo del paziente o a corteccia di rafano rammollita in un bagno d’ aceto. Venivano utilizzati molti altri rimedi come l’uso della carne di lupo, corni polverizzati, cervelli di volpe, testicoli di porco selvatico, polvere di castoro, sangue di drago (che era in realtà la resina di una pianta delle Canarie, la Dracaena), ed altre meraviglie!

Ma esistevano anche i supplizi per i malati, che cambiavano a seconda della malattia e del comportamento del soggetto disagiato. Ad esempio per gli epilettici c’era la sepoltura col capo di fuori o altri, ancora, venivano lapidati, castrati, ecc.

Solo nel Cinquecento si avrà un quadro più organico delle malattie mentali: Mercuriale, Plater, Cardano, furono i primi di quest’epoca ad interessarsi di tali malattie. Cardano, ad esempio, identificò in alcune malattie mentali delle forme di criminalità, anticipando la teoria sulla patologia criminale.