Con Cocaine – La vera storia di White Boy Rick Yann Demange porta sul grande schermo la vita travagliata di Richard Wershe Jr. (Richie Merritt), un quindicenne che vive in un quartiere malfamato di Detroit insieme al padre Richard Wershe Sr. (Mattew McConaughey) e alla sorella Dawn (Bel Powley).
Siamo nel 1984 e il filmi ci mostra un padre e un figlio trattare con un venditore di armi a una fiera, raggirarlo, fare un affare e rivendere illegalmente fucili, pistole, silenziatori e altro ad acquirenti tanto sfarzosi e spendaccioni quanto violenti e spregiudicati.
Il padre di White Boy Rick (questo il soprannome dato all’adolescente dalla banda di neri che frequenta) ha il desiderio di aprire una videoteca ma non i fondi per farlo, così, mentre aspetta, e spera di racimolare soldi per realizzare il sogno di una vita normale e “a posto”, vende armi di tutti i tipi. Un giorno due agenti dell’FBI piombano in casa ed è da quell’incontro che ha inizio il tunnel nel quale viene inghiottito White Boy Rick, il più giovane informatore e narcotrafficante di tutti i tempi.
Cocaine –La vera storia di White Boy Rick è un film che sbatte in faccia il degrado delle periferie statunitensi, abitate da delinquenza e illegalità di ogni tipo, dallo spaccio di droga al traffico di armi clandestine. Cocaine mostra quartieri malfamati dove vige la legge del più forte, del più furbo e del più fortunato, in uno scenario di povertà dove all’ordine del giorno ci sono la lotta per la sopravvivenza e la difesa della propria famiglia (o del proprio clan).
In questa Detroit (che da sempre nel cinema è simbolo di disillusione, in contrapposizione alla Hollywood dei desideri) non c’è posto per una vita “normale”, tutto va per il modo sbagliato e cose che possono sembrare semplici, o perlomeno realizzabili (come aprire una videoteca, la possibilità di studiare, avere una relazione), diventano i sogni di una vita, più vicini a irrealizzabili utopie che ad obiettivi concreti.
Più del giovane White Boy Rick, nato in quel posto e cresciuto troppo in fretta (a 16 anni è già padre), è il capofamiglia Richard, interpretato da un immenso e intenso Matthew McCounaghey, a non riuscire ad abbandonare l’idea di un futuro diverso, migliore, per se stesso e la sua famiglia (la moglie lo ha abbandonato con i figli e la responsabilità di portare avanti la baracca).
Cocaine è un film duro, crudo, violento, sporco, profondamente cupo e drammatico, dove regna il buio anche quando non è notte. La pellicola di Yann Demange ritrae un mondo chiuso, pessimista e senza vie d’uscita, dove papà Richard appare l’ultimo dei sognatori, che dopo una serie infinita di disgrazie non perde l’ironia, affermando “che ci vuoi fare? Sono uno da bicchiere mezzo pieno”.
La sceneggiatura è ricca di battute di spirito, abbastanza surreali ma che riescono a produrre quell’effetto di amarezza che percorre il film dall’inizio alla fine, un film che insiste pesantemente su ogni singola negatività che capita alla famiglia di White Boy Rick, dilungandosi forse un po’ troppo e lasciando una sensazione di vera e propria oppressione che culmina nella registrazione telefonica poco prima dei titoli di coda.
White Boy Rick è uscito di prigione nel 2017, aggiudicandosi il desolante (forse ingiusto?) primato per aver scontato il maggior numero di anni in carcere per reati non violenti nello Stato del Michigan.
Voto: 6 1/2
Dal 7 marzo al cinema!