Il film “Duse” di Pietro Marcello al Festival di Venezia
Interpretazione magistrale, quella di Valeria Bruni Tedeschi nel film “Duse”. La pellicola ripercorre gli ultimi anni della ‘Divina’ tra difficoltà economiche e la grande voglia di vivere e di recitare. Il contesto storico è quello della prima guerra mondiale e l’ascesa del Fascismo. Il film, presentato all’ultima mostra d’arte cinematografica di Venezia, infatti, si svolge tra il 1917 e il 1923, anni di sconvolgimento sociale per l’Italia, che vede la Duse nel periodo dell’ultima Tournée nel Bel Paese prima della partenza per gli Stati Uniti, dove terminò la sua esistenza, precisamente a Pittsburgh in Pennsylvania, nel 1924. Recitando sempre in Italiano e soprannominata da Gabriele D’Annunzio la ‘Divina’, che ne fece sua musa e con cui ebbe un rapporto molto travagliato, l’attrice fu acclamata nei teatri di tutta Europa e omaggiata dai principali critici del tempo. Valeria Bruni Tedeschi, grazie anche alla regia di Pietro Marcello, restituisce potenza e un’intensa drammaticità, con questi lunghi e intensi primi piani che imprimono forza teatrale e grandezza al personaggio interpretato. Nello sviluppo del film assistiamo a una rinascita della Duse, quasi come una Fenice, che risorge dalle ceneri. In questa sua ripresa rifiuta prepotentemente la malattia e la morte, aggrappandosi al sogno della costruzione di un teatro futuristico che diventa quasi suo prevalente motivo di vita. Travagliato anche il rapporto con Enrichetta, sua unica figlia, che anela bramosamente all’amore della madre, la quale invece non riesce a risolvere il rapporto fra entrambe, e rimane, durante tutto il film, sospeso e incompiuto.
Il regista ha dichiarato in un’intervista al Festival del Cinema di Venezia, di non aver effettuato nessun casting per il personaggio della Duse, descrivendo la sceneggiatura come un lavoro di cucito attorno a Valeria Bruni Tedeschi, interprete intensa con la dirompenza che la accomuna a Eleonora, rivoluzionaria e atipica nel periodo Fascista: “Ciò che cerco nei miei attori è la disobbedienza civile e la rottura degli schemi, ed in Valeria ritrovo proprio questo. E sappiamo soprattutto, come il potere, da sempre,ha cercato di portare l’arte a sè, cercando di influenzarne la propria espressione. Ripercorriamo – continua il regista – assieme agli sceneggiatori Letizia Russo e Guido Silei, un’epoca in dissoluzione, specchio riflesso del nostro tempo così incerto”.
“ Ho letto molte biografie e raccolte epistolari sulla Duse – afferma la protagonista- dove la conoscenza del personaggio è risultata quasi come un viaggio, in cui si scopre il proprio compagno pian piano con una delicata e crescente intimità, l’importanza dei dettagli è fondamentale.”
Pietro Marcello sottolinea il genio creatrice della Duse, affermando che la Divina ha trasformato lo scenario moderno, essendo un’antesignana di personaggi come Stanislavskij e Strasberg, fondatori dei metodi di preparazione dell’attore teatrale più importanti, ancora attuali.