Un’arma a doppio taglio?
Ciò che l’uomo può fare, una macchina può farlo molto meglio, in questa frase accosterò al termine “macchina” l’Intelligenza Artificiale. È molto dibattuta la questione, secondo cui l’IA è per sua natura superiore a quella umana in ambiti specifici come il calcolo rapido e complesso ma non solo, e proprio per questo motivo si considera tale dono della tecnologia un supplemento di cui, nel nostro secolo, non si potrà fare a meno. Ecco come mai, utilizzare uno strumento di simile portata, anche nelle scuole è diventato assolutamente necessario.
Discutere oggi dell’uso di questa tecnica informatica in campo scolastico significa interrogarsi su come tale aiuto influenzi la didattica, l’organizzazione educativa e il bagaglio culturale degli studenti. Il tema fa affiorare sia opportunità che rischi.
Tra i lati positivi vi è, come anticipavamo prima, il miglioramento dell’apprendimento e della formazione in campo didattico, ma anche la velocizzazione di compiti amministrativi ripetitivi. Altro concetto importante è che questo omaggio della scienza può aiutare a superare delle barriere, quindi ha un ruolo inclusivo e accessibile, dunque è molto di più di uno mezzo per aumentare la produttività.
A proposito sono state formulate delle linee guida ufficiali per l’introduzione dell’apprendimento automatico tra i banchi di scuola.
Il documento precisa chiaramente che gli strumenti di questa tecnologia, con le dovute attenzioni e con una consona supervisione, possono svolgere una funzione strategica contribuendo al perfezionamento di determinati aspetti, all’accelerazione di altri, andando incontro ai bisogni di ciascuno studente. Tuttavia c’è di più, l’uso consapevole dei “Large Language Model” permette questo ed altro. Per LLM si sta facendo riferimento al programma sofisticato generato dai computer, specializzato nella comprensione e generazione del linguaggio umano. L’uso del termine “large” sta ad indicare l’enorme quantità di dati testuali come libri, articoli o simili.
Queste linee guida vietano certi usi di modelli di algoritmi facendo riferimento all’AI Act, che non è altro che una proposta di regolamento dell’UE, secondo la quale è possibile stabilire un quadro normativo per un corretto sviluppo e uso dell’IA all’interno dei Paesi membri. Questa norma europea proibisce l’utilizzo di questo strumento con tecniche manipolative; vieta la classificazione delle persone sulla base del loro comportamento sociale o delle loro caratteristiche (il cosiddetto social scoring); pertanto non è permesso giudicare le persone sulla base di dati fisici o biometrici per trarne conclusioni o illazioni in merito a opinioni politiche, convinzioni religiose e orientamento sessuale. È una pura questione di etica, altrimenti creerebbe discriminazione e risulterebbe una minaccia ai diritti fondamentali dell’uomo.
Ci sono degli svantaggi nell’uso di questa tecnica perchè si può sfruttare la sua capacità di analisi per influenzare o alterare la condotta, le decisioni e le opinioni delle persone senza che queste ne siano pienamente consapevoli.
Questi sistemi intelligenti dovrebbero garantire equità, ma questo è un concetto molto ampio e talvolta idealizzato in campo informatico, poiché è difficile raggiungerla dal momento che i sistemi imparano dai dati. Se i dati di addestramento sono fatti da esseri umani vorrà dire che rifletteranno i loro pregiudizi e le disuguaglianze esistenti nella società; il mondo informatico non solo li assorbe bensì può anche amplificarli. Intanto c’è da dire che questa nuova frontiera tecnologica si basa su materiale umano che viene trasformato in dati, la maggior parte viene da studi occidentali degli Stati Uniti oppure dalla Cina, dunque racchiudono in sé stereotipi e pregiudizi relativi alla loro cultura che è diversa da quella giapponese, tanto per dirne una.
Insomma questi software intelligenti hanno ancora molta strada da fare e la scuola è tenuta a spiegare bene come adoperarli. Un esempio da seguire è quello di Alfonso D’Ambrosio, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico “V. Volterra” di Aversa (Caserta), una figura di rilevanza nello scenario scolastico italiano per il suo approccio progressista e il suo interesse all’integrazione delle nuove tecnologie, compresa l’Intelligenza Artificiale. D’Ambrosio ha scritto per di più un manuale intitolato “Intelligenza artificiale a scuola – Una guida operativa per insegnanti e per alunni dagli 8 ai 14 anni”.
In conclusione l’intelligenza in questione sta rivoluzionando via via sempre più la nostra vita e quella dei nostri figli che vanno a scuola, il loro futuro dipenderà da come gli insegneremo ad usarla con saggezza. Questa tecnologia avanzata è un’arma a doppio taglio che sta plasmando il nostro avvenire con quali conseguenze non si sa.