È stata approvata il 16 luglio scorso la nuova legge regionale sui Servizi sociali integrati che porta delle modifiche importanti nella gestione delle risorse e degli interventi rivolti alle persone più fragili, sia dal punto di vista sociale che sanitario. Una legge che, secondo Zingaretti, “ci rende un po’ più forti, per una regione Lazio un po’ più giusta”.
Composta da 71 articoli suddivisi in 10 capi, la norma regionale recepisce dopo 16 anni la la legge nazionale 328/2000 e prende spunto da alcune importanti innovazioni nel frattempo adottate da altre regioni, come il Piano di zona ed il budget di salute.
Il provvedimento si propone di garantire i diritti di cittadinanza sociale, promuovendo dignità, autonomia e inclusione sociale delle persone più vulnerabili. Secondo i dati Istat sono un milione e duecentomila le persone con un reddito tra zero e ottocento euro al mese che attualmente risiedono nel Lazio, il 38% di queste non riesce a far fronte a una spesa non programmata di settecento euro.
Quali sono le novità più interessanti?
1. Una gestione associata tra i comuni per l’erogazione dei servizi al fine di migliorare la qualità degli interventi e della spesa attraverso il potenziamento e la riorganizzazione dei distretti socio-sanitari. La gestione associata riguarderà tutti i servizi che hanno una gestione complessa e sono rilevanti da un punto di vista sanitario. Con tale riorganizzazione si vuole favorire l’omogeneità dei servizi su tutto il territorio regionale, garantendo gli stessi servizi essenziali per tutti i comuni. I servizi essenziali sono: il servizio di segretariato sociale, il servizio sociale professionale, il servizio di assistenza domiciliare, il servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale, le strutture socio-assistenziali residenziali e semi-residenziali, il servizio di assistenza economica, il servizio di mensa sociale e di accoglienza notturna, i centri diurni e i centri anziani.
2. Un raccordo tra interventi sociali e sanitari per una spesa più intelligente delle risorse: comuni e asl saranno obbligati a rispettare una convezione che regolamenta l’integrazione socio-sanitaria dei servizi. Viene predisposta la presa in carico integrata della persona attraverso il modello del budget di salute, un approccio che prevede la pianificazione individualizzata degli interventi a partire dai bisogni e dalle esigenze specifiche delle persone. Viene regolamentato il funzionamento dei Punti Unici di Accesso alle diverse prestazioni sociali e sanitarie erogate, in modo da superare l’attuale frammentazione dei servizi.
3. Un piano sociale regionale con cui si programmeranno le politiche sociali sul territorio. La regione verificherà poi la coerenza tra piani sociali di zona e piano regionale.
4. Si garantirà la qualità dei servizi attraverso l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulla povertà e della Carta dei diritti di cittadinanza sociale a cui i comuni dovranno obbligatoriamente aderire. I cittadini avranno modo di monitorare la qualità dei servizi: a tal fine verrà anche predisposta un’anagrafe elettronica dei servizi sociali.
5. Viene riconosciuta la figura del caregiver familiare.
6. È istituito un Nuovo Sistema informativo per gestire in modo integrato le informazioni provenienti da tutti gli attori coinvolti dalla legge nell’erogazione dei servivi.
Foto: Comité des Régions /Committee of the Regions | Flickr | CCLicense
