Nereo e Lunabianca erano due pastori che vivevano sull’isola di Kaos. Il loro amore crebbe tra i pascoli verdeggianti e le lunghe e fresche giornate di primavera, in cui Nereo cantava per lei le sue canzoni più belle e lei danzava, danzava, danzava come una giovane e splendida luce.

Il loro amore raggiunse perfino gli dei dell’Olimpo che discussero tra loro se questo amore fosse degno della loro approvazione. Alcuni infatti erano infastiditi, non dall’amore in sé, ma per la sfrontatezza con cui Nereo e Lunabianca utilizzassero le arti senza aver fatto giusto voto agli dei per le loro capacità. Soprattutto Apollo (dio delle arti) e Tersicore (musa protettrice della danza) si sentirono talmente offesi che pretesero una punizione esemplare per la loro trascuratezza e Apollo, in particolar modo Apollo, aveva un gran peso sulle decisioni nell’Olimpo. Così gli fu concesso di scegliere, egli stesso, la punizione per i due amanti. Fu però Tersicore a suggerire al dio l’idea di trasformarli in pianeti: due punti immobili divisi dall’oscurità dello spazio, invisibili l’uno alla vista dell’altro da una serie di altri pianeti allineati per creare una barriera. Non si sarebbero più visti e Nereo non avrebbe potuto cantare in uno spazio silenzioso in cui la musica si possa propagare.

La punizione fu però ritenuta troppo severa da Eros, il quale si recò da Era per chiederle aiuto e convincere Apollo a cambiare la propria decisione. Era rispose che non avrebbe potuto cambiare la sentenza del dio ma propose ad Eros una soluzione per permettere ai due amanti di vedersi ancora. Dispose che tutti i pianeti si muovessero ruotando intorno ad un asse centrale (al cui centro ci fosse il sole per non indispettire Apollo) con diverse velocità in modo che, seppur per un breve periodo, tutti i pianeti tra Nereo e Lunabianca si spostassero lasciando loro un incontro e permise agli stessi di trasportare le loro voci l’uno all’altra. Così una volta l’anno, per un breve periodo, ancora oggi Nereo canta le sue più belle canzoni all’amata Lunabianca, mentre lei volteggia su sé stessa come una giovane splendida luce.