MAD PRIDE 2015. A Torino ritorna l’orgoglio dei matti

Ritorna anche nel 2015 il Torino Mad Pride, la manifestazione ricorrente per l’orgoglio dei matti.

L’appuntamento è il 13 giugno, con partenza da Piazza Carlo Alberto alle 14.00.

Il Mad Pride 2015 sarà organizzato da diverse associazioni che si occupano di salute mentale. Consisterà in spettacoli, musica, performance, assemblea itinerante dell’ascolto e ovviamente una grande festa finale presso la Caserma Occupata di Via Asti 22!

Dicono gli organizzatori che “l’approccio adottato dai servizi per la lotta allo stigma è spesso paternalistico. Si sente la necessità di proteggere gli utenti dai pregiudizi che costellano la realtà civile. Questo accade perché la cittadinanza non sa nulla intorno ai problemi della salute mentale. La lotta allo stigma non è partecipata a livello cittadino, così gli utenti vengono tutelati spesso esclusivamente dai tecnici della salute mentale.
Tutto questo non fa che aumentare, nutrire lo stigma e sospendere la possibilità degli utenti di identificare sé stessi come persone. La salute mentale è un affare che riguarda solo chi vive in prima persona un disturbo. Chiunque non viva a contatto stretto con la follia conosce, spesso, solo i luoghi comuni che ruotano attorno ad essa.
Ma sarà proteggendo gli utenti da questi preconcetti che si aiuterà loro ad emanciparsi?
Non è forse necessario che gli utenti stessi determinino le ragioni della loro lotta?
Troppo spesso viene data come assodata la distinzione fra cittadino normale e cittadino psichiatrico e da lì si parte per fare tutte le eventuali considerazioni del caso.
Perché non manifestare, invece, per il diritto ad essere pazzi? Il diritto a lavorare, ad amare, odiare, arrabbiarsi, chiedere… il diritto ad appropriarsi di questo diritto, senza doverlo chiedere.
Il Mad Pride 2015 intende porre questioni per un superamento dell’assistenzialismo, per lottare contro lo stigma senza retoriche paternalistiche, approfondire le problematiche della psichiatria tramite l’ascolto dei bisogni espressi dagli stessi utenti, trasformando il disagio nel segno di una necessità sociale e politica“.