Una vera e propria alba dell’ecologia si ha a partire tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta del Novecento. Nel 1970 in Italia si inizia a studiare l’ecologia come materia universitaria, più precisamente si trattava del corso di Ecologia agraria che si teneva nell’Università di Perugia.
Ma facciamo un bel po’ di salti indietro, fino al 1866 quando apparve per la prima volta la parola “ecologia” in uno scritto del biologo tedesco Ernst Haeckel. Già all’epoca la parola ecologia veniva usata da Haeckel per studiare i rapporti fra gli esseri viventi e tra questi in relazione all’ambiente fisico circostante. Oggi l’ecologia è considerata la scienza che studia i rapporti tra l’essere umano e l’ambiente, nonché tra gli animali e l’ambiente.
A partire dal 1864 lo studio Man and Nature di G.P. Marsh analizzava le conseguenze dell’azione dell’uomo sui cambiamenti dell’ambiente e della natura.
A tal proposito non si può non ricordare la biologa americana Rachel Carson (1907-1964), una vera e propria precorritrice degli odierni movimenti di contestazione ecologica. Il suo libro Primavera silenziosa, pubblicato nel 1962, sollevava l’enorme pericolo di un particolare tipo di pesticidi (pesticidi clorurati) dalla tossicità elevata e persistente utilizzati nei campi dove si coltivavano frutta e verdura, e assorbiti dal terreno. Carson spiegava come oltre al raccolto, questi pesticidi avrebbero inquinato anche le acque dei fiumi e, se utilizzati in quantità massicce sarebbero arrivati fino in cielo uccidendo gli uccelli, ecco spiegato il titolo del libro. Carson difatti scosse così tanto gli animi delle persone che, riunitesi in protesta contro i governi, richiesero controlli accurati su acque e cibi.
Gli anni tra il 1970 e il 1985 sono caratterizzati da movimenti di contestazione ecologica in tutti i Paesi, specialmente in quelli industrializzati poiché più inquinati. Anche la popolazione italiana è stata parte attiva di questi movimenti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, tant’è che scoppiò una fame di cultura sull’argomento e sui pericoli derivanti come l’inquinamento, la radioattività, le diossine e i cambiamenti climatici.
La pressione dell’opinione pubblica portò alle prime leggi italiane per la tutela dell’ambiente, come la legge n. 615/1966 contro l’inquinamento dell’aria, la legge n. 963/1965 e poi la Legge Merli del 1976 contro l’inquinamento delle acque. Sempre in questi anni fecero la loro comparsa anche le prime norme sulla biodegradabilità dei detersivi e sullo smaltimento dei rifiuti.
Un dibattito attuale è quello dei “limiti della Terra”, questione su cui in realtà ci si interroga fin dall’Ottocento, quando alcuni studiosi hanno valutato che le risorse naturali non sono infinite e anzi, l’utilizzo che ne fa l’uomo avrebbe potuto causarne l’esaurimento. Tra questi studiosi si ricorda l’economista e demografo inglese Thomas Malthus (1766-1834) che, già nel 1798 con il Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società, denunciava tra i pericoli più grandi quello dell’incremento della popolazione mondiale. L’aumento demografico avrebbe consumato più risorse di quelle che la Terra era in grado di produrre, portando all’impoverimento della società.
Dopo ben due secoli, a partire dagli anni Sessanta si cominciò a discutere in modo più diffuso circa i limiti della Terra e sul bisogno di arrestare la crescita della popolazione mondiale. Nel 1972 fu pubblicato il libro I limiti dello sviluppo, commissionato dal Club di Roma (associazione non governativa di scienziati, economisti, capi di Stato, dirigenti pubblici di tutti i continenti), che esortava esplicitamente a contenere l’aumento della popolazione, nonché i consumi per salvaguardare le sorti del pianeta.
Com’è immaginabile la Chiesa cattolica era, ed è tuttora, contraria al controllo delle nascite, d’altra parte si è da sempre mostrata interessata alla salvaguardia del Creato e vede in San Francesco (proclamato patrono dell’ecologia) il precursore della moderna visione della relazione tra uomo e natura.
È interessante vedere come molte tecniche odierne per la difesa dell’ambiente siano già state utilizzate in passato, con i mezzi di allora e soprattutto a fini economici. Ad esempio il riciclo dei materiali usati veniva effettuato dalle imprese per recuperare, e risparmiare, il più possibile. Ad esempio esisteva già la carta riciclata e le vecchie parti di tessuti venivano utilizzate per la produzione di quelli nuovi. Il ricuperatore o rigeneratore Cowper è un impianto che permette di recuperare il 35% del gas in uscita dall’altoforno, può essere considerato una sorta di antenato del “risparmio energetico”. Il forno Martin-Siemens ideato da Carl Wilhelm Siemens intorno al 1850 e modificato da Pierre-Emile Martin nel 1865 permetteva di diminuire fino all’80% i consumi di combustibile, in seguito fu sostituito dal forno a ossigeno e da quello elettrico.
Una questione più economica che ecologica, tuttavia il concetto di sostenibilità di cui si parla tanto oggi era stato introdotto e realizzato già nel corso dell’Ottocento.
Martina Cancellieri