Tra un caffè macchiato, uno corretto, uno decaffeinato e uno normale, ci sono differenze sostanziali, pur essendo sempre caffè alla fin fine.
Chi può dire quindi quale sia più gustoso e quale sia di gusto meno piacevole in assoluto? Nessuno.
Perché? Ognuno ha i propri gusti consolidati e il caffè, che sia corretto, macchiato, decaffeinato o normale può risultare buono o meno buono in base al gusto e alle preferenze di ognuno.
Ci può essere spazio per una critica reciproca tra chi lo beve corretto e chi lo beve normale, o tra chi lo beve decaffeinato e chi lo beve macchiato.
Ma nessuno potrà mai accertare quale sia il tipo di caffè in assoluto migliore per tutti. O quello che sia normale bere per chiunque. Non dimenticando gli inglesi, che preferirebbero il tè, e gli americani, che lo bevono lungo.
Sostanzialmente, il tema della normalità e il suo tema complementare, che è la diversità, trattati per il numero di aprile di 180gradi, sono qualcosa di molto complesso se ci si impegna a volerli sviscerare, ragionando su entrambi, quindi considerandoli legati indissolubilmente come due eterni antagonisti.
Normalità e diversità possono considerarsi due temi antagonisti, soprattutto in questa nostra contemporaneità dove ritorna il senso del razzismo, quantomeno per quel che si legge sui giornali e si sente in radio e in tv. Senza dimenticare i social network, usati in maniera bislacca e deleteria da molte persone.
Sono temi antagonisti. Proprio perché la normalità, il più delle volte, può essere considerata un rifugio in cui negare a se stessi la fonte del proprio disagio. E il disagio personale è spesso frutto di una diversità e di una non omologazione al “normale”. Per quanto ognuno sia diverso dall’altro, tutti abbiamo bisogno di fare i conti con noi stessi, riflettendo su ciò che è diverso tra sé e gli altri.
Il vero disagio è proprio quello che emerge una volta che si è incominciato a riflettere su ciò che bisogna conoscere di se stessi, comprendendo la propria diversità e ricercando la normalità non come rifugio in cui involvere ma come equilibrio per evolvere.
Gli esempi di normalità intesa in senso involutivo sono molteplici. E racchiudono in maniera forte o meno forte lo stigma e il pregiudizio, quindi la mancanza di rispetto e la mancanza di apertura verso l’altro, che invece è sempre un punto di riferimento per capire se stessi. Si pensi alle tante forme d’odio ingiustificato per i migranti e per le altre minoranze della società.
Per evolvere, invece, c’è bisogno di capire che purché il caffè si possa bere normale, macchiato, decaffeinato e corretto con liquore, è opportuno rispettare chi beve un caffè diverso da quello che per noi è normale bere ogni giorno. È proprio grazie a ciò che si può bere un caffè in tutta tranquillità. Ed è così che si trova la normalità.