Sessualità e morale al tempo di internet

Oggi la sessualità ha bisogno di una nuova morale. Ricostruirne una è compito collettivo. Altrimenti sarà il mercato, disordinatamente e voracemente, a definire la nostra morale. Che, volenti o nolenti, esiste, perché riguarda i nostri comportamenti e il giudizio collettivo che ne diamo.

Una nuova morale non può prescindere dalla realtà e quindi dalle nuove tecnologie, che aumentandola, la modellano. Ma sempre di realtà si parla. Ad esempio, è inutile cercare di definire una morale che non tenga conto della possibilità di riprendere con il cellulare un qualsiasi evento e poi metterlo in rete. Poco serve lamentarsi delle conseguenze. Quando un video diventa virale è perché ha attratto l’attenzione di migliaia di persone. I commenti che ne seguiranno potrebbero essere massacranti. Eppure sembra alquanto ardua l’impresa di impedire che questo succeda. Evitiamo ora di parlare di comportamenti punibili penalmente. Rimaniamo nell’ambito della morale. Ragazzini che riprendono col telefonino un compagno di classe disabile deriso da un gruppo di persone o scene di sesso riprese in intimità e poi caricate su youtube. Ciò che un tempo rimaneva vissuto in circoli ristretti ora si estende potenzialmente a tutti gli esseri umani che godono di una connessione internet. Per quanto si spera che la gran parte di essi abbia di meglio da fare.

Ma cosa fare? Cosa dire? Si può censurare una persona perché ne deride un’altra? Anche con commenti aggressivi come spesso in rete se ne trovano. Difficile proteggersi da ciò, perché se ci si riflette un attimo non è altro che la realtà. Una realtà deprimente perché offre uno spaccato alquanto triste di noi stessi, ma pur sempre la realtà che abbiamo. E nessuno può scappare dalla realtà solo perché non risponde alla maniera desiderata.

Il discorso sulla sessualità, che con questa realtà deve fare i conti, può e deve però essere sviluppato. Innanzitutto, perché abbiamo bisogno di una nuova morale del sesso? Perché quella vecchia non risponde più alla realtà. Generare una nuova morale significa anche combattere il moralismo, che è quella odiosa tendenza a giudicare secondo il double-standard, il due pesi e due misure. Un esempio è giudicare “troia” la donna finita in rete in un video dove la si vede praticare sesso orale. Ora, la gran parte delle persone amano il sesso orale. Il solo vedere che una donna lo pratica non dovrebbe essere motivo di insulto. A chi è che non piace il sesso orale? Chi è che non lo pratica? Il sesso è per sua natura eccitazione. Al di là di qualsiasi regolamentazione, il sesso agisce e si esplica attraverso l’eccitazione. Quindi che senso ha criticare un qualsiasi comportamento all’interno dell’atto sessuale teso ad aumentare l’eccitazione stessa? Ancora peggio: perché giudicare negativamente negli altri ciò che magari si richiede per noi stessi. Tutte le donne e gli uomini (o quasi) praticano sesso orale. Che essi siano le nostre madri, padri, o addirittura figlie e figli. Abituiamoci a darlo per scontato. È già così. Bisogna solo rappresentarlo socialmente. Non nel mondo della pornografia (considerato come borderline), ma in quello della nostra quotidianità. Il sesso è eccitazione. Ogni forma di eccitazione dovrebbe essere considerata moralmente accettabile? In realtà è per questo che serve costruire una morale collettiva. Possiamo accettare la pedofilia? E il sesso con animali? O con i morti? Può sembrare ridicolo ed assurdo, ma non lo è. Il Canada ha varato una legge che definisce legali gli atti sessuali con animali, purché non vi sia penetrazione. Alcuni stati degli Stati Uniti proibiscono il sesso orale tra coniugi, ma non atti sessuali con i defunti. In Virginia solo nel 2016 i matrimoni tra maschi adulti e bambine di 12 anni sono stati resi illegali. Ma molti altri stati nel mondo li considerano perfettamente accettabili. E così via.

La questione della sessualità è una questione enorme. Per questo bisogna affrontarla per definire una morale che sia accettabile, nel senso che abbia relazione con il reale, quindi legittima. Senza questa connessione la morale sarebbe solo repressione o non sarebbe morale, intesa come comportamenti condivisi.

Ai giorni nostri vediamo nel sesso, come in quasi tutte le altre sfere, uno scontro di morali. Che potrei provare a sintetizzare in questa maniera:

  1. La morale conservatrice. Deriva dalla morale borghese ottocentesca e vede una rigida divisione tra pubblico e privato. La sua persistenza dà vita a quel moralismo che si è visto prima. È quindi superata dalla realtà.
  2. La morale libertaria. Qui, il sesso è spinto verso ogni sua possibile declinazione pornografica. La libertà dell’individuo senza limiti.
  3. La morale progressista. Condivide con la prima una buona dose di moralismo. Difende pubblicamente la libertà di comportamento sessuale, ma insegna privatamente ad un certo decoro di classe.

La questione che mi sembra più impellente è che la morale derivante dal cristianesimo e declinata dalla società borghese, tendenzialmente colpevolizzante e maschilista, resista ancora, ma non ha più una sua legittimità nell’attuale realtà sociale. Detto in altri termini, pezzi della società sono già andati oltre, e di molto, e sono perfettamente accettati: non stanno ai margini. Questo di per sé invalida la precedente morale. Se si entra in un sexy shop della California o dell’Oregon o di qualche altro stato “liberal” degli Stati Uniti si può trovare un ambiente pulito, decente, dove hanno luogo incontri culturali sul tema della sessualità. Dove si può avere consulenza sull’oggetto che meglio fa al caso nostro per aumentare l’eccitazione nel sesso. O ritirare un opuscolo che mette in guardia dagli inconvenienti del sesso anale, dall’eloquente titolo “Shit happens”. E tutto questo, attraverso internet, entra nelle case anche delle regioni dove questa libertà non è ancora sancita, dove il discorso sul sesso è, almeno in parte, tabù. È chiaro che una visione colpevolizzante del sesso quando, all’interno dello stesso orizzonte culturale, si hanno di queste realtà sia del tutto anacronistico.

Il problema è che, tolta quella morale, non se n’è costruita davvero una alternativa. Di fatto si è lasciato fare al mercato. Che ha prodotto sempre più pornografia, rendendola sempre più consumo di massa e quindi facendola entrare come fatto compiuto nella vita di tutti. Il problema è che il mercato ha un’unica morale: la mercificazione.

Affrontare il tema della sessualità oggi vuol dire chiedersi collettivamente chi siamo e cosa possiamo essere, evitando di risponderci cosa vogliamo essere. La morale viene generata dallo specchiarsi in quanto gruppo umano e riconoscersi nella nostra rappresentazione collettiva. Dirci cosa vogliamo essere, senza considerare gli elementi del Reale, non aiuterebbe nessuno, perché in fondo non risponderebbe alla domanda “chi siamo?”.

La scuola non mi sembra tra l’altro il luogo più idoneo, come ho sentito dire, per educare le nuove generazioni alla sessualità o al cyberbullismo. Non voglio dire che la scuola non abbia un compito importante. Ma la scuola è il luogo dove le vecchie generazioni insegnano qualcosa alle nuove. Qui si tratta di creare insieme qualcosa di inedito. Come potrebbe quindi la scuola adempiere a questo compito? Al massimo potrebbe accompagnare questo processo. E sarebbe sicuramente utile.

Ora, noi viviamo in un tempo dove nuove richieste di nuove identità sessuali si moltiplicano. Un tempo dove tutto viene condiviso rapidamente attraverso la rete. E che spesso viene dimenticato dopo poco tempo e una valanga di commenti, ma senza grandi riflessioni. Per affrontare tutte queste sfide serve che guardiamo alla sessualità con occhio nuovo e il più possibile collettivo.

Definire la morale sul sesso è spesso uno degli atti fondanti un potere. Ne è l’essenza e la base di legittimazione. Oggi non sorprende dunque che la morale sul sesso sia affidata alle forze del mercato, che le stanno contendendo alle più antiche forze del conservatorismo borghese. Per questo credo che sia necessaria una valutazione collettiva di cosa sia il sesso. Anche tenendo conto delle nuove tecnologie, che intervengono nella nostra attività sessuale e nella nostra rappresentazione di noi stessi, individualmente e collettivamente.

Ho qui provato ad offrire alcuni spunti. Superare il moralismo e liberarsi del doppio standard. Accettare la realtà virtuale per integrarla nella nuova morale. Rappresentarsi collettivamente come soggetti sessuali. Considerare il sesso per quello che è: eccitazione in atto.

Non ha infatti senso decidere a priori cosa sia da accettare e cosa no. Finiremmo per utilizzare come metro per giudicare ciò che è lecito il paradigma morale precedente o quello informe definito dal mercato. In entrambi i casi si verrebbe a creare uno scontro tra ciò che realmente siamo e l’idea costruita di noi. Definire una nuova morale sul sesso è, in fondo, un’azione altamente politica e non è possibile separare il sesso dalla nostra stessa propensione politica. È quindi una sfida non solo eccitante, ma anche necessaria. E aggiungerei: di una certa urgenza.

 

Francesco Ventura

Dottorando in Geografia Politica all’University College of Dublin.

PhD Candidate in Political Geography at the University College of Dublin.

 

Foto di Scott Maxworthy   (CC BY-NC-ND 2.0)