E’ cambiato tutto, e ce ne siamo accorti: lo smartphone è diventato il principale strumento con cui i ragazzi accedono a internet. Viene usato quotidianamente per navigare su internet e social media dal 97% dei ragazzi di 15-17 e dal 51% dei bambini di 9-10.
Il 77% di adolescenti e ragazzi usa internet tutti i giorni per comunicare con amici e famigliari e più della metà si intrattiene quotidianamente con i social media per guardare video e/o visitare e monitorare il proprio profilo social. Dati che ci danno la misura dell’enorme agorà virtuale, in cui i ragazzi di oggi sono immersi e coinvolti, spesso senza avere gli strumenti per usare correttamente tali mezzi di comunicazione, esposti senza alcun filtro ai contenuti multimediali più diversi.
In questa nuova piazza, virtuale, avvengono comportamenti aggressivi, conflitti, dispute di ogni genere, in una dimensione parallela, ma con conseguenze molto reali: dimensione troppo spesso ignorata e/o sottovalutata da genitori, insegnanti ed educatori.
Cristina Cammarata, psicologa esperta nell’ambito del contrasto al cyberbullismo, ci ha spiegato alcune nozioni e aspetti di questo fenomeno dilagante. Ogni caso di cyberbullismo, ci racconta, è come un’epidemia – si pensi alla diffusione virale dei video – da cui la vittima non può quasi difendersi.
Per tale motivo è fondamentale intervenire a 360 gradi, coinvolgendo non solo le vittime ma anche il cyberbullo e gli adulti di riferimento: “la vittima vive dei veri e propri drammi a volte, ma l’attenzione deve essere riposta anche nei confronti del cyberbullo perché comunque anche lui esprime delle fragilità ed è esposto a delle conseguenze”.
Provando a dare una definizione precisa al problema, la dott.ssa Cammarata ci spiega che il cyberbullismo è un atto aggressivo, compiuto da un individuo o da un gruppo di individui, ripetuto nel tempo, che si verifica attraverso strumenti tecnologici per colpire la vittima.
“Coinvolgendo la rete, il cyberbullismo avviene ovunque: a scuola, nei luoghi aggregativi ed anche a casa, per cui le vittime si trovano sempre esposte a questo rischio. Fondamentalmente nasce con l’uso degli strumenti elettronici, per cui se da un lato internet offre delle opportunità ai ragazzi, dall’altro li espone a rischi molti alti.
I motivi alla base del cyberbullismo sono tanti. Il cyberbullo agisce “dietro” la rete, molto spesso per acquisire popolarità all’interno di un gruppo. La propria identità viene definita a partire dall’esaltazione delle diversità e delle differenze. Ciò che spinge all’atto di cyberbullismo può essere ad esempio una caratteristica fisica, una disabilità o l’orientamento sessuale di una persona. Viene attaccata quella che può essere una fragilità, come nel caso di una disabilità della vittima. Il motivo quindi si trova in qualsiasi occasione per colpire e isolare la vittima.”
L’agorà virtuale, in cui si svolge l’atto di bullismo, favorisce questa strumentalizzazione dell’Altro, non più visto come una persona fisica che prova delle emozioni, ma piuttosto come un bersaglio, un ‘oggetto’ da colpire, per far emergere un punto di vista, un’opinione, un’idea sul mondo. Spesso di carattere identitario.
Ed il fenomeno è in costante aumento, come ci rivela l’ndagine EU Kids Online, realizzata da OssCom – Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con La Direzione Generale per lo Studente e la partecipazione del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, nell’ambito del Protocollo di Intesa fra il MIUR e l’ATS Parole Ostili.
La ricerca si è posta l’obiettivo di monitorare l’accesso, gli usi, i rischi e le opportunità di internet per i ragazzi italiani.
“Il questionario è stato somministrato faccia a faccia in contesto domestico (ma auto- compilato per le domande sensibili) a un campione rappresentativo (metodologia random walk) di ragazzi e ragazze di 9-17 anni. Il questionario è stato sottoposto a un test cognitivo con ragazzi e ragazze di ogni fascia di età (9-10, 11-12, 13-14, 15-17) finalizzate a testare il livello di comprensione delle domande soprattutto da parte dei più piccoli, e a trovare le espressioni più appropriate per indicare i singoli rischi e per valutarne gli effetti.
Per questioni etiche, e come già in EU Kids Online 2010 e in Net Children Go Mobile alcune domande (sul sexting, sui contenuti user generated inappropriati, e il nuovo modulo sul cyberhate) non sono state poste ai bambini di 9-10 anni.”
Cosa emerge dall’indagine?
“Il 31% degli intervistati (fascia 11-17 anni) ha dichiarato di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi contro un individuo o un gruppo, attaccati per il colore della loro pelle, nazionalità̀ o religione. Di fronte a questi contenuti i ragazzi hanno provato tristezza (52% dei casi), disprezzo (36%), rabbia (35%) e vergogna (20%) ma nonostante ciò il 58% del campione afferma di non aver fatto nulla. Il 42%, comunque, ha cercato di aiutare la vittima.”
Il 6% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni sono stati vittime di cyberbullismo nell’ultimo anno, mentre il 19% ha assistito ad almeno un episodio in rete di violenza verbale. I ragazzi si dividono equamente fra quanti hanno cercato di aiutare la vittima (49%) e quanti non hanno fatto nulla (50%). Aumenta l’esposizione a siti o blog con discussioni legate a contenuti negativi razzisti e discriminatori (33% degli intervistati).
E come reagiscono i ragazzi al cyberbullismo?
“Ancora alto il numero di ragazze e ragazzi che adottano risposte passive ai rischi di Internet, ignorando il problema o sperando che si risolva da solo (35%). Nel 25% dei casi non parlano con nessuno delle esperienze su internet che li hanno turbati o fatti sentire a disagio e nel 27% dei casi risolvono il problema chiudendo semplicemente la pagina web o l’app che stanno leggendo/utilizzando. Il 22% di chi ha avuto un’esperienza negativa su Internet ha reagito bloccando un contatto sui social network. Il 10% ha modificato le proprie impostazioni di privacy in seguito a un’esperienza negativa, e solo il 2% ha segnalato contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme. Ma se si decide di rivolgersi a qualcuno, i problemi causati dalla Rete si affrontano o con amici (47%) o con i genitori (38%).”
Fonte: http://paroleostili.com/ricerche/eu-kids-online-per-miur-e-parole-o_stili/