Fra i tanti eroi che affollano ogni variopinto, luminoso e dinamico universo fiabesco, nelle favole dello psichiatra ligure Francesco Bollorino (Iris., Alpes Italia, pagg.122, 13 euro) fanno la loro comparsa tanti personaggi che sembrano attingere la loro natura dal mondo della diversità, dell’essere in qualche modo degli “irregolari” rispetto alla norma. Fra le pagine del libro, la cui lettura può essere illuminante per grandi e piccini, fanno infatti capolino tanti personaggi emblematici che divergono dalla normalità e che, per qualche ragione, portano con sé una ferita. Ma che si salveranno grazie all’amore, cifra che permea tutte le favole di Iris.
Così il Principe senza Memoria che per ricordare il volto della “più bella delle bellissime figlie del suo Visir” ne disegna i tratti in continuazione, senza volerlo – oltre a riuscire a sposare la sua amata – inventa la scrittura. Così il Re povero viene scelto fra i tanti pretendenti, proprio perché porta in dote alla principessa Aziza nient’altro che il suo amore. Così un altro giovane Re, il protagonista di Sul ripido crinale del chissà, al quale una magia cattiva ha portato via la considerazione di se stesso, lasciandolo “sempre insoddisfatto, sempre incredulo e timoroso dell’altrui giudizio, sempre triste, solo”, dopo un lungo e difficile peregrinare nel Deserto sana le sue ferite grazie al prezioso aiuto del Vecchio Saggio, riprendendo quindi il suo cammino forte e saldo. E ancora il Bambino a espansione, che quando è in imbarazzo anziché arrossire si gonfi a e si solleva verso l’alto come un palloncino e vive nel terrore di essere messo in difficoltà e che – dopo tanto penare – trova la sua ancora di salvezza in una ragazza. Che stringendogli la mando lo rassicura per sempre dalle sue insicurezze. E infine Gigi, il protagonista della favola che nasce dal lieto fine e che, al contrario di tutti gli abitanti del suo mondo automatizzato, rifiuta le medicine della “felicità senza desideri”, per scoprire – come sottolinea nella prefazione al libro Massimo Recalcati – che può “essere felice solo se è libero di essere infelice”.
È l’amore che permette, qui come nelle altre favole di Iris, l’accesso a un nuovo senso del mondo. O che restituisce ciò che si è perduto. Senza proporre, come si sarebbe portati a credere, un mondo parallelo alla realtà. Come ci ricorda ancora Massimo Recalcati, “le radici della fiaba affondano nella materia più viva e incandescente dell’esistenza: la vita, la morte, il sesso, la solitudine, le difficoltà dello stare insieme, il coraggio e la paura, la giustizia e l’ingiustizia, la saggezza e l’imprudenza, l’anormalità diversa e la finzione della vita ordinaria. Con un protagonista assoluto però che è sempre l’amore”. Anche l’arcobaleno, come racconta Iris la fiaba che dà il titolo al libro, nasce proprio dall’amore di una fata per il sole. Un amore fedele e resistente a tutte le prove e a tutte le intemperie. Che il sole alla fine (e a dispetto del suo narcisismo) sceglierà, portando Iris con sé e stemperando nel cielo i colori dei suoi occhi, dei suoi capelli, del suo sangue e delle sue vesti sgargianti e delicate. Quei colori che ancora oggi rapiscono il nostro sguardo quando alziamo gli occhi verso l’alto alla fine della tempesta.
Paola Sarno
Foto: Jasmine Gerola | Flickr | CCLicense