Donne sull’orlo di una crisi economica

La crisi economica ha un’accezione di genere.
I nuovi dati Istat parlano di una crisi tutta al femminile

di SAMYRA MUSLEH

Non sono rassicuranti i nuovi dati Istat che dimostrano un tasso di disoccupazione femminile tra i più bassi in Europa. “Ad essere espulse dal mercato del lavoro sono le donne, soltanto le donne : 42 mila di loro hanno perso il posto e sono rimaste a casa, mentre l’occupazione maschile rimane sostanzialmente stabile”.
È Laura Boldrini, presidente della Camera a sottolineare come questa crisi stia incrementando un divario di genere che nel mondo del lavoro esisteva già in assenza di crisi.

Che la metà dei ministri di questa legislatura nel nostro paese abbia nei cromosomi la doppia X, in questo caso purtroppo ancora non ha fatto la differenza perché il precariato femminile genera notevoli preoccupazioni. Un’interessante progetto promosso l’8 marzo dall’Assessorato Regionale delle Marche ai Diritti e Pari Opportunità ha deciso di intraprendere un percorso per la valorizzazione del lavoro femminile attraverso numerose proposte in collaborazione con l’Osservatorio di Genere, le Università di Camerino e Macerata e il Comune di Macerata con il progetto RIPARO. Lo studio, condotto attraverso un’analisi sui lavori di settore associati al genere, ha portato alla luce un crescente interesse da parte del management femminile su tematiche relative alla green economy e l’industria agricola, settori che possono essere validi strumenti per difendersi dalla crisi stessa. Una regione che ha dimostrato un’inversione di tendenza e dopo una perdita occupazionale crescente fino al 2013, dalla fine dell’ottobre 2014, secondo l’indagine dei Centri Studi Cna e Confartigianato su dati Istat, è aumentata del 5,4%. Un piccolo antro luminoso che vede nello stesso periodo un aumento delle imprese marchigiane guidate da donne: da 39.434 a 39.796. Una risorsa, quella dell’imprenditoria femminile propria di alcune caratteristiche di genere come la tenacia e la determinazione in tempi di crisi, che si rinnova in attesa di vedere l’applicazione delle nuove norme sul piano di riforme del lavoro (JobAct) soprattutto per quanto riguarda la maternità. Ma i passi da compiere sono in molteplici direzioni, perché, come ha affermato l’ultimo report del Global Gender Gap, la graduatoria mondiale che valuta la disparità di genere vede l’Italia al 7° posto appena dopo la Cina. Nonostante i dati scoraggianti, forse la caparbietà del genere saprà far fronte a questa crisi che sembra non finire, trasformando l’abbandono e le fratture socio-economiche in sinonimo di rinascita e sfruttandole come un’ulteriore tappa di crescita nel proprio processo di emancipazione.

Foto: state library Victoria Collections