Proposta dell’Associazione “180amici Puglia” di un
“Coordinamento Regionale Pugliese e Nazionale per un cambiamento culturale in Salute Mentale”
Il Coordinamento intende riunire a livello regionale pugliese e nazionale le persone con esperienza diretta di disagio psichico, i familiari, gli operatori della Salute Mentale e tutti coloro che lo desiderano (cittadini particolarmente sensibili al mondo della Salute Mentale) al fine di avviare un cambiamento culturale in Salute Mentale.
In particolare gli associati ritengono fondamentale l’organizzazione dei servizi in senso comunitario con al centro la regia del servizio pubblico attraverso l’utilizzo prioritario dei Centri di Salute Mentale.
Il Coordinamento intende impegnarsi per far sì che i Centri di Salute Mentale divengano luoghi facilmente raggiungibili, attraversabili, in cui poter entrare e uscire, con le porte aperte, allocati all’interno del tessuto sociale, con locali accoglienti ed esteticamente decorosi, aperti il più possibile (quanto meno sulle 12 ore in tutti i giorni feriali), con un bacino di utenza non superiore ai 100.000 abitanti.
Solo divenendo luoghi di opportunità sociale e di emancipazione per tutti, dall’utenza allargata e dall’insieme della cittadinanza di riferimento territoriale, solo allora tali luoghi verranno riconosciuti, ritenuti propri e difesi fortemente dalla Comunità.
Il Coordinamento chiede che i Centri di Salute Mentale siano dotati di personale delle diverse qualifiche, non solo medici e infermieri ma anche psicologi, assistenti sociali, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica, sociologi; che i Centri di Salute Mentale prevedano all’interno dei propri locali la presenza di associazioni per la tutela della Salute Mentale; che le associazioni possano essere partecipi dei percorsi di riabilitazione e punto di riferimento per chi lo desidera attraverso sportelli di front office; che le associazioni vengano coinvolte nelle decisioni sull’organizzazione dei servizi. Il Coordinamento si impegnerà affinché i Centri di Salute Mentale sviluppino non solo percorsi di “terapia” ma anche di prevenzione, a partire dalla collaborazione con scuole di ogni grado ed università, di ri-abilitazione nonché di mediazione e trasformazione culturale e di inclusione sociale, attraverso tirocini formativi o inserimenti lavorativi presso aziende private. Solo in questo modo si potranno avere Centri di Salute Mentale forti in grado di rispondere alle complesse esigenze delle persone che vivono la sofferenza psichica, attraverso il metodo a “whole life” (a vita intera) che va ben oltre la specifica terapia psicofarmacologica e psicoterapica.
I membri del Coordinamento ritengono che ogni CSM dovrebbe essere in grado di fornire all’utenza una “accoglienza diurna” e, in caso di necessità, anche una “accoglienza notturna” per prevenire ricoveri incongrui o inutili; questo fino a quando non sarà possibile organizzare Centri sulle 24 ore, contando sulla flessibilità oraria degli operatori e sulla collaborazione dei Soci Esperti delle Associazioni che collaborano con i servizi.
I Centri di Salute Mentale, oltre a fornire le attività ambulatoriali, dovrebbero investire nell’assistenza domiciliare, attualmente carente. Dovrebbero inoltre organizzarsi per poter garantire molte altre attività, soprattutto laboratori di formazione e inserimento lavorativo per la cittadinanza, dotandosi per esempio di servizio mensa e di stanze per l’accoglienza diurna ed eventualmente notturna.
Per quanto riguarda i Servizi di Diagnosi e Cura questi dovrebbero essere dotati di pochi posti letto e gestiti in modo “no restraint” (non-contenzione e porte aperte). I soci credono che questo possa diventare realtà diffusa in tutta l’Italia se si punta, anche politicamente, su un rafforzamento dei Centri di Salute Mentale: con una trasformazione dei Dipartimenti di Salute Mentale in tal senso, come ampiamente e scientificamente dimostrato in realtà dove ciò è avvenuto, sarebbe possibile un notevole ridimensionamento del fabbisogno di posti letto ospedalieri dipartimentali. Questo avrebbe tra l’altro come risultato auspicabile una riconversione della spesa con la possibilità, a costo zero, di migliorare e rendere finalmente congrue le risposte ai bisogni della popolazione nel campo della salute mentale. Inoltre, affrontando la tematica in maniera generale, si tratta anche di eliminare le disuguaglianze in tema di salute in Italia create da una non equa distribuzione delle risorse che penalizza in particolar modo le regioni del sud Italia. Questa disuguaglianza ha portato ad avere 21 sistemi sanitari diversi nella nostra nazione.
Il Coordinamento ritiene fondamentale una politica che porti a bilanciare il rapporto, da anni squilibrato, tra il servizio pubblico ed il privato sociale; è sotto gli occhi di tutti l’ingessamento del circuito riabilitativo residenziale che assorbe una gran parte della spesa psichiatrica, con un notevole rischio di cronicizzazione, data anche l’estrema debolezza dei servizi territoriali. E’ urgente che si sviluppi un rinnovato clima di collaborazione tra il privato sociale ed il servizio pubblico, quest’ultimo con ruolo riconosciuto di guida. Il Coordinamento ritiene necessario ed urgente che venga finalmente superato, politicamente e culturalmente, il paradigma del posto letto, sia ospedaliero che residenziale, che tanti danni ha provocato negli anni successivi alla legge 180. Va invece utilizzato il metodo del budget di salute, ormai da anni validato nell’esperienza e nelle evidenze scientifiche: il budget di salute, accorpando le diverse risorse umane ed economiche in una regia univoca, permette la costruzione di un progetto individualizzato che tenga conto delle difficoltà ma anche delle risorse di ognuno, costruzione condivisa dai diversi attori ed in primis dalla persona stessa interessata.
Il Coordinamento ritiene fondamentale la realizzazione di interventi di ricerca all’interno dei servizi di salute mentale, prioritariamente finalizzati alla valutazione degli esiti e dei processi, con una preferenza per l’utilizzo di metodologie partecipate e multi-stakeholders (multilaterali). In linea con quanto avviene in altri Paesi, il Coordinamento auspica la creazione anche in Italia di Centri di ricerca collaborativa e user led (utente guidato), in cui cioè le persone con esperienza diretta di disagio possano contribuire a gestire l’intero processo di ricerca.
Il Coordinamento si rende disponibile a fornire contributi consultivi ai decisori politici e, come soggetto formatore, si mette a disposizione di qualunque realtà dovesse richiedere il suo contributo scientifico ed esperienziale.
Il Coordinamento riconosce i risultati ottenuti dalla ricerca del CNR con il Centro Sperimentale Pubblico “Marco Cavallo” del DSM dell’Asl di Brindisi. Da questa è possibile evincere che il “Marco Cavallo” è orientato alla recovery (riprendere in mano la propria vita) ed è un potenziale luogo di formazione per nuove figure di Peer Support (supporto alla pari). Da 4 anni, in maniera ufficiale, il Centro sta sperimentando la co-gestione portata avanti da 3 operatori part-time e dai soci dell’Associazione 180amici Puglia. La peculiarità di questa esperienza consiste nel quotidiano confronto tra operatori, persone con esperienza, familiari e cittadini comuni che si ritrovano ad essere a stretto contatto giorno per giorno. Ne derivano un continuo arricchimento di qualità personali e di competenze per tutti coloro che ne sono coinvolti, quindi una recovery non individuale ma collettiva. Inoltre le persone con esperienza diretta di disagio psichico riescono attraverso questa esperienza, che li vede attivamente coinvolti nei principali servizi utili a mantenere vivo il centro, a trovare la maniera di “auto curarsi” quindi di prendersi cura di se stessi e di essere di supporto per gli altri (e ci riferiamo a tutti coloro che vivono il centro, operatori compresi) poiché all’interno del Centro è possibile respirare un clima di automutuoaiuto. Inoltre la co-gestione rappresenta anche un esempio di budget di salute: i SEPE (soci esperti per esperienza), in questo caso con esperienza diretta, hanno un regolare contratto di lavoro per svolgere dei servizi; trattandosi di un percorso di recovery sono comunque monitorati dall’equipe dell’Unità Operativa di Salute Mentale Mesagne – San Pancrazio. In questo modo il budget di salute funge da percorso terapeutico oltre che da reinserimento sociale e lavorativo.
Per quanto affermato il Coordinamento auspica che il Centro orientato alla Recovery “Marco Cavallo” possa continuare la sua opera e che il suo modello gestionale sperimentale venga inserito in via stabile all’interno dei Servizi per la tutela della Salute Mentale dalla Regione Puglia; auspica altresì che in un futuro imminente su tutto il territorio regionale e nazionale possano nascere altri spazi orientati alla recovery ispirati ai suddetti principi e linee guida che abbiano comunque una loro identità con peculiarità proprie: questo perché saranno portati avanti da altre persone con caratteristiche proprie e individuali.
Il Coordinamento si riserva e si impegna a mettere in campo ogni iniziativa che riterrà utile al raggiungimento dei suoi scopi e principi.
I membri tutti sottoscrivono ed approvano il presente documento riconoscendosi in esso.
Per informazioni e adesioni alla proposta: