Terremoto, il lavoro degli psicologi sul campo

Emanuele Sirolli è uno psicologo che lavora ad Arquata del Tronto supportando le persone colpite dal sisma dello scorso agosto all’interno di un equipe dell’Asur Marche. Il terremoto, lui, aquilano, lo ha già vissuto in prima persona nel 2009 e anche in quel caso è stato da subito in prima linea mettendo a disposizione la propria professionalità per dare sostegno psicologico. Lo abbiamo intervistato per parlare del suo lavoro ad Arquata e farci raccontare come si lavora sul campo, come sono organizzati i servizi e quali difficoltà si incontrano.
Cosa si intende per psicologia d’emergenza?
Si intende quella forma di psicologia che si muove prettamente nei luoghi in cui si verifica un’emergenza. Può essere per esempio un terremoto, una crisi bellica o un altro tipo di catastrofe naturale. Lo psicologo d’emergenza lavora in questi contesti per aiutare a gestire il trauma subito supportando le persone nel nuovo corso che ha preso la propria vita dopo la catastrofe: dopo un’emergenza c’è sempre un riadattamento ad una nuova vita.
Le persone colpite dal sisma vogliono rimanere nei luoghi terremotati o vogliono andare via?
Alcuni di loro vogliono rimanere, si tratta di 44 famiglie nella zona in cui lavoro io. Gli altri invece che sono d’accordo a spostarsi verranno accolti da strutture alberghiere a San Benedetto del Tronto.
Secondo te, che hai potuto osservare le due situazioni da vicino, ci sono dei parallelismi fra il terremoto del Centro Italia e quello dell’Aquila?
Il terremoto è stato devastante in entrambe le occasioni e il trauma sicuramente forte, però nel caso del Centro Italia sicuramente il numero dei morti in relazione alla popolazione è stato superiore rispetto a L’Aquila. Il sisma di agosto ha provocato 300 morti su una popolazione di 2.500/4.000 persone, tra residenti e non. A L’Aquila lo stesso numero di decessi è da rapportare ad una popolazione sfollata di 100mila persone. Dopo il sisma di agosto, tutte le persone che ho incontrato avevano vissuto in prima persona lutti o il ferimento di amici o familiari.
Siete soltanto volontari a occuparvi dell’attività psicologica o c’è anche un supporto istituzionale?
 L’equipe con cui lavoro è stata formata dall’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche (Asur) e ci occupiamo di supporto alla persona, un raggio di attività più ampio rispetto al solo sostegno psicologico. L’Asur ha individuato quattro aree di intervento sul territorio delle Marche: l’area psicologica, l’area di servizio alla persona di cui sono il coordinatore, l’area di psicologia infantile e delle famiglia e l’area medica. Queste quattro equipe hanno la funzione di raccordarsi con l’Azienda sanitaria locale per un futuro passaggio di consegne nel momento in cui i volontari dell’emergenza andranno via. Noi siamo quasi tutti volontari, qualcuno ha un rimborso spese, e facciamo parte di quattro associazioni: il Gus (Gruppo Umana Solidarietà), l’Associazione 180 amici, Action Aid e Ocfam.
Danilo Scaringia
Roberto Rueca