I primi segni di disturbi isterici si trovano già in testi egizi risalenti al 1900 avanti Cristo, anche se il termine “isteria” (dal greco “hysteron” che significa “utero”) viene coniato dal medico Ippocrate secondo il quale questa malattia era causata nelle donne proprio da uno spostamento dell’utero. Una patologia dunque da sempre associata al genere femminile. Nel Medioevo le donne isteriche erano considerate pazze o streghe e venivano esorcizzate o condannate al rogo. Facciamo un salto nei primissimi anni del Novecento, un passo positivo dal momento che la psicoanalisi definisce l’isteria non più un disturbo con fondamenti organici ma una nevrosi che presenta cause di tipo psichico.
Freud nella prima conferenza sulla psicoanalisi afferma “i nostri malati isterici soffrono di reminiscenze. I loro sintomi sono residui e simboli mnestici di determinate esperienze (traumatiche)” e ancora “non solo non ricordano le esperienze dolorose del loro remoto passato, ma sono ancora attaccati ad esse emotivamente; non riescono a liberarsi del passato e trascurano per esso la realtà e il presente. Questa fissazione della vita psichica ai traumi patogeni è uno dei caratteri più importanti e praticamente più significativi della nevrosi”. Da ciò si evidenzia la presenza di due stati psichici differenti: il conscio e l’inconscio. Freud sosteneva che a provocare un sintomo era proprio la rimozione di un evento traumatico, il quale attraverso questa veniva spostato nell’inconscio. Lo psicoanalista viennese, tramite la cura dell’ipnosi, riusciva a far riemergere i traumi rimossi del paziente isterico che erano relegati nell’inconscio.
Nonostante ciò, il termine di “nevrosi isterica” è stato tolto dal DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) solamente nel 1980 con l’uscita del DSM-III. Tutto questo ci fa capire che l’isteria è la conseguenza di una società maschilista e fallocentrica che ha sempre represso, o portato ad auto-reprimersi, la donna, la quale tutt’oggi non è ancora considerata alla pari dell’uomo. E non si tratta solo dei Paesi meno sviluppati ma anche di molte famiglie dalla mentalità chiusa e arretrata in cui il maschio è il soggetto privilegiato e la donna il suo oggetto.