Nel colore che più richiama il pathos di uno spettacolo teatrale, il rosso scarlatto delle pareti e della tappezzeria del Teatro Ghione di Roma, il 2 ottobre scorso si è tenuto il Disability Pride, che quest’anno ha scelto come sede di svolgimento il quartiere Prati, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro. Così, nel luogo dove le maschere teatrali sono all’ordine del giorno, tutti gli ospiti dell’evento ne hanno indossata una, ma giusto per ovviare alle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del COVID-19, che sono anche il motivo per cui il Disability Pride non si è svolto all’aperto come al solito (la scorsa edizione si era svolta a Piazza del Popolo). Il Teatro Ghione ha avuto una parte importante nel concerto di associazioni, personaggi famosi e ospiti che vi hanno partecipato, infatti risulta essere uno dei pochi luoghi dediti allo spettacolo in grado di fornire un servizio accessibile ai portatori di disabilità. A tal proposito, Radio 32 (attiva nel backstage dell’evento) ha intervistato la direttrice del Teatro Ghione Roberta Blasi.
Com’è capitato il Disability Pride qui al Teatro Ghione?
In realtà non è per niente un caso! Dieci anni fa abbiamo deciso di stare vicino al mondo della disabilità perché pensiamo che il teatro debba svolgere un servizio sociale e noi cerchiamo di farlo a pieno titolo, come penso sia accaduto oggi. Tutto è nato da un incontro con Carmelo Comisi (fondatore del Disability Pride, ndr.) che, nel cercare su internet un teatro accessibile per le persone con disabilità, ha trovato solamente noi. Con lui abbiamo deciso di programmare il Disability Pride per metà al Teatro Ghione e per metà su RaiPlay e speriamo che insieme si possa continuare un bel percorso.
Considerata l’emergenza sanitaria, dev’esse un periodo difficile per voi…
Sì, il Disability Pride è il primo evento dopo il lockdown. Ci fa piacere essere partiti con un’iniziativa così importante, che apre le porte alla stagione accessibile (attualmente interrotta a causa delle ultime misure anti-covid che hanno visto la chiusura dei teatri, ndr.) dove tutti gli spettacoli prevedono le audio descrizioni per le persone non vedenti e il linguaggio LIS per i soggetti non udenti.
Avete avuto un’attenzione particolare anche per le misure anti-covid.
Beh sì, questo é doveroso per tutti, a maggior ragione in questa serata dove bisogna essere attenti a un pubblico sensibile.
Il teatro è integrazione e dev’essere attento alle diverse abilità. Puoi parlarcene meglio?
Avendo avuto per dieci anni una parte molto importante che riguarda il sociale, da due anni siamo diventati anche “Teatro del cuore”. E lo siamo doppiamente in quanto siamo anche “cardioprotetti” (nel teatro è presente un defibrillatore, n.d.r.). Vi aspettiamo!