“Diverso, normale?”, oltre la disabilità. Intervista a Simone Maria Piccirilli

Nel mondo della disabilità non c’è spazio per la vergogna anzi va trasformata in una bandiera da portare avanti con orgoglio e consapevolezza. Basta nascondersi, basta stare in silenzio. È ora di superare tutte le barriere oltre a quelle architettoniche. Forse una giornata lanno non basta ma almeno con quella del Disability Pride Italia molti disabili, e non solo, hanno avuto la possibilità di parlare, di dare voce a coloro che nella società sono considerati più fragili e rimangono al margine, hanno avuto la possibilità di esprimere il loro pensiero frutto di storie di vita dure e dolorose. Il D. P. ha potuto mettere in comunicazione persone con disabilità e handicap affinché non si sentano più sole. Radio 32 ha avuto il piacere di intervistare un ragazzo di 26 anni nato con la spina bifida, una malformazione congenita: Simone Maria Piccirilli. Simone ci appare da subito un ragazzo pieno di vitalità, semplice, elegante. Ci ha parlato della sua passione fotografica e di quanto le piaccia dedicarsi al bene altrui nella modalità più congeniale a lui. Del suo altruismo, infatti, ne ha fatto una professione e da pochi anni è un counselor professionista.  

Il Counselor è una figura che aiuta e dà sostegno a chi si trova in situazioni problematiche, è differente dallo psicologo perché si occupa di problemi circoscritti, più pratici e meno profondi. Ci riferisce Simone che il suo obiettivo è mettere al centro la persona e stimolare in essa un cambiamento: è soprattutto un lavoro di motivazione.   

Nellintervista ci ha spiegato il suo punto di vista rispetto alla sua disabilità. Ne va orgoglioso poiché non lo mette a disagio anche se questa viene considerata una diversità. Cosa significa diversità? Le diversità possono farci sentire speciali oppure stranirispetto agli altri e quindi ci tagliano fuori. Dipende da come la interpretiamo. Molte volte si usano a sproposito le parole “diverso” e “normale”. Diverso da chi? Normale rispetto a cosa? Tutto dipende da noi stessi e dal nostro modo di vivere e concepire la disabilità. Continua dicendo che accettare la propria disabilità non deve essere un modo per autolimitarsi, autocommiserarsi poiché altrimenti sarebbe un ostacolo che poniamo innanzi a noi stessi. Autocommiserarsi non è un modo opportuno di reagire poiché ci rende vittime di noi stessi o della nostra difficoltà e questo ci lascerebbe nello sconforto. Non solo, ma con ciò ogni nostra vulnerabilità verrebbe esposta e lunica cosa da fare sarebbe concentrarci su noi stessi e piangerci addosso. Sbagliato. Simone non si è ripiegato su se stesso perché nella vita si è sempre sentito un vincente. 

La cosa che sottolinea e che reputa imprescindibile è avere empatia, la descrive come fosse un assist, per fare una metafora calcistica. È una risorsa che ti permette di segnare. L’empatia è un sentimento che va sviluppato per mettersi nei panni dell’altro, soprattutto nell’approccio con le persone con disabilità. Questempatia, definisce Simone, deve essere genuina, priva di maschere affinché possiamo accettare anche i nostri punti deboli. Deve andare al di là di etichette e superare stigma e pregiudizio. 

Simone nella sua vita, racconta, ha incontrato molte persone che gli hanno fatto del male intralciando la sua scalata verso la sua rinascita personale eppure la sua disabilità non lo ha mai frenato, non ha mai smesso di guardare la vita con speranza. Le persone che gli sono state di intralcio lo hanno portato a rivalersi, questo è il messaggio che passa da Simone ma non solo dalle parole ma dal suo atteggiamento rispetto agli altri.  

Fa una riflessione sul fatto che al mondo siamo tutti uguali e allo stesso tempo tutti diversi. Simone tiene a precisare limportanza che dà al concetto di diversità e di uguaglianza, infatti è diventato il suo slogan che lo ha portato a candidarsi in politica alle comunali di Pescara.           

Il concetto di uguaglianza rimanda ai diritti umani, non derogabili, appartenenti a tutti senza distinzione. Quello di diversità ha invece molteplici definizioni. Può essere inteso come disuguaglianza dunque con accezione negativa in quanto causa di sentimenti di inferiorità oppure come un aspetto di unicità, come un tratto distintivo inteso come una risorsa e una ricchezza.  

Davvero autentico il messaggio che ha voluto trasmetterci Simone. Empatia vuol dire anche essere aperti al dialogo e allascolto. Simone è uno dei tanti ragazzi disabili che ha saputo credere nelle sue potenzialità. Insomma, superiamo le nostre visioni stigmatizzanti verso noi stessi, guardiamo al prossimo con fiducia e cerchiamo di vedere le stesse possibilità che troviamo in noi anche negli altri che hanno bisogno del nostro supporto.