Prima Conferenza internazionale di Roma sulla Casa.
“All we need is Home” è il titolo del convegno sul tema dell’abitare a Roma, tenutosi tra il 3 e il 7 aprile, aperto dagli interventi del sindaco Gualtieri e dell’Assessore al patrimonio Tobia Zevi, che hanno tracciato le nuove linee d’intervento sull’edilizia popolare.
Al Porto Fluviale e a Tor Bella Monaca, infatti, sono stati avviati due progetti di riqualificazione urbanistica, che si innestano nell’esperienza di cittadinanza attiva e occupazione da parte dei cittadini. Per quanto riguarda il territorio dell’VIII Municipio, lo stabile di via del Porto Fluviale, ex caserma e poi magazzino dell’Aeronautica militare, venne occupato più di vent’anni fa diventando, come tanti edifici abbandonati a Roma, una risorsa abitativa e un luogo di rigenerazione urbana. Nel 2022 il Campidoglio avviò un progetto finanziato con i fondi del PNRR. Questo intervento si avvale di uno studio, presentato durante i lavori del convegno, in cui la presidente Irene Tinagli e il DG Matthew Baldwin, hanno parlato di come le città e l’Unione Europea debbano collaborare per risolvere la crisi degli alloggi. Leilani Farha, avvocato e attivista, ha ricordato l’importanza del Diritto all’Abitare in un mondo dove le logiche della finanza giocano un ruolo sempre più dominante ed è dunque fondamentale per le amministrazioni pubbliche dare un segno di discontinuità attivando piani concreti per l’accesso alla casa. André Sobczak di Eurocities ha ricordato che è fondamentale questa politica anche per la competitività della città; Laia Bonet e Jacques Baudrier hanno approfondito le specificità delle esperienze di Barcellona e Parigi, in cui si lavora nella stessa direzione.
Nello specifico lo stabile del Porto Fluviale ha aperto i battenti già durante la fase dei lavori del cantiere, per permettere la narrazione del progetto di riqualificazione, in cui le istanze dei cittadini occupanti vengono in qualche modo rispettate: infatti, come ci viene raccontato dai commissari e architetti del Comune che attuano la ristrutturazione, gli spazi che le 54 famiglie occupanti hanno in qualche modo organizzato, creando una collettività autonoma, verranno rispettati il più possibile nel nuovo progetto. La vera rivoluzione è data dall’approccio istituzionale che originariamente vedeva uno spazio occupato esclusivamente come una questione di tipo legale, in cui veniva violata la legge sulla proprietà privata.
Mentre oggi le istituzioni locali definiscono quella occupazione “un’esperienza che ha dato vita a una vera e propria microsocietà, che ha saputo adattarsi e prosperare nonostante la situazione di incertezza legata alla mancanza di una regolarizzazione ufficiale”, sottolineandone l’accezione virtuosa. Anche l’artista Blu che ha affrescato tutte le facciate dello stabile, conviene sulla bontà del processo di riqualificazione, in cui la componente d’inclusione e di partecipazione degli abitanti – occupanti ha contribuito a far raggiungere un obiettivo comune sia per le istituzioni che per la popolazione. Infatti, la risposta che questo progetto dà sul tema dell’emergenza abitativa è un’effettiva assegnazione degli alloggi Erp alla comunità occupante. Tra l’altro il noto writer Blu è stato favorevole all’eliminazione dei murales e, in accordo con la Soprintendenza Speciale, è stata stabilita la rimozione sulle facciate lungo Via del Porto Fluviale e Via delle Conce. Gli spazi interni manterranno la doppia vocazione, abitativa e sociale, con una ristrutturazione del piano terra indirizzata alla fruizione per laboratori di Circo, di Ciclofficina, sale di convivialità come quella da tè e spazi per ragazzi e bambini. Verrà predisposto infine all’esterno un’area mercato, che si attiverà solo in alcuni momenti della settimana o addirittura mensilmente, come avviene già in altri spazi rigenerati quali il San Paolo District all’ex deposito dell’Atac.