Pensare e vivere lo spazio pubblico: la Biennale Spazio Pubblico a Roma

Quest’anno si è svolta la quarta edizione della Biennale Spazio Pubblico (BSP), una iniziativa nata nel 2011 da una collaborazione stretta tra l’Università Roma Tre e l’Istituto Nazionale Urbanistica, insieme all’Ordine degli Architetti di Roma, l’allora Provincia e il Comune di Roma. Un momento d’incontro per conoscere la condizione di salute degli spazi pubblici italiani.

Come risultato di questa idea, già nel 2013, è stata sottoscritta la Carta dello Spazio Pubblico, che “vuole essere il documento di tutti coloro che credono nella città e nella sua straordinaria capacità di accoglienza, solidarietà, convivialità e condivisione; nella sua inimitabile virtù nel favorire la socialità, l’incontro, la convivenza, la libertà e la democrazia; e nella sua vocazione ad esprimere e realizzare questi valori attraverso lo spazio pubblico”.

In questa occasione, la Biennale ha visto la collaborazione dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), assieme alla sua sezione laziale, dal Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori paesaggisti e Conservatori, dall’Ordine degli Architetti di Roma e dal Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, con la collaborazione di UN-Habitat e di ANCI. L’evento si è svolto dal 25 al 27 maggio 2017, presso la sede della Facoltà di Architettura, all’interno dell’ex Mattatoio di Testaccio.

Le giornate che la BSP ha proposto ai visitatori e agli addetti ai lavori sono state organizzate in sessioni tematiche in parallelo e in incontri, punti espositivi e video dimostrativi. A tutto questo si è aggiunto un concorso per la progettazione urbana, chiamato Fare Città, ed uno per la narrazione video, titolato Filmare la città. A sua volta, la call for proposals, per la partecipazione ai workshop e i convegni, si era conclusa a febbraio 2017 e ha visto partecipare proposte di progetti dalle due Università coinvolte, La Sapienza e Roma Tre.

Il tema di Fare Città si è focalizzato sulla necessità di costruire percorsi di fattibilità concreta, all’insegna della sostenibilità e del rispetto dell’ambente. Con il termine Viaggio nei comuni la linea di progettazione voleva indicare la necessità di avviare un percorso per tappe, per arrivare ad una visione condivisa della città.
Per la call dedicata alla narrazione video si è proposto di acquisire nuove visioni dell’ambiente conosciuto, in un esercizio di sintesi per riscoprire lo spazio urbano e comunicarlo al grande pubblico. Le sezioni dedicate al Filmare la città erano suddivise in quattro tematiche: sulla strada, su lo spazio pubblico lungo le strade di penetrazione dei centri abitati, la rarefazione e densificazione degli spazi pubblici nei sistemi urbani del contemporaneo; informale, su gli spazi collettivi e spazi pubblici, contaminazioni e separatezza, l’utilizzo pubblico di spazi privati (ad esempio gli spazi delle corti interne degli edifici), gradi di relazione con lo spazio pubblico istituzionale; terzo paesaggio, su l’appropriazione spontanea degli spazi residuali, i processi di identificazione e formalizzazione degli spazi pubblici nella contemporaneità, indagine sugli spazi di risulta, potenziali “catalizzatori” di attività (spazi dismessi, abbandonati, inutilizzati, sottoutilizzati); diversamente, in base all’autonomia sull’accessibilità e utilizzo dello spazio pubblico, come cambia la progettazione e la fruizione degli spazi pensati per essere vissuti da una utenza allargata, come viene vissuta dagli utenti.

Il focus che la Biennale Spazio Pubblico ha voluto mantenere riguarda una costruzione di osservazione permanente sui cambiamenti dalla città ed un appuntamento periodico per conoscere le condizioni di salute del sistema di spazi pubblici, che svolgono, e devono svolgere sempre di più, un ruolo fondamentale nella vita socio-culturale dei cittadini. Se, da una parte, la velocizzazione dei tempi di trasformazione, la globalizzazione, e la sempre più pressante competizione tra luoghi e città, hanno portato a fenomeni di omogeneizzazione delle specificità dei territori, dall’altra hanno condotto a far ridiscutere l’importanza della qualità urbana e dell’identità dei luoghi. Il tema dello spazio pubblico è stato affrontato con vari approcci e in varie tematiche, nell’ottica della rigenerazione/riqualificazione in chiave sostenibile, nella triplice accezione ambientale, economica e sociale mirata al raggiungimento della qualità dei luoghi. Segue un manifesto d’intenti che la Biennale si è data nella prima edizione, riflessione che porta avanti un intento rigenerativo e critico, nei confronti dell’ambiente urbano.

L’ambiente urbano che quotidianamente viviamo si è profondamente trasformato nel corso degli ultimi decenni, la dispersione (urban sprawl) e la crescita metropolitana hanno prodotto l’urbanizzazione di molti terreni agricoli in un caotico accostarsi di edifici residenziali, produttivi e commerciali, annullando o privatizzando gli spazi di relazione. Si sono moltiplicati i “non luoghi” ed è cresciuta una mobilità privata insostenibile sotto il profilo ambientale e sociale. Nella città consolidata la carenza di risorse pubbliche e l’assenza di iniziativa sono all’origine di un’insufficiente manutenzione degli spazi pubblici esistenti, troppo spesso del loro totale abbandono. Trasporti pubblici inadeguati spingono verso un uso abnorme dell’automobile che invade luoghi un tempo vitali spazi di relazione. La carenza di spazi pubblici sicuri ed accessibili ostacola l’esercizio dei diritti di cittadinanza dei soggetti più deboli: donne, bambini, anziani, disabili, migranti. Viceversa, come dimostrano le migliori esperienze europee ed affermano i documenti ufficiali dell’Unione, parchi, giardini, piazze e strade gradevoli, animate, accoglienti e sicure, spazi polivalenti liberi nell’accesso e dedicati all’incontro e alla multiculturalità sono l’elemento distintivo di una società urbana che crede in se stessa. La storia della città ci insegna che la vita pubblica ha un potere tonificante sull’intelligenza collettiva, sulle relazioni sociali e sugli scambi economici. Ma senza spazi adeguati la vita pubblica si impoverisce. Ne sono consapevoli progettisti e Pubbliche Amministrazioni che intendono riconquistare la dimensione sociale della pianificazione, che si è offuscata agli occhi dell’opinione pubblica. Ne sono consapevoli i cittadini che più che in passato si organizzano per difendere o conquistare un parco, un servizio di prossimità, uno spazio ad uso collettivo, per conservare nel tempo quegli spazi pubblici considerati beni comuni a tutela della qualità della vita delle future generazioni.

Anche quest’anno, uno spazio specifico è stato riservato al ruolo degli spazi pubblici nei processi di rigenerazione delle periferie, interpretato rispetto al miglioramento della qualità della vita degli abitanti, all’apertura dei quartieri degradati al resto della città e alla promozione della coesione sociale. I processi di riqualificazione degli spazi pubblici influenzano molto la qualità di vita degli abitanti, il loro senso di appartenenza ai luoghi e di sicurezza. Possono, infatti, costituire un fattore decisivo nella riduzione delle disparità di vivibilità delle varie zone della città contribuendo a promuovere la coesione sociale.

Foto: Francesca Ruggieri | 180gradi | CCLicense