“Torpigna” come Trastevere o il Pigneto?

Un’analisi del fenomeno di gentrificazione visto da un ventenne e da alcune interviste nel quartiere. 

Cos’è la gentrificazione? 

 Gentrification è un termine inglese che denota un particolare fenomeno sociologico che vede la tendenza di alcuni quartieri, inizialmente considerati periferici e popolari, a trasformarsi nel corso degli anni in poli d’attrazione per classi più abbienti della popolazione. Questo fenomeno di rincaro dei prezzi immobiliari e degli affitti determina l’allontanamento per i residenti storici o delle comunità di stranieri, ormai ben radicate ma con redditi più bassi. La gentrificazione- termine più adeguato nella traduzione italiana- è innanzitutto perfettamente in linea con il sistema capitalistico e la sua logica del profitto. Gli imprenditori investono in zone non centrali, ma molto collegate e caratterizzate da forti tratti artistici e culturali, e successivamente alzano i prezzi degli immobili.  

 Uno dei più grandi esempi di gentrificazione nella nostra città è il Pigneto, storica cornice di moltissimi dei racconti della miseria popolare di Pasolini e oggi uno dei fulcri della vita notturna romana. Ristoranti modaioli e urbani, locali per giovani sono ormai casa di una borghesia “alternativa”, che non sente il peso di vivere in una zona periferica.  

Così come la gentrificazione porta degli svantaggi per i residenti (prezzi non sostenibili, perdita di vicini di casa, migrazione forzata etc.), potrebbe portare anche degli aspetti positivi come maggiore sicurezza e conseguente diminuzione della criminalità, cura degli spazi, pulizia delle strade. 

 Ma è veramente così diffuso questo fenomeno in Italia? In realtà no, effettivamente se prendiamo in considerazione Roma e la sua immensità solamente Pigneto, San Lorenzo, Trestevere e Testaccio ne sono un chiaro esempio; questo è dovuto al fatto che gli Italiani più che in altri paesi europei sono proprietari di case. La percentuale di case di proprietà è pari circa al 73% diversamente da quanto accade in Inghilterra (63%), Francia (64%) e Germania (51%).   

Un focus su Torpignattara  

Acquedotto Alessandrino nel Parco Sangalli, Foto di Diego Mazzei
Acquedotto Alessandrino nel Parco Sangalli, Foto di Diego Mazzei

Le sensazioni di un ventenne 

 Torpignattara, il quartiere in cui ho vissuto per tutta la mia vita, è a pochi passi dal Pigneto e con il tempo un po ‘ per la vicinanza e un po’ per le similarità si è sempre di più avvicinato all’ideal tipo del “suo vicino di casa”. Per quanto riguarda la mia esperienza personale “Torpigna” negli ultimi anni sta cambiando moltissimo. Uno dei primi frammenti d’infanzia che ricordo veramente bene fu l’apertura prima del Burger King ad Arco di Travertino e poi del Mc Donald in via Casilina. Si parla ormai di circa una decina d’anni fa e quello, per quanto mi riguarda, è stato lo spartiacque tra il prima e il dopo del quartiere. Il Mc Donald è stato a tutti gli effetti l’annuncio che la globalizzazione era penetrata con i suoi artigli nel nostro quartiere; da lì si è aperta un’autostrada per altri marchi ed etichette internazionali e non solo. Questo è quello che mi ha sempre colpito nel corso dell’ adolescenza, il sogno che in un futuro ci sarebbero stati edifici in vetro, enormi cartelloni pubblicitari virtuali stile fifth evenue e negozi a non finire. In poche parole il sogno che non sarebbe stato necessario andare in America, poichè quest’ultima si sarebbe trasferita da noi.  

 Diventato maggiorenne l’American Dream in Italia è stato soppiantato da una sensazione di angoscia verso questa grande industria, che produce ininterrottamente e risucchia tutto ciò che la  circonda. Crescendo ho preso consapevolezza delle mie radici, ho iniziato a dialogare molto con il mio quartiere ed effettivamente mi sono reso conto che Torpignattara si è si evoluta, ma lo ha sempre fatto mantenendo la sua anima popolare. Sono innumerevoli, infatti, le imprese locali che riescono a rimanere caratteristiche come i bar, pub, ristoranti, pizzerie ma anche organizzazioni no-profit,  spazi e laboratori d’arte o biblioteche comunitarie.  

 Ma per quanto tempo possa aver passato a “Torpigna”, se ingrandiamo la prospettiva, tutto l’arco della mia vita si è sviluppato nel corso del XXI secolo; a proposito di questo ho deciso di parlare con alcuni dei miei vicini casa più anziani per capire meglio, lasciando tecnicismi e statistiche a parte, qual è il punto di vista dei residenti storici della zona.  

Torpignattara sta diventando un quartiere gentrificato? Possiamo parlare di un rione globalizzato? Si stanno andando a perdere le qualità socio-culturali tradizionali? E’ diventato un quartiere più sicuro? A livello puramente estetico-urbanistico si sta perdendo il fascino della borgata? Queste le domande che ho voluto proporre ai miei interlocutori. 

Le parole dei residenti 

Torpignattara, foto di Diego Mazzei
Torpignattara, foto di Diego Mazzei

 

Una gentrificazione ancora embrionale 

 

“C’è stato un cambiamento molto veloce specialmente negli ultimi 3-4 anni nella Certosa, un agglomerato urbano situato tra Torpignattara e il Mandrione,- afferma Sara, una donna socialmente impegnata nel quartiere-. Quella zona che prima era residenziale per famiglie  oggi invece ospita anche un ristorante e dei locali quotidianamente frequentati da giovani. Questo cambiamento l’ha resa il fulcro della movida notturna per tanti residenti ma anche cittadini di altri quartieri. Tuttavia gentrificazione – continua Sara- non significa sempre pulizia delle strade e sicurezza, è stata proprio la vivacità notturna ad incrementare questi due aspetti. In questi ultimi anni sono aumentate le segnalazioni di molestie subite dalle donne; così come la pulizia lascia molto a desiderare. Spesso i cassonetti sono lasciati stracolmi di immondizie e sono diventati la casa di colonie di ratti, che specialmente nelle stagioni più calde infestano le strade. Anche l’aumento degli affitti nelle case di privati ha impoverito gli abitanti che spesso sono costretti a fare più lavori per aumentare il reddito familiare. E in questo scenario le istituzioni sono assenti, le uniche iniziative di pulizia dei parchi sono organizzate da un comitato di quartiere molto presente. 

Possiamo dire quindi di trovarci ancora in una fase embrionale del fenomeno- conclude Sara- che per ora ha avuto più ripercussioni negative che altro”.  

“Un caffè al bangla lo pago ancora 50 centesimi” 

 Queste le parole di Claudio, noto artista di strada e residente da oltre 36 anni, a dimostrazione del fatto che non tutti percepiscono la gentrificazione come uno spettro oscuro che prima o poi viene a bussare alla porta. “Si respira un’aria di cambiamento in positivo- dice l’Uomo uccello, nome d’arte di Claudio – stanno aumentando i giovani e con loro è arrivato un fermento culturale ed artistico che prima non c’era. Io riesco a vivere senza problemi anche con l’aumento dei prezzi, a volte basta conoscere il quartiere e i posti giusti dove andare”.  

Fermata Torpignattara linea Tramviaria Termini-Laziali, dal web
Fermata Torpignattara linea Tramviaria Termini-Laziali, dal web

 Conclusioni 

La gentrificazione spesso non permette al quartiere di creare una comunità sociale e civica, infatti provoca omologazione, disinteresse, spersonalizzazione e perdita delle radici. Progressivamente diminuiranno gli interessi per la vita sociale del quartiere e la sua tradizione, accogliendo una nuova cultura senza sapore, senza organizzazione logico-sociale ma con una prospettiva legata esclusivamente all’obiettivo economico. Quindi sì, la “borghesizzazione” è un processo inevitabile che con i suoi tempi raggiungerà molte zone della nostra città. Roma, così come Milano e moltissime metropoli europee, sono popolate da City users. Cittadini temporanei che utilizzano la città per le possibilità che offre, come potrebbe essere la gratificazione lavorativa. Un esempio sono gli studenti fuori sede pendolari, o i manager di aziende nei loro viaggi lavorativi. Vivere un ambiente urbano è faticoso e travolgente. 

 La gentrificazione a Torpignattara è dunque appena accennata. Sono ancora solidi e diffusi gli stendardi di un modello di vita vicino alla tradizione popolare e al patrimonio culturale delle borgate romane, ma destinati fatalmente e inevitabilmente a dissolversi.