“Langue de chien serte de medicine” recita un vecchio proverbio francese. Vuol dire “La lingua delcane serve alla medicina”. È un adagio ispirato a credenze risalenti a tempi antichi e che viene talvolta evocato per testimoniare il potere curativo degli animali, ovvero la pet therapy, dall’inglese pet, animale da compagnia, e therapy, terapia.
Il primo a parlarne nell’era moderna è stato il neuropsichiatra infantile Boris Levinson che, nel1961, scoprì per caso gli effetti benefici del suo cane Jingles su un bambino con una grave forma di autismo. Quando il bambino incontrò per caso, nello studio di Levinson, il suo cane Jingles,inaspettatamente si lasciò leccare e iniziò a toccarlo. Levinson decise quindi di integrare Jingles durante le loro sedute, e ad ogni incontro aumentava il contatto tra il bambino e il cane. Questo portò il bambino ad aprirsi di più e a rendere più semplice il rapporto tra lui e il dottore. Anche se il cane è l’animale più utilizzato per la pet therapy, un ruolo importante ce l’hanno anche gatti, cavalli, delfini e conigli.
Numerosi studi ed esperienze hanno confermato l’efficienza degli animali nella cura e nella prevenzione di situazioni di disturbo psicologico. Un recente studio britannico realizzato dalla psicologa Helen Brooks e i colleghi della University of Manchester, ha dimostrato come gli animali da compagnia siano fondamentali per il trattamento a lungo termine dei problemi di salute mentale, dalla schizofrenia al disturbo bipolare, dei rispettivi proprietari. Lo studio ha messo in evidenza l’importanza del supporto sociale degli animali nei soggetti con patologie psichiche e come i rapporti intrattenuti con loro siano sicuri e liberi da pregiudizi. Infatti cani e gatti regalano un supporto incondizionato, che purtroppo a volte queste persone non riescono a ricevere dalle proprie famiglie e soprattutto dalla società.
La pet therapy e l’autismo
La pet therapy ha mostrato effetti significativi anche sui pazienti con diagnosi di disturbo dello spettro autistico(ASD). Gli studi condotti in questo campo suggeriscono che la presenza di un animale può facilitare lo sviluppo di interazioni sociali, promuovere comportamenti adattivi, migliorare l’attenzione e la concentrazione, e favorire la crescita dell’empatia e del legame affettivo, aree in cui i soggetti ASD presentano difficoltà.La presenza di un animale, poi, può fungere da mediatore sociale, abbassando i livelli di ansia durante le interazioni con altre persone e stimolando la comunicazione verbale e non verbale.
La pet therapy per i malati di cancro
In ambito oncologico i dati raccolti finora sono molto incoraggianti: i pazienti coinvolti dichiarano un miglioramento della qualità della vita in seguito alla partecipazione a programmi di terapia assistita con gli animali durante la radioterapia o la chemioterapia. I risultati mostrano un miglioramento in termini di percezione del dolore, stress psicologico, affaticamento e depressione, in pazienti sia pediatrici, sia adulti o anziani. Si ritiene che questa azione analgesica ed eccitante dipenda da una riduzione di ormoni dello stress come il cortisolo e un aumento di endorfine.
Per quanto riguarda in particolare i bambini malati, i risultati degli studi mostrano che la presenza di animali aiuta a superare momenti d’ansia e difficoltà. I bambini giocano con i cani, li toccano, liabbracciano e instaurano con loro un rapporto affettivo. Si è deciso così di inserirli nei repartioncologici ospedalieri. I cani sono addestrati a non toccare tubi e macchinari medici, quindi durante la chemioterapia, con il consenso dei malati o dei loro genitori in caso di minori, possono salire sul letto dopo che è stata applicata una apposita traversa sterile. I pazienti li possono così accarezzare, rilassarsi e parlare con gli operatori.
L’interazione tra l’animale e il paziente oncologico è finalizzata al recupero da parte di autostima e capacità relazionale, nonché alla riacquisizione di abilità psicologiche e motorie perdute durante il calvario della malattia. Una vera cura per l’anima.